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Bodies su Netflix, il gioco delle “quattro” carte in una miniserie da non demonizzare

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Bodies è la miniserie ideale per conquistare il pubblico di Netflix. Le puntate sono un po’ troppo lunghe ma nell’arco di un weekend si può iniziare il viaggio e finirlo, rispondendo così all’esigenza sempre più pressante di avere storie che si concludono senza il rischio di restare appese, cancellate senza un finale.

Adattamento di una graphic novel divisa in 8 capitoli, Bodies è composta da 8 puntate e racconta una storia che è anche facile da raccontare: lo stesso corpo viene trovato in 4 epoche diverse e a indagare ci sono 4 detective. Tra 1890, 1941, 2023 e 2053 la vicenda si ingarbuglia con il passare delle puntate, la trama dell’intreccio temporale prende il sopravvento su quella gialla, le dinamiche personali su quelle sociali. Sostanzialmente la serie ti cattura, ti spinge ad andare avanti e ti porta, ovviamente, dove vuole lei.

Bodies la recensione di una serie da non demonizzare

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Bodies non è una serie indimenticabile, non è un capolavoro. In fondo, come è giusto che sia, le belle serie che potremmo definire capolavori sono molto poche. Spesso sono costose e sconvenienti da produrre perché i capolavori, come è giusto che sia, sono complicati da seguire, impegnano il cervello dello spettatore e spesso non c’è la voglia di imbarcarsi in un’esperienza di questo tipo. Ma queste serie grandiose sono sempre state poche, circondate da tanti altri titoli di varia qualità e vario successo.

Bodies rientra nella categorie delle produzioni di intrattenimento per tutti, con le premesse in grado di catturare più pubblico possibile e uno svolgimento che permette di conquistare anche quello che guarda controvoglia perché convinto dall’appassionato di crime, di mystery, di sci-fi. Perché alla fine Bodies è tutto e il suo contrario, un gioco delle tre, anzi delle quattro carte, pensato per confondere lo spettatore ma senza rendergli complicata la visione.

I passaggi più complessi vengono ripetuti, sono diluiti nel corso delle puntate sommersi sotto un mare di sentimentalismo. Soprattutto le ultime 4 puntate si perdono in rivoli scontati, con una morale e un’umanità scontata. L’attenzione si sposta sull’ambito sociale, mai davvero esplorato convintamente, a quello umano, intimo e personale.

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Stephen Graham valore aggiunto

Arrivato in fondo alle 8 ore di visione la sensazione è di aver visto un prodotto complessivamente equilibrato, sostanzialmente ben recitato soprattutto grazie allo straordinario Stephen Graham, ambiguo, enigmatico, dolce e spietato con uno sguardo. Bodies è una miniserie da non demonizzare ma apprezzare per la capacità di intrattenere, anche al netto di una sceneggiatura che sembra non entrare mai in profondità e per larghi tratti prevedibile.

Stupisce l’eccessiva pulizia e un forzato ricorso al politicamente corretto, tutto è troppo perfetto anche in un passato in cui non fuma nessuno e di alcol se ne vede fin troppo poco. Ogni ambiente, ogni epoca è ricostruita così come chiunque la immagina, senza particolare fantasia. Non è un caso ma la precisa scelta di una serie pensata proprio per essere per tutti e di tutti.

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Ci si poteva aspettare di più? Sicuramente e ne aveva tutte le possibilità. Vincerà dei premi? No ma non era questa l’intenzione.

Summary

Bodies è un prodotto di intrattenimento che cattura e ti spinge al binge watching, perfetto in questo senso ma il tutto è frutto di una struttura semplice, costruita per catturare lo spettatore fingendo di confonderlo ma accompagnandolo verso una storia che diventa sempre più intima e personale.

Voto:

6.5/10
6.5/10
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