Ci sono film di cui è difficile parlare, semplicemente perché sono molto lontani dal proprio orizzonte di interessi. Finestkind, thriller del 2023 scritto e diretto da Brian Helgeland disponibile su Paramount+ a partire dal 16 dicembre è uno di questi. Prodotto da Krasnoff/Foster Entertainment, Bosque Ranch Productions, 101 Studios e MTV Entertainment Studios, è stato presentato al TIFF lo scorso settembre. Si tratta di un progetto di lungo corso, che negli anni a partire dal 2018 ha cambiato cast e ha provocato non poche controversie. Adesso, è finalmente fuori nel mondo, e il giudizio spetta al pubblico.
Finestkind, una storia di famiglia
Tom e Charlie sono fratelli ma hanno padri diversi e hanno avuto una vita molto diversa, nonostante siano affezionati l’uno all’altro. Se Tom ha scelto di diventare un pescatore e un capitano di pescherecci, Charlie ha un padre ambizioso, ha fatto le migliori scuole ed è destinato a studiare per diventare avvocato. Non che sia molto convinto di voler fare questa vita. A chiamarlo, infatti, è lo stesso mare che ha chiamato Tom, che ammira e con cui vuole lavorare, ma che non ha tantissimo rispetto delle regole e si comporta da vero lupo di mare. Dal momento stesso in cui metterà piede nel peschereccio, però, le cose inizieranno ad andare storte.
Prima un naufragio, poi l’incidente in acqua canadesi. Ben presto la priorità diventa salvare il peschereccio del vecchio padre di Tom, pagare la multa e riprenderselo. Non sarà facile, e a questa impresa non esattamente legale si intrecceranno le storie di famiglia dei due protagonisti ma anche di Mabel e di quelle della ciurma, fatta di persone disperate ma leali. Quasi tutte.
Finestkind, e quindi?
Tecnicamente, a parte qualche problema di scrittura nei dialoghi, Finestkind non è un brutto film. Semplicemente è troppo poco, di tutto. È troppo poco sentimentale, troppo poco thriller e troppo poco crime. Le scene d’azione sono troppo poco tensive ed emozionanti, lo stesso vale per quelle di dialogo serio e sentito tra i personaggi. Questo film non è né carne né pesce, né brutto né bello. Semplicemente esiste nel mezzo. Chi riuscirà ad empatizzare con la storia, con Mabel, con Tom e con Charlie forse lo apprezzerà. A tutti noi rimane una scrollata di spalle.
Padri, figli e… donne a caso
Anche i personaggi sono troppo poco. Le due trame, quella del crimine e dalla catena di decisioni avventate che portano la ciurma a rischiare la vita e quella familiare si intrecciano, ma ci lasciano dei personaggi superficiali, né cattivi né buoni ma non per questo realistici. Un sacco di cose ci vengono spiegate, ossessivamente, il che rompe completamente il legame con la storia e con le sue pedine, la vicenda in sé ci appare abbozzata insieme ai suoi personaggi, che non ci sono mai abbastanza dentro. Ancora una volta, risultano ancora più semplificati i personaggi femminili, che parlano in frasi fatte e sono estremamente stereotipati.
Il cast
Ben Foster è Tom, il fratello lupo di mare. Toby Wallace è Charlie, il fratello promettente. Jenna Ortega è Mabel, la ragazza che gli ruba il cuore. Tommy Lee Jones è Ray Eldridge, il padre di Tom. Nel cast anche Tim Daly (Dennis Sykes) Clayne Crawford (Pete Weeks) e Aaron Stanford (Skeemo).
Finestkind resta in superficie - La recensione del film su Paramount+
La recensione
Tecnicamente, a parte qualche problema di scrittura nei dialoghi, Finestkind non è un brutto film. Semplicemente è troppo poco, di tutto. È troppo poco sentimentale, troppo poco thriller e troppo poco crime. Le scene d’azione sono troppo poco tensive ed emozionanti, lo stesso vale per quelle di dialogo serio e sentito tra i personaggi. Questo film non è né carne né pesce, né brutto né bello. Semplicemente esiste nel mezzo. Chi riuscirà ad empatizzare con la storia, con Mabel, con Tom e con Charlie forse lo apprezzerà. A tutti noi rimane una scrollata di spalle.
Voto:
5.5/10