Ant-Man & The Wasp: Quantumania è il film che, nella volontà della Marvel, dà inizio alla quinta fase. Diretto da Peyton Reed e prodotto da Kevin Feige e Stephen Broussard, è un sequel di Ant-Man (2015) e Ant-Man and The Wasp (2018), è il trentunesimo film del Marvel Cinematic Universe (MCU), e arriva nei cinema il 15 febbraio, distribuito da Walt Disney Studios Motion Pictures. Questa pellicola, oltre ad essere l’introduzione a una nuova linea narrativa, presenta anche al pubblico il prossimo super-cattivo: Kang il Conquistatore. Insomma, una pellicola ambiziosa. Rispetterà le sue promesse e le sue premesse? La risposta, purtroppo, secondo noi è no.
Ant-Man & The Wasp: Quantumania – Un film troppo ambizioso
La storia è relativamente semplice. Scott Lang sta vivendo un periodo di relativa calma, si gode la sua fama di Avenger, ha scritto un libro sulla sua esperienza, cerca di essere un bravo padre per la figlia Cassie, un bravo compagno per Hope e un buon genero per Hank e Janet, i genitori di lei. Cassie, però, è irrequieta. Vuole aiutare coloro che sono rimasti senza casa e senza niente dopo gli avvenimenti dei film precedenti, si mette nei guai. Insieme al nonno, ha costruito un marchingegno per esplorare il regno quantico. Janet, quando lo mettono in funzione, cerca di metterli in guardia.
Dopotutto, lei nel regno quantico ci è rimasta intrappolata per 30 anni. Non fa in tempo. Vengono risucchiati tutti e cinque in quel luogo misterioso di cui avevamo già visto qualcosa in Avengers: Endgame. Qui, separati e dispersi, scopriranno cose su Janet che lei non gli aveva mia detto, esploreranno il regno quantico e i suoi abitanti e si troveranno faccia a faccia con Kang il Conquistatore, una minaccia per tutti, dato che è estremamente potente e può viaggiare attraverso il tempo e lo spazio, muovendosi sia attraverso il regno quantico sia attraverso i multiversi. Terra compresa. Se solo riuscisse a rimettere il funzione il nucleo energetico della sua super navicella.
Questo film ha completamente perso ogni sostanza per trasformarsi in una baracconata in green screen che ha delle speranze di funzionare solo per i fan accaniti della Marvel. E non è una questione di mancanza di informazioni, Ant-Man & The Wasp: Quantumania esiste anche da solo, come dovrebbe e come si addice al primo film di una nuova fase. Il problema è l’appiattimento, il volere tutto, il miscuglio di robe che sopraffà qualsiasi cosa, l’avere dei buoni attori e non saperli sfruttare, la smania di intrattenere con colori ed esplosioni ma senza nessun tipo di sceneggiatura solida dietro. Questo film ricorda sia Everything Everywhere all at Once sia Star Wars, e cos’è il regno quantico se non un enorme bar spaziale pieno di esseri fantasiosi.
Ant-Man & The Wasp: Quantumania – Un problema di personaggi e di toni
La pellicola mischia in maniera confusionaria un milione di toni e mood, cercando di dare la giusta magnificenza a un super cattivo che dovrebbe promettere molto bene (o molto male, a seconda di come la si vede) e allo stesso tempo di mantenere intatta l’aria ironica e buontempona del primo Ant-Man. Non funziona e non può funzionare. Nel processo, svuota completamente il personaggio Scott Lang rendendolo un egoista presuntuoso che ha come unico carattere redimente quello di cercare di essere un buon padre.
Il personaggio più carismatico di tutti finisce per essere proprio Kang, interpretato da un Jonathan Majors al 35% del suo potenziale. Gli altri (esclusa Cassie, mossa da motivazioni almeno un po’ nobili) sono invisibili, sbiaditi, tristi. Hope compresa. É quasi infuriante il modo in cui i Lang si muovono nel regno quantico, come se fossero i padroni, come se qualsiasi cosa vi succedesse dentro non fosse affare loro, lasciando i ribelli, in ultima analisi, a sbrigarsela da soli. L’unica cosa che gli importa è salvarsi la pelle. In pieno stile Avengers, verrebbe da aggiungere. Ultima cosa: i dialoghi sono a tratti imbarazzanti, scritti apposta per essere spezzettati, screennati e usati come reaction sui social network. Viene da chiedersi dove siano finiti i tempi non solo di Capitan America: The Winter Soldier, ma anche del primo Ant-Man, che aveva tutto un altro equilibrio.
La recensione
La pellicola mischia in maniera confusionaria un milione di toni e mood, cercando di dare la giusta magnificenza a un super cattivo che dovrebbe promettere molto bene (o molto male, a seconda di come la si vede) e allo stesso tempo di mantenere intatta l’aria ironica e buontempona del primo Ant-Man. Non funziona e non può funzionare.
Voto:
5/10