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Dall’alto di una fredda torre: il film di Francesco Frangipane è teatrale a suo discapito – La recensione

Vuoi più bene alla mamma o al papà? è forse la domanda che ogni bambino odia e teme di più. È anche, in sostanza, la domanda attorno alla quale ruota il nuovo film diretto da Francesco Frangipane e scritto da Filippo Gili, adattamento dell’omonima pièce teatrale sempre di Gili. La pellicola è è una produzione Lucky Red in collaborazione con Sky Cinema e Rai Cinema, che approderà nelle sale cinematografiche dal 13 giugno 2024

Dall’alto di una fredda torre: una storia kafkiana

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Elena e Antonio sono gemelli, inseparabili. Ormai alle soglie dei quaranta, sono sempre stati l’unico punto stabile nella vita dell’altro, una relazione indissolubile in un mondo in cui non si sentono del tutto a casa. La loro normalità viene stravolta quando scoprono di essere vittime di ben due scherzi del destino: non solo entrambi i genitori hanno contratto una sindrome rara e mortale, ma Antonio non è idoneo a donare il midollo. Questo in termini pratici significa che solo uno dei due genitori potrà sopravvivere, e toccherà ai gemelli decidere quale…

Ai confini della credibilità 

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Chiariamoci: anche la premessa narrativa più assurda può funzionare benissimo se sviluppata nel modo giusto. L’onirismo di Dall’alto di una fredda torre funziona, però, lo fa solo a metà. Alcuni passi sono profondamente impattanti e il leitmotiv del cavallo Dario fa il suo per quanto un po’ didascalico. Più di tutto, l’idea di base è semplice ma di grande impatto. D’altro canto i personaggi passano il film in case inspiegabilmente uscite da Architectural Digest (ancora più del solito, il che è tutto dire) senza parlarsi mai come dei veri esseri umani, il che accende una dissonanza cognitiva che azzoppa la storia.

Dall’alto di una fredda torre: questioni di medium 

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Veniamo al nodo della questione. Quello che manca a Dall’alto di una fredda torre è un vero lavoro di adattamento dell’opera teatrale, che non abbiamo visto ma che chiaramente è valida. Passare da un medium all’altro non significa rendere l’opera filmabile, ma sbriciolarla e ricombinarla da zero in un linguaggio e con ritmi diversi. Il materiale come è basta al massimo per un mediometraggio, e farlo arrivare ad un minutaggio da lungo richiede al film di ripetere in modo estenuante gli stessi dialoghi, le stesse tesi, gli stessi urli. L’impressione è che anche il ruolo dei medici nell’economia della storia e la conclusione funzionino bene sul palco, ma in audiovisivo finiscono per mancare un po’ il bersaglio. 

Il cast 

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Protagonisti della pellicola sono Vanessa Scalera nel ruolo di Elena, un’insegnante di nuoto dal carattere spigloloso, ed Edoardo Pesce in quello di Antonio, il suo timido gemello che vive fuori città. I loro genitori Michela e Giovanni sono rispettivamente interpretati dal Anna Bonaiuto e Giorgio Colangeli. Completano il cast Elena Radonicich e Massimiliano Benvenuto, nei panni della coppia di dottori che accompagna i fratelli nel loro difficile percorso.

La recensione

Quello che manca a Dall’alto di una fredda torre è un vero lavoro di adattamento dell’opera teatrale, chiaramente è valida. Nella forma attuale personaggi, ritmi e interazioni sembrano spostati dal palco allo schermo in un modo che azzoppa una storia molto valida.

Voto:

6/10
6/10
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