Gangs of London 2 la recensione senza spoiler della nuova stagione della serie tv su Sky Atlantic e NOW
Replicare una magia è impossibile. La serialità è però costruita proprio sul tentativo di replicare per anni una magia (a meno che non si tratti di una miniserie). La seconda stagione di una serie tv è quindi qualcosa di rischioso ma una volta superato tutto diventa più semplice. Se poi arrivi a 2 anni di distanza dalla prima stagione è tutto ancora più complesso. Non è il caso di Gangs of London. Gioiellino action di Sky che ha dimostrato come anche le scazzottate possono essere d’autore, Gangs of London ci riporta con forza e vigore nei bassi fondi di Londra.
Se nella prima stagione il lusso e la ricchezza cercavano di far da barriera all’avanzare della violenza, nella seconda stagione la forza bruta prende il sopravvento. Siamo nella giungla d’asfalto di una città cosmopolita, centro d’affari internazionale, hub della criminalità mondiale che ha ormai perso il proprio re. A un anno dalla morte di Sean Wallace Londra è senza padrone e un nuovo spietato padrone controlla con il sangue le strade e gli affari. Ma i misteriosi “investitori”, perso il riferimento della famiglia Dumani, sono decisi a riconquistare il proprio spazio e a riprendere il controllo della situazione. E questo vuol dire solo una cosa: guerra.
Una serie violenta e brutale
Gangs of London perde l’elemento più spettacolare della prima stagione per farsi più violenta e brutale, non c’è scampo davanti alla ferocia di uomini senz’anima che come unico faro del loro agire hanno la ricerca del potere. Non si fanno prigionieri in questo mondo, lontano dalla civiltà e più vicino all’istinto animale e primordiale. La serie ci riporta alle violenze tra tribù dell’Italia prima dei romani raccontata da Romulus, in un assurdo parallelismo tra la serialità di Sky. La violenza non è la semplice descrizione di un atto aggressivo, quanto il simbolo di un mondo sempre più decadente in cui l’interesse del singolo prevale sul benessere collettivo.
Un mondo in cui i criminali in giacca e cravatta fanno affari con quelli in abito sportivo, rappresentando le due facce della stessa medaglia. Gangs of London 2 ha però il difetto di ingranare soltanto nel finale del secondo episodio, quando tutto diventa più chiaro, compreso l’obiettivo di stagione. La serie infatti riparte mostrando tratti di pura violenza che sembravano avere una funzione meramente estetica piuttosto che narrativa. Un difetto che può essere ribalto in un pregio di una serie matura e consapevole della propria forza.
Gangs of London e la sofferenza del potere
Tutti i personaggi di Gangs of London si portano sulle spalle il peso e la sofferenza delle loro scelte. Non c’è gioia, non c’è serenità. La ricerca del potere e il suo mantenimento è un lavoro di costante tensione e che in tutti i sensi non fa bene alla salute. Ma il potere è come il canto delle sirene per Ulisse, una volta che l’hai assaggiato non riesci più a farne a meno. Costi quel che costi.
Tutti bramano il potere ma nessuno ce l’ha davvero. Il potere che i personaggi ottengono con la violenza è effimero e per lo più consegnato nelle mani di qualcuno più potente. Sono tutti aspiranti leader, aspiranti Re che rispondo a un potere supremo, nascosto, misterioso e difficile da fermare.