Roma è un’eterna scoperta anche per i turisti, per chi l’ha eletta città di adozione, per i romani. Proprio nel giorno in cui la cocente sconfitta alla candidatura per l’Expo2030, che per molti sarà motivo di “vittoria” politica, sono stato invitato a Palazzo delle pietre, meravigliosa residenza romana, spazio culturale e luxury appartments dell’ing. Carlo Mazzi. Dal sito del Palazzo delle pietre prendo un virgolettato di un’intervista perché spiega benissimo chi è il padrone di casa e perché anche Dituttounpop trova un’occasione di dialogo con lo spazio e la sua filosofia.
“D: Carlo, tu non sei un immobiliarista o un operatore turistico, allora perché hai intrapreso questa iniziativa?
R: Ho ricoperto per oltre 45 anni ruoli tecnico-professionali o manageriali in vari settori di attività: dall’industria aeronautica ai servizi finanziari, dall’università al cinema, dall’investment banking alla moda, ma prima di concludere le mie esperienze lavorative vorrei lasciare qualcosa di tangibile per le generazioni successive e per la città di Roma, che rappresenta la fonte originaria della cultura di ogni italiano (e anche di una più larga parte di popoli). Vorrei anche poter sviluppare nuove relazioni interpersonali con gente di ogni parte del mondo: per questo ho deciso di stabilire il mio domicilio romano nello stesso palazzo ove sono ubicati gli appartamenti per i nostri ospiti”.
Per far si che questa idea di contaminazione di relazioni si concretizzi è nato frammenti club un incontro mensile fra menti pensanti e capaci di far nascere connessioni circondati dai frammenti di pietra della collezione dell’ing. Mazzi e quelli che rendono Roma: ROMA.
Questo mese Clara Tosi Pamphili, storica dell’arte, docente e curatrice di mostre che raccontano attraverso gli abiti i grandi mestieri italiani dalla moda al cinema, ci ha fatto conoscere il costumista Carlo Poggioli.
Se dovessi elencare tutti i film di cui ha curato i costumi questo pezzo si leggerebbe a puntate quindi mi limiterò a citare le cose più Pop e vicine a noi.
Vi dicono nulla i magnifici, esageratamente opulenti, saint-pop costumi di “The Young Pope” e “The New Pope” di Paolo Sorrentino? Oppure “I fratelli Grimm e l’incantevole strega” di Terry Gilliam, “Miracolo a Sant’Anna” di Spike Lee, “La leggenda del cacciatore di vampiri” di Timur Bekmambetov, “Divergent”, regia di Neil Burger, “The Palace” di Roman Polański? Mi fermo perché altrimenti non finirebbe, ma non senza aver citato la nuova versione di Netflix de “Il Gattopardo”.
Oltre ad alcune curiosità su cosa significa davvero essere su un set, come dover, in un nano secondo, aver pronto il piano B, quello C e per sicurezza pure quello D. Di come un pezzo di scotch biadesivo, una complicità con l’attore o l’attrice di turno, possano far riuscire perfettamente una scena mentre il regista, a cui hai garantito che tutto sarà perfetto, sta urlando Ciak si gira!
Ma la cosa davvero interessante è stato capire come cambia il lavoro in un film per il cinema, per la televisione, in una serie, con le tempistiche delle piattaforme, nel teatro di prosa o dall’Opera da cui lui proviene.
Del suo rapporto con il suo maestro Piero Tosi, storico costumista con la c maiuscola, del suo rapporto decennale con la sartoria Tirelli e con le altre sartorie romane.
Quanto sia difficile veder tutelato il proprio lavoro quando si parla di diritto d’autore e proprietà intellettuale.
Carlo Poggioli è presidente dell’A.S.C. – Associazione Italiana Scenografi, Costumisti e Arredatori, che da quarant’anni si occupa proprio di tutelare e supportare questi tre settori fondamentali per far si che la magia del cinema e delle serie tv possa realizzarsi.
L’ASC si occupa anche di formazione attraverso le botteghe artigiane, vi consiglio di farvi un giro qui sul sito e magari chissà domani si parlerà di voi.
Tra un ricordo toccante e uno divertente il tempo è volato e sono tornato a casa con la voglia di rivedere Jude Law e i suoi, un po’ sfacciati, slip bianchi emanare luce e santità.
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