Ci sono posti in cui nessuno vuole stare, ma dove le persone finiscono. A volte, ci passano tutta la vita. Diretto da Ladj Ly, e scritto da Ly con Giordano Gederlini, Gli indesiderabili (Bâtiment 5) parla di uno di questi luoghi. Uscito in patria nel 2023, è arrivato nei cinema nostrani solo questo 11 luglio grazie alla distribuzione di Lucky Red. Il nostro consiglio è: vedetelo prima che scompaia dalle sale.
Gli indesiderabili: una storia di luoghi
Il Bâtiment 5 è un lotto di case popolari nella cittadina di Montvilliers, in un quartiere abbandonato dalle istituzioni dove è stata relegata la comunità afrofrancese. Quando Pierre Forges, un medico che la periferia non l’ha nemmeno mai vista, assurge alla carica di sindaco ad interim, è deciso a riqualificare quella porzione di città. Ma, ormai lo sappiamo, riqualificazione spesso è sinonimo solo di espulsione di quelli che si ritengono indesiderabili, senza preoccuparsi di dove. Haby nel Bâtiment 5 ci è cresciuta e ci vive ancora adesso che lavora al comune e aiuta altri afrofrancesi a navigare la burocrazia abitativa. La sua battaglia per proteggere il blocco la porterà a scontrarsi non solo con l’incomprensione della società borghese, che vuole solo smettere di percepire il problema, ma anche con amici e famiglia. Perché nel Bâtiment c’è chi vuole proteggere la comunità ad ogni costo…
Gli indesiderabili e l’architettura della violenza
Gli indesiderabili si apre con la lenta discesa di una bara per le scale del blocco. Gli ascensori sono rotti e gli operatori delle pompe funebri si rifiutano di entrare nel palazzone, quindi a portare il feretro sono quattro vicini. Le scale sono strettissime, i pianerottoli ingombri di biciclette e oggetti che non entrano negli appartamenti piccolissimi, le lampadine fulminate. Nonostante l’impegno e l’aiuto di tutti la bara viene sbattuta, sbatacchiata e strisciata sui muri. La scena racchiude tutto il film: certi posti sono strutturati in modo da trasformare quelle che altrove sono non-questioni in delle vere e proprie imprese, impossibili da conquistare mantenendo la dignità. Gli indesiderabili tratteggia lucidamente come la violenza istituzionale non sia (solo) una carica della polizia, ma soprattutto una questione di linguaggi, risorse, architettura dei sistemi.
Nessun titolo brillante, solo un invito ad andarlo a vedere
Gli indesiderabili è un film difficile su un tema difficile, ma è anche un film bello. Avvincente, ben girato e ben ritmato, capace di emozionare e con un finale di grande impatto. Degno di nota anche il suo uso della fotografia aerea, che in genere trovo un po’ gratuito e invece in questo caso è incredibilmente efficace nel definire i volumi del blocco e situarci nella fisicità della situazione. Più di tutto, però, è un film capace di guardare al blocco di case popolari non con lo sguardo orientalizzante che vede nella periferia solo un’ambientazione esotica, ma con una visione intima e allo stesso tempo critica che riesce ad abbracciare sia il macro che il micro, i sistemi e e individualità di chi li abita.
Il cast
Anta Diaw è Haby Keita, una ragazza cresciuta nel Lotto 5 che lavora come archivista negli uffici del comune di Montvilliers e che si candiderà a sindaca. Aristote Luyindula è Blaz, cresciuto con lei ma che ha idee molto diverse su cosa significhi resistere. Alexis Manenti è Pierre Forges, un pediatra e consigliere comunale che diventa sindaco un po’ per caso, e che forse non è pronto alla pressione del potere. Steve Tientcheu è Roger Roche, vicesindaco e politico di lunga carriera, riferimento per la comunità afrofrancese, mentre Aurélia Petit è Nathalie, la moglie di Pierre. Nel cast anche Mohamam Al Rashi, Djénéba Diallo, Bass Dhem e Jeanne Balibar.
La recensione
Gli indesiderabili è un film difficile su un tema importante, ma è anche e soprattutto un film di gran qualità. Avvincente, ben girato e ben ritmato, capace di emozionare e con un finale di grande impatto. Da vedere prima che scompaia dalle sale.
Voto:
9/10