“Il suo nome era…Rimediotti Gino” l’undicesima stagione di I Delitti del BarLume non poteva che essere dedicata a Gino Rimediotti interpretato da Marcello Marziali, morto solo pochi mesi fa. Uno dei “bimbi” gli adorabili vecchini di Pineta, colonna portate della serie. La dodicesima stagione dovrà fare a meno di lui, perché la serie tornerà non solo visto che le tre puntate terminano con una sorta di “cliffangher” alla BarLume (niente di sconvolgente eh), ma anche perché lo stesso Roan Johnson (regista e autore) l’ha già confermata.
I Delitti del BarLume 11, la stagione più seriale
La stagione 11 di I Delitti del BarLume, ispirati ai romanzi di Marco Manvaldi da cui si sono ormai staccati introducendo storie e personaggi propri, è composta da 3 puntate “Il pozzo dei desideri”, “La girata” e “Sopra la panca”. La formula non cambia: le storie personali dei protagonisti, l’elemento da commedia si sovrappone a un caso giallo che come sempre è in qualche modo collegato ai nostri personaggi.
Gli episodi di questa stagione sono molto collegati tra loro. Non solo le vicende macro dei protagonisti sono legate e proseguono anno dopo anno, ma c’è un filo conduttore tra queste puntate, una sorta di arco narrativo unico stagionale, che vede al centro la coppia comica Pasquali (Corrado Guzzanti) e Tassone (Michele Di Mauro). L’omicidio della prima puntata ha conseguenze sull’amministrazione comunale di Pasquali che con Tassone sta organizzando un evento con Orietta Berti. E questa trama viene trascinata fino alla terza puntata. Allo stesso modo viene introdotto il papà della Tizi (Enrica Guidi) interpretato da Marco Messeri che sarà poi centrale nell’ultima puntata.
Insomma I Delitti del BarLume si serializza sempre di più, ormai è diventata una serie tv vera e propria, tra personaggi che ritornano e riferimenti tra una stagione e l’altra. Difficile bollarli solo come una collezione di film tv alla modalità del “Montalbano” come era all’inizio quando debuttò su Sky Cinema.
La linea comica
I Delitti del BarLume è una serie tv commedia. Difficile ormai definirla in altro modo. Non è più un giallo con tocchi di commedia, ma è una commedia con tocchi di giallo. Il Massimo di Filippo Timi è sempre più un mondo a parte quasi scollegato dal resto, come se cercasse una sua strada senza mai trovarla, l’emblema dell’eterno bambino in cerca di un’identità. Il cuore della serie è la coralità con coppie ben definite che funzionano alla perfezione. Anche se quella che funziona meglio è poco usata in queste puntate, ed è quella tra gli opposti Battaglia (Stefano Fresi) e Pasquali.
I Delitti del BarLume racconta i vizi dell’Italia e dell’italiano, senza mai esagerare e con la qualità tipica dei prodotti Sky. Nel microcosmo di Pineta c’è tutto tra faccendieri, burocrazia, voglia di fare e di non fare, amori, relazioni, sentimenti, passioni, ricerca di se stessi. L’importante è non prendersi troppo sul serio e non prenderla troppo sul serio, è una godibile e godereccia farsa familiare (nel senso che il cast ormai è una famiglia). Se cercate i gialli veri ne trovate quanti volete.
I Delitti del Barlume
Come si fa a non amare I Delitti del BarLume? Una commedia leggera e divertente, una farsa dell’Italia e degli italiani racchiusa nel microcosmo della fittizia Pineta (che tutti vorremmo fosse vera). Tra i “bimbi”, Pasquali e Tassone, Massimo in crisi d’identità, Beppe, la Tizi, il Bar, Cioni e Govoni c’è sempre la Fusco che prova a risolvere qualche caso con l’aiuto di uno dei protagonisti.
Voto:
7.5/10