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Kaos su Netflix è una serie inaspettata che tra divinità e umanità parla di temi universali

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Kaos è la serie tv in 8 episodi disponibile da oggi su Netflix in streaming. La trama più o meno approfondita e i dettagli sul cast li trovate nella scheda dedicata, è una rilettura moderna e sarcastica della mitologia greca. Un po’ come quello che Once Upon a Time qualche tempo fa ha meravigliosamente fatto con le favole (soprattutto nelle prime stagioni) ma senza la profondità di Kaos.

Kaos…di una lunga gestazione

La serie ha avuto una lunga gestazione, se ne parla addirittura dal 2018, ma è stata girata soltanto nel 2022 quindi non è stata messa in naftalina semplicemente era un materiale complesso da gestire. Perché volenti o nolenti si parla di religione e del rapporto dell’uomo con la divinità. Certo il filtro è quello della mitologia greca ma i riferimenti al libero arbitrio, alla vita oltre la morte, a quello che ci aspetta nell’aldilà fino alla reincarnazione, abbracciando un po’ tutte le religioni, sono inevitabilmente dietro l’angolo. Kaos riesce a gestire tutto nel migliore dei modi mostrandoci uno Zeus in crisi di mezz’età e dando a Prometeo il compito di raccontarci la sfida lanciata da tre persone alla stabilità del mondo creato dagli dei.

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Kaos
Cr. Courtesy of Netflix © 2024

Senza caos…una serie inaspettata profondamente inglese

A dispetto del titolo il Kaos è in scena e non creativo. I rischi erano altissimi, poi però vai a vedere il nome che c’è dietro e leggi che è Charlie Covell che per Netflix aveva già realizzato The End of the F***ing World, quindi c’è la mano di un inglese e tutto assume un senso, dal sarcasmo costantemente presente a quella voglia di provocare. Ogni scelta in Kaos è curata nel minimo dettaglio, dal bianco e nero in cui è avvolto l’adlidlà fino ai colori sgargianti degli dei. Non c’è niente che possa dirsi prevedibile in questa serie tv, ogni scelta è originale e inedita.

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Kaos non è il tema di un liceo classico

Quello che potrebbe sembra un esercizio di creatività di uno studente di storia antica, il tema creativo di uno studente del liceo classico, una sorta di fan fiction sulla mitologia greca si dimostra un trattato sull’umano e l’umanità, sull’uomo e la sua difficoltà di dare un senso alla vita senza una guida. Ma se quella guida inizia a sbandare, il kaos rischia di prevalere. Furbescamente la serie prima attira lo spettatore con leggerezza e amore per poi diventare sempre più profonda (ma senza mai dimenticare il senso dell’ironia che in fondo è ben presente in ogni prodotto britannico). Cosa determina le scelte dell’uomo? Siamo guidati da un’entità superiore che gestisce i fili della nostra esistenza? Siamo abbandonati alle nostre volontà?

Kaos ci fa immergere in un mondo in cui nulla è assurdo, nemmeno il sacrificio umano volontario per il divino, perché coerente con la storia che stiamo vedendo. Dobbiamo lasciarci trasportare da una serie tv ben scritta, ben girata e ben recitata, che si lascia anche andare a qualche concessione più pop per blandire il pubblico dei social sempre necessario tra meme e reel per il successo di una serie. Kaos però è abbastanza diversa dal resto delle produzioni Netflix, non è facile da seguire (e non solo perché bisogna avere un minimo di conoscenza della mitologia), richiede e chiede attenzione al pubblico. Ah, sembra superfluo dirlo, ma ricordiamoci che non è un trattato di mitologia greca.

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“Finalmente Netflix ha tirato fuori dal cilindro un’idea nuova, originale, dalla scrittura brillante e sagace e dalla regia elegante e contemporanea. Un elegante uso alternato di colore e bianco e nero, la musica contemporanea a enfatizzare i momenti salienti della storia, i dialoghi ironici e mai banali” scrive Giorgia Di Stefano (leggi qui). 

Summary

Kaos è una serie tv sagace e sarcastica, che sa essere furba quando vuole ma al tempo stesso approfondisce diversi temi che riguardano tutti noi, attraverso una metafora che permette di parlare senza colpire direttamente qualcuno, senza che ci sia chi si possa offendere.

Voto:

8.5/10
8.5/10
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