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Comandante fa scontenti tutti (me compresa) – La recensione del film al cinema

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Dopo la polemichetta istigata da Favino al Festival del Cinema di Venezia sui ruoli italiani dati ad attori statunitensi, possiamo giudicare da noi se aveva ragione o torto, e soprattutto se, da romano, ci ha fornito un dialetto veneto soddisfacente. È proprio lui il protagonista assoluto di Comandante, film di Edoardo De Angelis con sceneggiatura scritta da Sandro Veronesi e Edoardo De Angelis dalla quale è tratto l’omonimo romanzo edito da Bompiani.

Presentato, appunto, a Venezia, il film è prodotto da Indigo è Film, O’Groove con Rai Cinema, Tramp LTD, VGroove, Wise Pictures in associazione con Beside Production, in collaborazione con Paramount+, dove è arrivato dal 13 febbraio in streaming.

Comandante, la trama

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Il film racconta una storia vera. Quella di Salvatore Todaro, militare fascista e comandante dei sottomarini della Regia Marina durante la seconda guerra mondiale. Nonostante il problema alla schiena, Salvatore decide di imbarcarsi per una missione di assalto nel 1940. Durante il difficile e lungo viaggio, lui e la sua squadra incontrano un piroscafo belga. Pur essendo sulla carta neutrale, il piroscafo li attacca, e loro li affondano.

Si pone un dilemma: lasciare in mare l’equipaggio o portarli in una spiaggia neutrale con il rischio di finire le risorse? Todaro, da vero uomo di mare, sceglie la seconda opzione, e malgrado qualche ribellione e protesta, i due gruppi riescono a convivere insieme per 48 ore, evitando anche l’attacco da parte di una nave inglese.

Comandante, la recensione

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In maniera anche un po’ tronfia, questo film tenta di lanciare un messaggio quantomeno ambizioso, quasi a porci un tranello. Secondo Comandante, in soldoni, noi in quanto italiani (e solo in quanto italiani), anche durante il fascismo non lasciavamo affondare le persone in mare, e quindi non dovremmo farlo neanche adesso. Se non lo facevano i fascisti, di cui esageriamo e glorifichiamo l’attaccamento al gruppo e alla patria senza neanche sfiorare il piccolo problema del totalitarismo e del nazismo, perché dovremmo farlo noi? Peccato che non funzioni esattamente così, si provi a dirlo alla nostra classe politica.

Sulla carta un invito nobile, che per modi, scelte e atteggiamenti è riuscito a non fare contento nessuno, o almeno questo è quello che si registra sui social dopo l’anteprima in laguna. Alcuni sono indignati per il racconto nobile di un’impresa fascista quasi suicida, in un’aura di fierezza per i nostri trascorsi che qui è un tantino fuori posto, e che si cristallizza in un paio di battute atte a sottolineare quanto gli italiani fossero (siano?) meglio dei tedeschi e anche dei belgi, se è per questo. Altri, dal lato opposto della barricata, si dispiacciono che i valori di Patria e Famiglia siano stati usati per la propaganda “buonista” e chi più ne ha più ne metta. Allora, cosa ci sta comunicando Comandante, e come lo sta facendo? Molto poco e molto male, rispettivamente, evidentemente. A buttare benzina sul fuoco della confusione e dell’impossibilità di prendere una posizione decisa contribuisce anche la citazione iniziale, che mette in ballo il conflitto tra Russia e Ucraina. E poi? Il piatto è pieno, il suo contenuto non piace a nessuno (o quasi). Comandante è un film mediocre e ruffiano, che manca il segno.

Il cast

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Pierfrancesco Favino è Salvatore Todaro, comandante della marina durante la seconda guerra mondiale. Massimiliano Rossi è Vittorio Marcon, il suo secondo nell’impresa d’assalto. I due si faranno forza a vicenda nei momenti difficili. Johan Heldenbergh è Georges Vogels, il capitano belga, in teoria neutrale, che stava trasportando armamentario inglese. Arturo Muselli è Danilo Stiepovich, uno dei ragazzi a bordo. Giuseppe Brunetti è Gigino Magnifico, il cuoco. Gianluca Di Gennaro è Vincenzo Stumpo, sommozzatore che perde la vita per salvare il sottomarino. Johannes Wirix è Jacques Reclercq, membro dell’equipaggio nemico che fa da interprete.

La recensione

Alcuni sono indignati per il racconto nobile di un’impresa fascista quasi suicida, in un’aura di fierezza per i nostri trascorsi che qui è un tantino fuori posto, e che si cristallizza in un paio di battute atte a sottolineare quanto gli italiani fossero (siano?) meglio dei tedeschi e anche dei belgi, se è per questo. Altri, dal lato opposto della barricata, si dispiacciono che i valori di Patria e Famiglia siano stati usati per la propaganda “buonista” e chi più ne ha più ne metta. Allora, cosa ci sta comunicando Comandante, e come lo sta facendo? Molto poco e molto male, rispettivamente.

Voto:

5/10
5/10
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