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La città proibita, la recensione: il nuovo film di Mainetti ha i fuochi artificiali dentro

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Roma non cambia mai, ma Roma non rimane mai la stessa. È proprio questa Roma sorniona e infame, trafficona e multicolore La città proibita in cui ci porta il nuovo film di Gabriele Mainetti, arrivato al terzo lungometraggio dopo Lo chiamavano Jeeg Robot e Freaks Out. Il film, prodotto da Wildside, Goon Films e Piper Films, arriverà in anteprima in delle sale selezionate l’8 marzo, e nel resto dei cinema d’Italia il 13 marzo.

La città proibita: sangue e falanghina

Dopo aver affrontato il terribile viaggio dalla Cina nelle mani dei trafficanti di esseri umani, Mei arriva a Roma per cercare sua sorella, scomparsa qualche mese fa. A essere scomparso nello stesso periodo è anche Vincenzo, ristoratore romano che ha lasciato la moglie Lorena ed il figlio Marcello nei pasticci, pieni di debiti e con un ristorante da mandare avanti. In un quartiere Esquilino di potenti gangster e lavoratori sfruttati, concerti underground e scazzottate letali, Mei e Marcello scopriranno che le loro ricerche li portano nella stessa direzione

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La ricetta Mainetti – La recensione

Non c’è niente da fare: Mainetti fa un cinema che, al momento attuale, rimane in una certa misura un unicum. Ancora una volta il regista romano riesce a eseguire un film di genere a un livello alla pari di una produzione americana, ma senza mai cercare di scimmiottare Hollywood, anzi: infondendolo di inflessioni, valori e idiosincrasie profondamente da cinema italiano. E dopo il supereroistico e il fantabellico, a questo giro il trattamento Mainetti tocca al film di arti marziali.

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La città proibita: la nuova Roma 

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Ma sotto un film tecnicamente scoppiettante — bello da vedere, ben recitato (bravi tutti, Giallini magnifico), ben ambientato e con coreografie di combattimento che lasceranno soddisfatti i fan del genere — batte un cuore sincero. In scena ne La città proibita non è solo la tensione fra una ‘vecchia’ romanità stornelli e amatriciana e una nuova, multiculturale e multisfaccettata: è la battaglia fra chi attraversa la vita aggrappato al poco che ha, paralizzato dalla paura di perderlo, e chi combatte ogni giorno per il coraggio di lasciar andare, di condividere, di reinventare, di continuare a innamorarsi.

Il cast

Yaxi Liu è Mei, una ragazza cinese venuta a Roma per cercare la sorella; Enrico Borello è Macello, a cui è toccato prendersi carico del ristorante di famiglia dopo la sparizione del padre Alfredo, interpretato da Luca Zingaretti. Marco Giallini è Annibale, vecchio criminale di quartiere e amico d’infanzia di Alfredo, mentre Sabrina Ferilli interpreta Lorena, la madre di Marcello. Infine, Chunyu Shanshan è Mr. Wang, uno spietato gangster che gestisce una varietà di traffici sotterranei all’Esquilino.

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La recensione

La recensione

La ricetta Mainetti questa volta ci regala un film d’arti marziali tecnicamente scoppiettante e con un cuore sincero, che racconta una storia incredibilmente attuale. Assolutamente consigliato.

Voto:

9/10
9/10
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