Bob Iger CEO di Disney è consapevole di quanto lo scenario attuale sia complicato, dovendo gestire una macchina enorme come quella della casa di Topolino che unisce streaming, cinema, tv, parchi a tema. Lo streaming soprattutto genera sofferenza con Disney+ che perde abbonati facendo registrare un -4 milioni fermandosi a 157.8 milioni in tutto il mondo. Ma la colpa è tutta (o quasi) indiana con Hotstart che non solo ha perso i diritti del cricket ma anche i titoli HBO (un po’ come se da noi Sky dopo la Serie A avesse perso anche la Champions e i titoli HBO).
L’obiettivo adesso è ridurre i costi. Dopo aver speso 30 miliardi di dollari per contenuti nel 2022 (di cui il 30% per lo sport), Iger si è posto come obiettivo quello di risparmiare 3 miliardi nel 2022. La frase in businesselese (perdonate il neologismo) della CFO Christine McCarthy è “stiamo lavorando per rivedere i contenuti sulla piattaforma rivolta ai consumatori per allinearsi al nostro nuovo approccio che punta sulla cura dei contenuti. Immaginiamo di produrre meno contenuti con questa strategia.” In questo senso l’obiettivo è anche quello di togliere dai cataloghi quei titoli che sono poco visti e che per mantenerli costano nei residuali (quei guadagni per lo sfruttamento dei titoli che sono al centro delle proteste dello sciopero degli sceneggiatori), royalty, licenze musicali e altri costi. La stessa cosa che ha già fatto Warner Bros. Discovery.
Al tempo stesso Iger sa di non poter perdere Hulu e per questo le trattative per acquistare da Comcast la propria quota sono già avviate. La scadenza è tra un anno ma il valore minimo della quota di Comcast è di 9 miliardi di dollari. Intanto negli Stati Uniti Disney+ e Hulu (e ESPN+) saranno proposte agli utenti in un’unica app, andando quindi sempre più verso l’integrazione tra i servizi e che renderebbe così la piattaforma negli USA molto più simile alla versione internazionale.
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