Recensione La Paranza dei bambini, il film tratto dal romanzo di Roberto Saviano, al cinema dal 13 febbraio.
Napoli, Rione Sanità. Il quindicenne Nicola e la sua “paranza” formata da Biscottino, Lollipop, Briatò, Tyson e O’Russ, vogliono raggiungere la vetta più alta del potere sostituendosi alle famiglie camorriste dominanti ed ormai in decadenza. Il furto di una pistola darà inizio a questa impresa che porterà questo gruppo di adolescenti, a maneggiare droga e soldi perdendo definitivamente l’innocenza.
La paranza dei bambini, presentato al Festival di Berlino, è un film basato sul romanzo di Roberto Saviano e girato dal regista Claudio Giovannesi, già autore di “drammi” adolescenziali come “Alì ha gli occhi azzurri ” e “Fiore”. Allo scopo di mantenere l’ autenticità e la verità di una cruda vita da strada, per interpretare il gruppo di ragazzi, sono stati scelti degli esordienti tra i 10 e i 15 anni , dimostratosi largamente capaci di mantenere lo sguardo in macchina.
E sono proprio gli occhi di Nicola (Francesco Di Napoli), a colpire con violenza lo spettatore. Nicola esige giustizia, giustizia per la madre costretta a pagare il pizzo per la propria tintoria e da vittima di un “sistema”, ne diventa capo andando lui stesso a chiedere il pizzo. La fame di potere che si impossessa del quindicenne lo porterà sempre di più alla perdita di se stesso in una involuzione senza controllo.
Scena emblematica è quella del lavaggio del viso dopo il primo omicidio del ragazzo. Nicola si traveste da donna con trucco e parrucca, si intrufola in casa di un ex “socio” e lo uccide. Per compiere questo gesto brutale sente l’esigenza di non essere nei “propri panni”. Il successivo “smascheramento”, il lavaggio del viso, oltre a portare via matita e mascara, porta via in modo definitivo la sua innocenza. Nicola si pulisce gli occhi, piange, ma la sua colpa non verrà pulita via. La maschera cade e Nicola è ormai un altro.
La paranza dei bambini è nelle sale cinematografiche dal 13 Febbraio e da unico italiano in concorso al Festival di Berlino, sabato 16 febbraio ha conquistato l’Orso d’Argento per la sceneggiatura.