Può un horror/sci-fi/thriller ambientato 65 milioni di anni fa su un pianeta preistorico risultare anche una storia familiare e toccante? Se c’è di mezzo Adam Driver, in forma smagliante malgrado le pochissime battute, allora sì. Se abbiamo stuzzicato la vostra curiosità, siamo pronti a svelarvi di cosa stiamo parlando. Dal 27 aprile, infatti, distribuito da Warner Bros. Entertainment e prodotto a Sony Pictures, arriva nelle sale cinematografiche italiane 65: fuga dalla terra, scritto e diretto da Scott Beck e Bryan Woods (che sono gli sceneggiatori di A Quite Place) e prodotto da Sam Raimi. Abbiamo di fronte un film che si regge tutto sul sentimento, malgrado le sue velleità di colossal esagerato con i dinosauri e le navicelle. E comunque, noi ci siamo cascati in pieno. Non per tutti, ma da vedere.
65: fuga dalla terra, una storia così così…
Mills è un pilota spaziale, un padre e un marito. Sua figlia, che lui ama più della sua stessa vita, è molto malata e per curarla Mills si imbarca spesso in viaggi esplorativi a lunga distanza. Quello per cui sta per partire durerà ben 2 anni, e l’uomo è preoccupato di perdere così tanto della vita di sua figlia.
Piccolo salto temporale. Mills sta pilotando una navicella piena di persone conservate criogenicamente quando qualcosa va storto. La navicella, colpita da una tempeste di meteoriti imprevista, precipita su un pianeta ostile e chiaramente primitivo. Si tratta della Terra 65 milioni di anni fa. Pensa di essere l’unico sopravvissuto, ma non è così: insieme a lui sulla terra c’è Koa, bambina di 9 anni che non parla la sua lingua. Riuscirà questo strano duo a recuperare la metà funzionante di navicella e a sfuggire ai dinosauri?
…per una interpretazione da urlo – 65: fuga dalla terra la recensione
Questa storia fa acqua da tutte le parti. Perché 65 milioni di anni fa gli altri abitanti della galassia erano esseri umani che parlavano la nostra lingua? Non dovrebbe avere senso. Non lo ha. Importa? Assolutamente no. Non importa questo e non importa la fedeltà storica, non importa l’accuratezza dei dinosauri né della loro fine, non importa se per giungere alla fine dell’avventura abbiamo dovuto vedere un t-rex (?) morire ustionato vivo sopra un geyser (???), non importa che non ci sia detto nulla sulla malattia della figlia né che non avremo mai più notizie della moglie. 65: fuga dalla terra ci chiede una grossa sospensione dell’incredulità, e in cambio ci dona una storia profonda e silenziosa, buia e polverosa, fatta di dolore, di mani, di gesti e di abbracci, di incomunicabilità e di umanità.
Adam Driver nel ruolo del protagonista di film tradizionalmente definibili “d’azione” si dimostra più che all’altezza, fisico quando deve essere fisico, espressivo ai limiti del possibile, soprattutto perché questa pellicola è veramente molto buia e lui è veramente molto sporco. I dialoghi sono al minimo, e Driver si porta sulle spalle al traguardo un film che senza di lui sarebbe assolutamente dimenticabile, e invece risulta sorprendente. Basta film indie, basta Baumbach, basta anche Star Wars, l’attore di Girls ha scoperto la sua vera nicchia.
Il cast
Adam Driver interpreta Mills, pilota di navicelle segnato dal dolore. Ariana Greenblatt è Koa, unica sopravvissuta insieme a lui. Chloe Coleman è la figlia di Mills, Nevine.
65: fuga dalla terra, al cinema un horror/sci-fi sorprendentemente toccante
La recensione
65: fuga dalla terra ci chiede una grossa sospensione dell’incredulità, e in cambio ci dona una storia profonda e silenziosa, buia e polverosa, fatta di dolore, di mani, di gesti e di abbracci. Adam Driver nel ruolo del protagonista di film tradizionalmente definibili “d’azione” si dimostra più che all’altezza, fisico quando deve essere fisico, espressivo ai limiti del possibile, soprattutto perché questa pellicola è veramente molto buia e lui è veramente molto sporco. I dialoghi sono al minimo, e Driver si porta sulle spalle al traguardo un film che senza di lui sarebbe assolutamente dimenticabile, e invece risulta sorprendente.
Voto:
7.5/10