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Goyo, il film Netflix ha capito cosa vuol dire davvero inclusività

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Film e serie tv che promuovono una visione più inclusiva delle relazioni sono uno degli storici cavalli di battaglia di Netflix. Goyo, produzione argentina diretta da Marcos Carnavale e disponibile per lo streaming sulla piattaforma californiana dal 5 luglio 2024, si approccia nello specifico all’esperienza dell’amore sullo spettro. Come se l’è cavata? Riuscirà a detronizzare Bridgerton dalla sua attuale supremazia totale sulle romcom?

Goyo: un ragazzo incontra una ragazza…

Goyo è un ragazzo con la sindrome di Asperger ed una vita piena. Vive con la sorella pianista, nuota e lavora come guida al Museo Nazionale di Belle Arti di Buenos Aires. L’arte per Goyo non è solo una passione, ma un modo di vivere e percepire la realtà, un mondo di volumi, luci, movimento. È proprio un non so che di luminoso che spinge l’attenzione di Goyo su una nuova guardia di sicurezza. Da lì alla cotta il passo è breve, ma la donna è tutt’altro che una creatura angelicata: si chiama Eva, ha un matrimonio fallito con un uomo violento, due figli e poca pazienza per le atipiche avances di Goyo. Perlomeno all’inizio: presto scoprirà che un uomo che dice sempre quello che pensa è una piacevole novità. Frequentarsi richiederà però imparare tanto, per l’uno e per l’altra…

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Un film imperfetto

Togliamoci subito il dente: Goyo è un film dalla qualità altalenante. Sa passare da momenti che sono un cocktail di delicatezza, divertimento e sentimenti ad altri super goffi, con conflitti piovuti dal cielo e risoluzioni ancora meno consigliabili. A tratti sembra quasi di star guardando una stagione di una serie tv riadattata e condensata in un film. Globalmente, però, la qualità dell’esperienza ne è inficiata meno del previsto.

Goyo: la perfezione non è l’obiettivo

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Goyo
Goyo. Cr. Cleo Bouza/Netflix ©2024

Questo perché Goyo è un film che non solo ha il cuore al posto giusto, ma che ha interiorizzato a fondo il suo messaggio di inclusività. La neurodiversità di Goyo non è mai trattata come una malattia, semplicemente è uno stato di fatto un po’ diverso dalla media che non gli leva nemmeno un grammo di dignità. Soprattutto, il film è capace di farci essere sicuri che tutte le parti coinvolte, dal regista agli attori, la pensino così e ci tengano a condividere con lo spettatore il loro punto di vista. A volte la sensazione di star vedendo un film sincero vale molto più di un audiovisivo tecnicamente impeccabile.

Il cast 

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Nicolás Furtado è Gregorio “Goyo” Villanueva, un ragazzo con una straordinaria sensibilità e comprensione dell’arte che si trova a navigare la propria attrazione e l’esperienza della sindrome di Asperger. Nancy Dupláa interpreta Eva Montero, una donna che deve giostrarsi tra lavoro, figli adolescenti, un matrimonio fallito e, adesso, anche un pretendente un po’ atipico.

Soledad Villamil è Saula, sorella maggiore di Goyo e famosa pianista che forse si preoccupa un po’ troppo, percependo la sua condizione come invalidante; Pablo Rago è invece Matute, l’altro fratello, contento che Goyo stia facendo nuove esperienze anche se rischia di bruciarsi. Completano il cast Cecilia Roth, Diego Alonso e Milo Lis.

La recensione

Goyo è un film dalla qualità altalenante, ma che ha interiorizzato a fondo il suo messaggio di inclusività. A volte la sensazione di star vedendo un film sincero vale molto più di un audiovisivo tecnicamente impeccabile.

Voto:

7/10
7/10
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