Recensione Bridgerton 2 su Netflix da venerdì 25 marzo in streaming. Nuova storia, vecchio universo, stesso successo?
La seconda stagione di Bridgerton è disponibile da oggi su Netflix. Sono 8 episodi, proprio come nella prima, in cui vedremo il viaggio di Anthony Bridgerton alla ricerca dell’amore. Chris Van Dusen, creatore della serie, e i produttori della Shondaland, quest’anno saranno messi alla prova e sicuramente dovranno eguagliare le aspettative dei fan, visto l’enorme successo ottenuto dalla serie.
La seconda stagione di Bridgerton è da vedere? É meglio della prima, è peggiore? É troppo diversa dai libri di Julia Quinn? A voi la sentenza, intanto noi abbiamo visto tutti gli episodi in anteprima e un idea ce la siamo fatta. Se servono informazioni sulla nuova stagione, come trama, trailer e le novità, trovate tutto nella nostra scheda dedicata alla serie, cliccando qui.
Bridgerton 2 la fabbrica di Shonda Rhimes non conosce soste
Chris Van Dusen e il gruppo di Shondaland ci dà il bentornato nella corte di Londra di fantasia creata prendendo spunto dai romanzi di Julia Quinn e plasmata alle esigenze della piattaforma di streaming internazionale Netflix, stando attenti a non scontentare nessuno e a essere il più inclusivi possibili. Bridgerton è una favola per i tempi moderni, era chiaro dalla prima stagione e lo è ancora di più in questa seconda. Messo da parte questo aspetto, ormai dato per scontato, la seconda stagione di Bridgerton ha per protagonista Lord Anthony e la sua ricerca dell’amore ma finisce per essere corale con diverse storyline che prevalgono sulla scialba storia centrale, anticipata fin dalla trama di stagione.
La serie diventa più pudica, si concentra sulla ricerca dell’amore e per riempire gli spazi si infilano gli altri personaggi, con le loro vicende più o meno sempre legate all’amore. Rispetto alla prima stagione manca la curiosità di capire l’identità di Lady Whistledown anche se la parti legate Penelope ed Eloise risultano essere le più interessanti di tutta la stagione. Bridgerton è quell’intrattenimento passatempo che Shonda Rhimes e il suo team sfornano in serie e senza fatica. Quello che puoi vedere mentre fai altro, mentre stiri, cucini, pulisci casa, mentre ti alleni, mentre fai un lavoro meccanico che richieda scarsa concentrazione. Proprio per questo funziona e volerà in testa alla Top Ten anche se probabilmente non toglierà Squid Game dalla vetta delle serie tv più visualizzate, il gusto troppo occidentale del suo racconto rischia di non sfondare in alcune parti del mondo. Voto 6 Riccardo Cristilli
Bridgerton e la sindrome del paragone
Da oggi il pubblico di Netflix che ha portato Bridgerton nel podio delle serie più viste su Netflix al mondo, tra quelle in inglese, avranno la possibilità di seguire le vicende della seconda stagione. Una seconda stagione che sicuramente è molto diversa dalla prima, meno tendente al soft-porno più concentrata sulla connotazione romantica dell’amore. L’amore tra Anthony e Miss Sharma è diverso da quello di Daphne e il Duca di Hastings, per questo probabilmente i fan della serie potrebbero provare un senso di straniamento dopo l’impatto visivo e più grafico della prima stagione.
Bridgerton probabilmente soffre della sindrome del paragone, che è anche una cosa naturale considerando che la serie è come se fosse un’antologia dell’amore. Il fatto che la serie, come i libri, si concentra ogni anno su uno dei fratelli Bridgerton e sulla sua ricerca dell’amore, inevitabilmente scatenerà dei paragoni con le storie precedenti e forse, questa seconda stagione, è quella che dovrà affrontare la prova più difficile considerando appunto la forza della prima, forza che ha anche acquisito grazie all’effetto novità. Per non parlare dei paragoni a cui si deve sottoporre la serie in merito alle differenze con i libri, e anche qui i fan dei libri avranno molto da accettare. Ma in fondo parliamo di due tipi di intrattenimento diverso, legati a logiche e dinamiche diverse, ed è anche giusto che sia così.
Nei nuovi episodi di Bridgerton tutti gli elementi base della serie ci sono tutti: l’ambientazione, lo sfarzo produttivo, i colori, le esagerazioni, tutto quello che ha permesso alla serie di sfondare. La storia di Anthony, invece, è più radicata alla definizione di amore in senso stretto, di sentimento puro della ricerca della donna della sua vita, anche se all’inizio non è assolutamente quello il suo obiettivo. Probabilmente le caratteristiche del personaggio non potevano che produrre questo tipo di storia, raccontato proprio in questo modo, un po’ anche per evitare l’effetto déjà-vu con la stagione precedente. Nonostante l’effetto meno dirompente di questa seconda stagione, Bridgerton continua ad avere la forza delle serie tv di Shondaland, quella forza che prende in ostaggio il pubblico e lo rilascia solo quando ha finito la stagione. E’ una forza così potente e rara, che non può non essere riconosciuta. Voto 6, Davide Allegra.
É da vedere se…
beh, se avete visto la prima, la seconda è d’obbligo come anche le successive già ordinate da Netflix. Sicuramente la serie che più si collega a Bridgerton è Outlander, con la quale condivide molte sue caratteristiche, ma anche Reign o Versailles per il genere. Se vogliamo poi espandere ulteriormente a un genere di soap ambientate nel passato, ma molto più raffinate, consigliamo anche The Gilded Age e Downton Abbey. Per il resto vi consigliamo di scaricare l’app gratuita di TV Tips e di usare la funzione “Match” con la quale potete scoprire la prossima serie da guardare, con consigli legati ai vostri interessi.