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His Three Daughters, la recensione del film su Netflix: profondo e commovente con tre protagoniste immense

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Il dolore di chi resta quando qualcuno se ne va dovrebbe essere al centro di questo film,
His Three Daughters, di Azazel Jacobs e disponile su Netflix.
Dico “dovrebbe” perché in realtà la pellicola racconta molto di più: di fatto non accade nulla, ma nell’arco di poco meno di due ore, succede tutto.

His Three Daughters è un film meraviglioso

His Three Daughters parla di accettazione della morte e incapacità di comunicare, di quanto sia difficile recuperare legami famigliari perduti da tanto tempo e di come, in conflitti che si trascinano da anni, le parole giuste restino bloccate in gola, sigillate in un nodo, e dalla bocca escano solo quelle sbagliate, astiose, che trasudano risentimento.
Un risentimento che spesso deriva dall’ostinarci a “supporre” le vite degli altri senza conoscerle davvero; a giudicarle senza averci avuto nulla a che fare, immaginandole perfette o disastrose e seconda di come questo ci faccia sentire meglio.

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Questo film meraviglioso parla di sorelle e di legami di sangue, in un’età in cui è impossibile ritrovarsi se ci si è allontanati, inaspriti dalle difficoltà, dal dolore di una simile perdita, dalla solitudine delle proprie vite.

Interpreti incredibili

Tre protagonista incredibili, Katie (Carrie Coon), Rachel (Natasha Lyonne) e Christina (Elizabeth Olsen), danno vita a tre donne diverse, fragili e vulnerabili. Se Katie nasconde dietro un volto tirato e severo un’immensa frustrazione e cerca di allentarla col vino, Christina protegge le sue ansie portandosi costantemente la mano sul petto, quasi a voler tenere a bada, non solo la situazione in casa, ma il suo stesso cuore. E poi Rachel, la figlia biologica, quella strana, inafferrabile, dipendente da droghe, eppure l’unica davvero presente: e nonostante la bravura di tutte e tre, Rachel è un personaggio dalla carica emotiva pazzesca, che viene fuori mano a mano, interpretato in maniera magistrale da una Natasha Lyonne in stato di grazia.

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Questo film è a tutti gli effetti una pièce teatrale, girato in interni, in un ambiente chiuso e opprimente, tra poltrone vecchie, coperte scolorite e porte che sbattono; tra tazze sporche di caffè, bicchieri di vino rosso e sacchetti di mele. Lì dove il tempo, lento e inesorabile, è scandito dal continuo bip dell’elettrocardiogramma.
La sceneggiatura è curata in ogni minimo dettaglio, con dialoghi ben calibrati e tempi perfettamente bilanciati: non si tira indietro e il crescendo di non detti arriva al suo culmine con una potenza narrativa efficace e disarmante.

C’è anche New York nel film, ma non si vede: si sente, nello sferragliare tipico della metropolitana; si percepisce nei palazzi in mattoni rossi dietro le spalle di Rachel quando esce a fumare; si intravede nelle luci dalla finestra del salotto.
Il tutto dà vita a film commovente, profondo, da non perdere per nessuno motivo.
Tre protagoniste immense.

Summary

Questo film meraviglioso parla di sorelle e legami di sangue, in un’età in cui è impossibile ritrovarsi se ci si è allontanati, inaspriti dalle difficoltà, dal dolore di una simile perdita, dalla solitudine delle proprie vite. Una pièce teatrale, girato in interni, in un ambiente chiuso e opprimente, tra poltrone vecchie, coperte scolorite e porte che sbattono, lì dove il tempo è scandito dal buio dell’elettrocardiogramma.

Voto:

8/10
8/10
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