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Amore a Copenaghen non è la solita romcom Netflix — La recensione

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Nell’ultima settimana la top ten di Netflix ha ospitato qualcosa di atipico: un film danese. Amore a Copenaghen (Sult) è scritto e diretto da Ditte Hansen e Louise Mieritz, e tratto dall’omonimo romanzo della scrittrice danese Tine Høeg. Non lasciatevi ingannare: questo film riserva delle sorprese.

Amore a Copenaghen: le stagioni di una relazione 

Mia è una scrittrice con una vita relazionale avventurosa: esce con uomini molto più giovani di lei, gioca e non pensa al futuro. Tutto cambia quando incontra Emil, un uomo gentile e della sua età, che si prende cura part-time di due figli avuti in un precedente matrimonio. Col progredire della relazione il ruolo di “mamma extra” in cui Mia si ritrova risveglia in lei il desiderio di avere un figlio proprio, che però fatica ad arrivare. Mia ed Emil intraprenderanno allora un percorso di fecondazione artificiale, un viaggio scomodo fatto di ormoni, tabelle, punture, continue visite in ospedale e tanta, tanta trepidazione. Gli alti e bassi di questo percorso — e il modo in cui ciascuno dei due metabolizza le difficoltà — metteranno a dura prova Mia ed Emil, singolarmente e come coppia. 

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Una scelta atipica e coraggiosa

Non mentirò: Amore a Copenaghen inizia esattamente come una qualsiasi romcom direct-to-streaming ambientata in una città a caso dal sapore pittoresco per un pubblico americano. E invece poi la storia sterza di colpo e si butta su un tema difficile, molto intimo e più comune di quanto non si pensi. 

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La forza di Amore a Copenaghen è quella di guardare alla relazione non come a un microcosmo che esiste in totale isolamento da tutto ciò che gli è intorno, ma come un nodo nella fitta rete di relazioni che è la nostra vita, in un tessuto sociale che è fatto soprattutto di altri. Il mondo esterno offre un continuo input di difficoltà e supporto ai nostri protagonisti, proprio come succede nella vita reale, e questo a sua volta rende le emozioni e le azioni in scena più umane, più vere, più facili da capire anche quando non le condividiamo. Il che, quando si ha a che fare con un tema così delicato, vale tantissimo.

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Il cast

Rosalinde Mynster è Mia, una scrittrice che dopo anni di avventure inizia una storia con un uomo della sua età: Emil, interpretato da Joachim Fjelstrup, un archeologo con due figli avuti da una precedente relazione. Sara Fanta Traore e Magnus Millang sono invece Gro e Simon, coppia di amici comuni che introduce Mia ed Emil; nel cast anche Magnus Haugaard Petersen, Sargun Oshana e David Dam Jexen.

La recensione

Con un’inattesa virata su un tema spinoso, Amore a Copenaghen riesce a trattare i suoi personaggi con umanità, facendoceli capire e apprezzare anche quando non condividiamo le loro scelte. Sicuramente una sorpresa.

Voto:

7/10
7/10
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