Adorazione è la nuova serie tv italiana di Netflix, una miniserie Young Adult liberamente ispirata al libro di Alice Urciolo (ma non cercate informazioni sulla sua trama perché altrimenti rischiate di spoilerarvi la serie visto che il romanzo non si concentra sulle indagini e il colpevole viene spiattellato già nella trama). Siamo nella provincia laziale, a Sabaudia dove si incontrano e scontrano mondi diversi, borghesi e popolari tutti uniti da su un’unica spiaggia, tutti amici dal figlio del generale, al ricco imprenditore, ai dipendenti. Quando una ragazza appena bocciata, viene ritrovata morta dopo esser sparita, la caccia al colpevole porta alla luce tutti i limiti di questa realtà.
Adorazione la recensione: si ok…ma quindi?
Adorazione è un buon prodotto di intrattenimento come tanti, di quelli che potrebbero sicuramente catturare il pubblico di Netflix a tutte le latitudini. Infondendo i topoi tipici del genere con delle caratteristiche tipiche italiane, come il fatto che fumino tutti ragazzi e ragazze anche davanti ai genitori senza che questo diventi un elemento di trasgressione come il bere, che è un modello tipico della serialità americana. Per assecondare quel mood tutte le giovanissime ragazze protagoniste minorenni, frequentano tutte ragazze più grandi, probabilmente ci sono state delle annate in cui sono nate solo ragazze e altre in cui sono nati solo maschi.
La scuola è finita, ma queste ragazze di 16-17 anni hanno tutte fidanzati più grandi, già patentati, almeno le possono scorrazzare in giro per il litorale e si possono ricreare quelle situazioni da serialità americana teen dove a 16 anni già guidano. Maschi di 16-17 anni non pervenuti, femmine di 19-20 anni non pervenute. Al di là di questo dettaglio tecnico, la serie Adorazione non riesce a trovare una sua strada tra la voglia di raccontare la vita di provincia (già fatto egregiamente da Prisma nella cui prima stagione era coinvolta proprio Urciolo) e quella di raccontare l’omicidio. Il modello è indubbiamente quello di certa serialità americana che da Veronica Mars in poi ha cercato di innestare elementi diversi intorno al semplice teen drama.
Tutto però nelle sei puntate di Adorazione resta in superficie, perché tutti non sono mossi da emozioni ed emozioni vere, autentiche, ma dalle necessità narrative improvvise. Così in base a quello che il pubblico ha appena scoperto, cambia l’atteggiamento di un personaggio. Non c’è tempo per evolvere, tutto deve essere immediato e semplice da comprendere. Così tutto resta un grande “vorrei ma non posso” e la serie non affonda mai davvero il colpo. Se vi fate un giro soprattutto sulle grandi testate, sui siti delle riviste, sui siti dei giornali l’attenzione sarà tutta rivolta a determinati temi come il femminicidio e una cultura patriarcale che sebbene ci siano nella serie, sono superficiali e soltanto abbozzati. Tutto un aspetto di cultura maschilista connaturata a un certo retaggio fascista che è parte della zona in cui è ambientato, è ostentato saltuariamente ma mai davvero affrontato.
Anzi a partire dai vari padri le figure maschili sono più quelle che vogliamo vedere oggi nella serialità, affabili e comprensivi, ingenui i più popolari, spietati i ricchi. I ragazzi sono tutti bravi e belli finchè per esigenze narrative non devono sbroccare. Adorazione è una serie che si auto-adora, che si bea della colonna sonora “giovine”, del “caffè della patria”, di un faccetta nera remixato per 20 secondi, ma che davvero non racconta mai qualcosa. Non è un prodotto brutto, gli attori sono tutti complessivamente bravi sia adulti che adolescenti (ma qualcuno tolga il ruolo della poliziotta a Barbara Chicchiarelli, perché sembra sempre lo stesso personaggio), ma in tutte queste scene spot manca una vera anima.
Voto 6 Riccardo CristilliVoto 6 Riccardo Cristilli
Una serie frettolosa ma con un buon potenziale
Adorazione parte bene, con un buon episodio pilota che mette molta carne sul fuoco e incuriosisce lo spettatore, con un finale della seconda puntata che lascia ben sperare. Introduce una provincia fatta – come spesso ormai vediamo – di invidie, frustrazioni, dispetti e pettegolezzi, ci porta nelle case di famiglie diverse per ceto sociale e approccio alle relazioni, tra figli, nipoti, sorelle, cugini ognuno con qualcosa da risolvere o da nascondere.
Ci mostra giovani benestanti sposare l’ideologia di destra, minorenni che instaurano relazioni (tossiche) con uomini molto più grandi, sesso (nonostante per alcuni la giovane età) a tratti violento a tratti per svago. E ancora personaggi LGBT+, famiglie che urlano (come dice Muccino in Call My Agent Italia “Non c’è forma di cinema più alta di una famiglia che si sbrana“), debiti, divorzi, droga, patriarcato, ossessioni, violenza verbale e un omicidio. Quanto roba, vero? Troppo, in troppo poco tempo. Sei episodi non bastano quindi ad Adorazione per farsi adorare, per approfondire tematiche attuali e interessanti che andrebbero esplorate con pazienza, e alla fine quello che resta è una serie semplice, con un buon potenziale che fa il suo dovere in maniera scolastica, ovvero intrattenere.
Buono il cast, molto spontanei gli adolescenti protagonisti (quasi tutti alle prime esperienze), supportati da un cast adulto che ha il solo difetto di urlare troppo in molte scene. La superficialità dettata dal poco tempo non basta dunque per paragonarla a serie più mature (penso a Prisma) ed è un peccato perché questa serie assume così il ruolo della classica occasione sprecata. Molto interessante la soundtrack che non fa solo da sfondo alla storia, ma aggiunge parole e riflessioni alla vita di provincia e ai rapporti tra giovani adulti. Notevole il pezzo di Fabri Fibra scritto appositamente per la serie, interessante la scelta di brani di Madame, Franco126 e Meg per sottolineare momenti importanti nell’emotività dei protagonisti.
Voto 6 Giorgia Di Stefano
-
Riccardo Cristilli - 6/10
6/10
-
Giorgia Di Stefano - 6/10
6/10
Adorazione
Adorazione è una serie che intrattiene ma resta sempre in superficie, non affonda mai il colpo, non approfondisce i tanti temi che pure potrebbe avere.
Voto:
6/10