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Io sono ancora qui: recensione del film brasiliano alla conquista degli Oscar

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La stagione delle statuine si avvicina, e in tante categorie molti hanno notato un pretendente inaspettato: il film brasiliano Io sono ancora qui (Ainda estou aqui). La pellicola, diretta da Walter Salles e tratto dall’omonimo memoir di Marcelo Rubens Paiva, è distribuito nelle sale italiane da BiM distribuzione dal 30 gennaio 2025.

Io sono ancora qui: coraggio e fragilità

Io sono ancora qui

Rio de Janeiro, 1971. Sono gli anni della dittatura militare, ma la famiglia Paiva vive nella relativa pace, trovando il modo di rendere la loro casa di fronte al mare un luogo felice di musica, progetti per il futuro e pranzi con gli amici. Quello che il resto della famiglia non sa è che il padre Ruben, ex deputato laburista ritiratosi dalla vita politica, continua ad aiutare in segreto l’opposizione al regime. Questo, perlomeno, finché un giorno la polizia bussa alla porta di casa e porta in caserma Ruben, Eunice e la figlia Eliana. Dopo degli infernali giorni d’interrogatorio Eliana ed Eunice vengono rilasciate; Ruben, invece, non torna mai a casa, diventando di fatto uno dei troppi disaparecidos durante il regime.

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Eunice si trova quindi a dover portare avanti la famiglia, trovando un modo di sopravvivere, accompagnando i figli nell’elaborare il trauma e soprattutto continuando a combattere per la verità, incalzando instancabilmente il governo per ottenere una dichiarazione ufficiale sulla sorte di suo marito. 

Il genere non fa il monaco

Parte del successo di Io sono ancora qui è ascrivibile alla sua appartenenza al genere di film drammatici impegnati in cornice storica che da sempre fanno faville agli Oscar. Io sono ancora qui è un ottimo esempio del genere, con tutte le carte in regola per ricevere anche un voto più alto da uno spettatore più appassionato di questa tipologia di film di me.

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Il film è però anche capace di rimanere concentrato sull’elemento umano con pazienza, prendendosi il giusto tempo, sapendo quando troncare una sequenza e quando invece permetterle di respirare. La fotografia è morbida e nostalgica, e tutto il comparto tecnico riesce a immergerci nell’epoca senza nemmeno doverci pensare. Anche la performance di Fernanda Torres non ha bisogno di favori da nulla e nessuno, e ben si merita la candidatura 

In conclusione, Io sono ancora qui è un film serio che si prende sul serio, ma che sicuramente lo sa fare bene — decisamente consigliato ai cultori del genere, ma non solo.

Il cast

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Fernanda Torres è Eunice, che si trova a dover prendere il timone della famiglia alla scomparsa del marito Ruben, interpretato da Selton Mello. Valentina Herzsage interpreta Veroca, la ribelle figlia maggiore della famiglia, che viene spedita a Londra perché rimanga al sicuro dal regime, mentre Luiza Kosowski è la secondogenita Eliana, arrestata e brevemente imprigionata con la madre. Barbara Luz, Cora Mora e Guilherme Silveira interpretano invece rispettivamente Nalu, Maria Beatriz e Marcelo, i piccoli di casa Paiva.

 

 

La recensione

Io sono ancora qui è un film serio che si prende sul serio, ma che sicuramente lo sa fare bene — decisamente consigliato ai cultori del genere, ma non solo.

Voto:

7/10
7/10
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