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Ero una popstar, non tutti i buoni sentimenti vengono per nuocere (se sai come farli) – Recensione

Ero una popstar

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Ero una popstar trama e recensione del film su Netflix dal 16 settembre 2022

Ero una popstar, titolo originale I used to be famous, è un film drammatico diretto e scritto da Eddie Sternberg e prodotto da Collie McCarthy. Il film, disponibile su Netflix dal 16 settembre, è stato rilasciato nelle sale cinematografiche del Regno Unito il 9 settembre.

É un bell’esperimento di inclusione nel mondo del cinema. Nel cast, anche una vecchia conoscenza di Game of Thrones. L’attore protagonista Ed Skrein, infatti, ha interpretato brevemente Daario Naharis prima di essere sostituito da Michiel Huisman. Ve lo ricordavate? Ha buone probabilità di finire nella Top Ten di Netflix.

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Ero una popstar, la trama

Un tempo Vince, conosciuto come Vinnie D, era il leader ossigenato di una super boyband sulla cresta dell’onda. Da allora sono passati 20 anni e tutto è cambiato. Vince ha un rapporto difficile con la madre, un lutto grave che non riesce a mettersi alle spalle e che gli porta una sensazione costante di senso di colpa. La sua carriera musicale solista non decolla, e lui è sempre più disperato.

Un giorno, in maniera del tutto casuale, incontra un batterista giovanissimo ma di grande talento. Stevie ha 18 anni ed è autistico. Un duo musicale sembra essere nato, ma le cose sono sempre più complicate e sfumate di come sembrano. Vince dovrà rompere il cerchio e compiere decisioni importanti.

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La recensione di Ero una Popstar

Ero una popstar è un film prevedibile, dolce e benintenzionato ma prevedibile. Pieno zeppo di buoni sentimenti fino all’orlo, di persone che migliorano e si migliorano a vicenda, che pensano forte alle loro decisioni e a quello che vogliono dire nella vita degli altri. É anche un inno all’importanza di avere dei sogni e di non abbandonarli, anzi di riprenderli in qualsiasi momento, perché i sogni stanno lì e ci aspettano e non è mai troppo tardi. Si potrebbe pensare che tutto questo lo renda retorico, melenso, banale fino alla nausea. Non è così. Praticamente un miracolo.

Vince, pur essendo un adulto un po’ fallito e sconfitto, una kid star andata a male, non si trincera mai dietro alle sue origini e alla sua sfortuna, e non le usa mai come pretesto per non capire le difficoltà di Stevie, che anzi aiuta subito e in maniera intuitiva. I due personaggi si migliorano a vicenda, pur con le proprie personali difficoltà. Alla fine sono persone più belle, più vive, più appassionate. Un altro grande merito di questo film è che dà spazio a tutta una serie di attori e musicisti non neurotipici. Lo stesso Leo Long si definisce “musicista non neurotipico”. Non è compito nostro giudicare la rappresentazione di personaggi autistici sullo schermo, ma a giudicare dal casting ci sembra che Ero una popstar faccia un ottimo lavoro.

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Il trailer

La locandina

Il cast

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  • Ed Skrein è Vince
  • Eleanor Matsuura è Amber
  • Leo Long è Stevie
  • Stanley Morgan
  • Eoin Macken
  • Lorraine Ashbourne
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Ero una popstar è un film prevedibile, dolce e benintenzionato ma prevedibile. Il suo essere pieno zeppo di buoni sentimenti, però, non lo rende nauseante o retorico. Il suo offrire spazio e opportunità ad attori e musicisti non neurotipici è la ciliegina sulla torta.Ero una popstar, non tutti i buoni sentimenti vengono per nuocere (se sai come farli) - Recensione