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Fremont: il nuovo film di Jalali fra solitudine e connessione – La recensione

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Amanti del cinema d’autore, a me gli occhi! Oggi vi parliamo di Fremont, il quarto lungometraggio del regista iraniano-britannico Babak Jalali, scritto da Jalali con Carolina Cavalli, al cinema con Wanted dal 27 giugno.

Fremont: una storia di solitudini

Donya è una ragazza afghana che vive nella titolare cittadina di Fremont, California. Lavora in una fabbrica di biscotti della fortuna a San Francisco e passa le serate in una tavola calda a guardare soap con il gestore perché non riesce a dormire. Con uno stratagemma riesce a farsi vedere da uno psichiatra per farsi prescrivere dei sonniferi ma, per quanto Donya sostenga che non ci sia nulla che non vada in lei, il Dr. Anthony insiste per scavare nel suo passato da traduttrice per l’esercito degli Stati Uniti e i suoi sentimenti verso la patria ancora in guerra. Un piccolo colpo di testa alla ricerca di un rimedio alla solitudine della sua condizione la porterà a intraprendere un viaggio che la cambierà, anche se forse non nel modo in cui si aspetta…

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Una storia dal respiro umano

Fremont è un film fatto di solitudini, ma parla dell’universalità dell’essere umani. Racconta di uomini e di donne, di persone afghane, cinesi, americane, giovani e vecchie, di lavoratori e di capi, di chi è intrappolato nella famiglia e di chi invece la sente prigioniera di un universo distante. Persone radicalmente diverse nelle loro appartenenze che però sono tutte animate dalle stesse paure, dalle stessi pulsioni, dagli stessi desideri e dalla stessa natura che ci spinge ad entrare in relazione.

Fremont: una visione d’intimità 

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A livello tecnico Fremont riesce in un’impresa che spesso risulta difficile anche a film dal profilo più alto. Ogni pezzo del puzzle è competente ma soprattutto contribuisce a una visione con un’identità coerente, organica, tonda. La fotografia di Laura Valladao usa composizioni estremamente curate ma riesce a rimanere sempre molto morbida, lontana dai geometrismi. Il sonoro amplifica i piccoli suoni del mondo quotidiano, facendoci sentire a dieci centimetri dalle mani dei protagonisti. Il ritmo è rarefatto ma mai lento. È un film d’impatto sul grande schermo ma tiene il suo senso anche sul monitor di un laptop, nell’intimità di una stanza vuota.

Il cast

Anaita Wali Zada è la protagonista Donya, una giovane rifugiata afghana con un traumatico passato da traduttrice per l’esercito occupante degli Stati Uniti. Jeremy Allen White è Daniel, un meccanico che Donya incontra durante un viaggio avventuroso e che Gregg Turkington è il Dr. Anthony, uno psichiatra che accetta di visitare Donya. Hilda Schmelling è Joanna, collega di Donya nella fabbrica di biscotti che condivide con lei consigli e opinioni sulla vita romantica. 

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La Recensione

Fremont è un film fatto di solitudini che parla dell’universalità dell’essere umani. Racconta in modo delicato e intimo di persone radicalmente diverse nelle loro appartenenze, ma animate dalla stessa natura che condividiamo anche noi.

Voto:

7.5/10
7.5/10
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