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Emily in Paris 4: una stagione tra stereotipi e cliché – La recensione

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La premessa è che chi scrive ha sempre cercato di difendere Emily in Paris: quando arrivò nel 2020, scanzonata, leggera e senza troppe pretese, la serie sembrava l’ennesimo tentativo di clonare Sex and the City, ambientato però a Parigi.
Affezionarsi a un personaggio frivolo e a suo modo divertente come la protagonista fu semplice in quelle prime stagioni: senza prendersi troppo sul serio, Emily ci guidava nella capitale francese tra vestiti all’ultima moda, eventi super chic e location da sogno. Del resto si sa, “Parigi è sempre un’ottima idea”, perciò al diavolo (che in questo caso non veste Prada) i cliché e gli stereotipi su americani e francesi, sulla loro cultura, cucina, sulle loro abitudini: anche se erano esagerati, stucchevoli e banali, a Emily glieli abbiamo perdonati: è troppo carina!

E non importa se dipinge il lavoro da social media manager e creativa in maniera così semplice da farlo sembrare fattibile da chiunque, è adorabile vedere che le basta un hashtag per diventare una star del web e indossare gonne da migliaia di euro.
Le sta bene tutto del resto, ha quell’aria così semplice ed elegante lei! Per non parlare del triangolo amoroso con l’unico chef non arrogante al mondo: crediamo che possa esistere, con Emily tutto è possibile.
E avanti così, per tre stagioni, tra situazioni paradossali, contratti di lavoro surreali con clienti inverosimili, tira e molla amorosi infiniti e outfit da bomboniera.
Tre stagioni. Tutto sempre uguale. Tutto sempre più ridicolo.
Ora, capirete che anche volendola difendere, a un certo punto diventa davvero difficile: se già con la prima parte di questa stucchevole quarta stagione avevo faticato, la seconda con gli episodi ambientati in Italia, è stata il colpo di grazia.

5 motivi per cui Emily in Paris 4 è un flop

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Il quarto capitolo è un susseguirsi di situazioni al limite del credibile, faccette insopportabili della protagonista, bocche spalancate degli attori per colpi di scena inesistenti, una sceneggiatura che sembra scritta da un adolescente, ripetitività e banalità in ogni scena. Proviamo a riassumere quindi i 5 motivi per cui la quarta stagione di Emily in Paris per me è un totale flop:

  • tutto nella storia è inverosimile e superficiale;
  • l’estenuante susseguirsi di cliché alla lunga diventa esasperante;
  • le storyline secondarie si dividono tra quelle ripetitive (Camille, che ormai è la noia fatta persona) e quelle surreali (Mindy, la cui storia è senza senso dall’inizio alla fine);
  • la recitazione di alcuni personaggi è al limite del macchiettistico ormai;
  • la sceneggiatura è sbrigativa e ripetitiva in modo fastidiosissimo.

In questa stagione vedrete quindi: riprese da cartolina anni ’70 di Roma che nel 2024 forse sarebbe meglio evitare; stelle Michelin date all’improvviso e comunicate al telefono; persone che vanno da Parigi a Roma in mezz’ora; campagne marketing realizzate in tre minuti nonostante in realtà ci vogliano giorni solo per pensarle; hashtag che cambiano la vita di un brand rendendolo milionario in un’ora; amanti che vanno e vengono, tornano e ci ripensano senza motivi reali né un nesso logico.

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Molti hanno definito questa serie iconica, probabilmente queste persone non hanno mai visto Sex and the City: Emily non è un’eroina contemporanea realistica e convincente, come forse non lo era Carrie, ma in SATC c’era acume, ironia, stile e intelligenza, soprattutto se pensiamo che stiamo parlando di una serie del 1998.
Ecco, nel 2024, mi aspetto molto di più da una storia di questo genere, ma soprattutto vorrei smetterla di vedere gente che gira Roma in Vespa e che mangia la Caprese in ristoranti con le tovaglie a quadri bianche e rosse.

Per scoprire altre serie tv da vedere dopo Emily In Paris 4 scarica l’app di TvTips.

Summary

Il quarto capitolo è un susseguirsi di situazioni al limite del credibile, faccette insopportabili della protagonista, bocche spalancate degli attori per colpi di scena inesistenti, una sceneggiatura che sembra scritta da un adolescente, ripetitività e banalità in ogni scena.

Voto:

4/10
4/10
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