Certe volte guardi un film e pensi che chi l’ha scritto o diretto ha una visione della vita che è incompatibile con la tua. Se poi l’esecuzione non è granché, l’esperienza di visione diventa quasi insopportabile. Da grandi, diretto da Fausto Brizzi su soggetto e sceneggiatura di Brizzi con Franco Amurri, è il reboot del film italiano del 1987 intitolato Da grande e interpretato da Renato Pozzetto e diretto proprio da Amurri. É prodotto da Eagle Pictures ed è disponibile in streaming su Prime Video dal 28 giugno, e dato il cast molto amato non ci stupiremmo se facesse un ingresso nella Top Ten di Prime Video.
Da grandi, la trama
Marco, Tato, Serena e Leo hanno 8 anni e sono amici inseparabili. Ognuno di loro ha le sue peculiarità e le sue passioni, ma soprattutto ognuno di loro ha una famiglia diversa. C’è la madre single che incontra un sacco di uomini, il padre abbandonato con la fissa del tennis, la coppia senza soldi e l’orfano cresciuto dai nonni. Insomma, ce n’è per tutti i gusti, e nessuno di loro riesce ad essere contento della sua situazione. Questi bambini non vedono proprio l’ora di diventare grandi!
Un giorno, durante la festa di compleanno di Marco, esprimono un desiderio: voglio crescere e lasciarsi alle spalle le insoddisfazioni del presente. Qualcosa di superiore li fa contenti: si risvegliano nel corpo di adulti. Dovranno fare i conti con la vita adulta ma anche con le loro famiglie, che pensano che i bambini siano scomparsi, forse rapiti da quattro delinquenti sconosciuti.
Da grandi, la recensione
Brizzi sceglie la magia del cambio di corpi in notturna (un classico che porta a esilaranti – sono sarcastica – imprevisti e incomprensioni) per fare quella che secondo lui, forse, è un’arguta analisi della società italiana, delle famiglie e della coppia, con un cinismo un po’ facilone che infatti porta a un finale che non ha granché significato o senso. Non esistono famiglie normali, non esistono bambini soddisfatti, non esistono adulti felici. Questo sembra dirci questo film, che non fa ridere ma non fa neanche piangere, e si arena nel mezzo, nell’imbarazzo di vedere dei cinquantenni comportarsi da bambini stereotipati e borderline stupidi, come nelle vignette della Settimana Enigmistica.
C’è da dire, poi, che alcune cose proprio non filano. Perché i bambini, che hanno la stessa età di partenza, quando si risvegliano adulti sono tutti più grandi dell’unica bambina del gruppo, che da grande viene interpretata da Ilenia Pastorelli, che di anni ne ha 37 mentre, ad esempio, Enrico Brignano ne ha 57? Oppure: la storyline della scoperta dell’omosessualità di uno di loro, perché viene resa in maniera facile se non volgare, quando in ogni caso si sta parlando di bambini di 8 anni intrappolati in corpi (e solo corpi) adulti? Potrei andare avanti, ma ci siamo capiti. A buon intenditore poche parole.
Il cast
Enrico Brignano è Marco, il protagonista che ha una cotta per la maestra Francesca. Ilenia Pastorelli è Serena, portata per il tennis e obbligata dal padre a diventare una campionessa. Luca Bizzarri è Leo, cresciuto dai nonni che non sa la verità sui genitori. Paolo Kessisoglu è Tato, precisino e con la passione per il piano e per i social network.
Valeria Bilello è la maestra Francesca.
Da grandi
La recensione
Brizzi sceglie la magia del cambio di corpi in notturna (un classico che porta a esilaranti – sono sarcastica – imprevisti e incomprensioni) per fare quella che secondo lui, forse, è un’arguta analisi della società italiana, delle famiglie e della coppia, con un cinismo un po’ facilone che infatti porta a un finale che non ha granché significato o senso. Non esistono famiglie normali, non esistono bambini soddisfatti, non esistono adulti felici. Questo sembra dirci questo film, che non fa ridere ma non fa neanche piangere, e si arena nel mezzo, nell’imbarazzo di vedere dei cinquantenni comportarsi da bambini stereotipati e borderline stupidi, come nelle vignette della Settimana Enigmistica.
Voto:
4.5/10