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Lonely planet: cercando il senso del viaggio (e quello del destination romance) — La recensione

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Altra settimana, altro film romance su Netflix che scala la top ten a velocità vertiginosa: questa volta parliamo di Lonely planet. Scritto e diretto dalla sceneggiatrice veterana Susannah Grant, la pellicola è uscita sulla piattaforma l’11 ottobre e al momento è in seconda posizione fra i film, ma vale il vostro tempo? Scopriamolo insieme.

Lonely planet: alla ricerca di un altrove

Katherine Loewe è una scrittrice di grande successo, alle prese con la stesura del suo ottavo romanzo. O per meglio dire, impantanata nella stesura: con una trama di cui non riesce a venire a capo e destabilizzata dalla fine del suo matrimonio, Katherine si rifugia in un ritiro per scrittori in Marocco alla ricerca della quiete necessaria per ritrovare se stessa ed il suo libro. Fra gli altri letterati più interessati a gozzovigliare che a scrivere incontra Lily, una giovane scrittrice recentemente catapultata dall’oscurità al successo planetario, e il suo fidanzato Owen, un businessman che l’ha accompagnata ma che si trova chiaramente fuori posto nell’ambiente intellettuale e un po’ snob del ritiro. È proprio nel loro essere un po’ due pesci fuor d’acqua che Katherine e Owen si avvicineranno, scoprendo una comunanza di spirito che metterà alla prova le loro certezze per il presente e per il futuro. 

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Atteggiamenti evitanti 

Lonely planet è un film romantico perfettamente passabile, con una perfetta crisi d’identità. È troppo poco leggero per essere una romcom e decisamente troppo poco profondo per entrare nella categoria dei drammi romantici. Soprattutto, il tema della differenza d’età — che è evidente ed ha causato non poca maretta sui social — viene sfiorato appena per circa 3 minuti, e poi passato del tutto sotto silenzio. Il risultato non è un film ‘al sicuro’ dalle tematiche complesse, quanto uno che ha al centro un gigantesco buco a forma di tema spinoso, da cui non può tirarci fuori nemmeno la passabile chimica fra i protagonisti (non perfetta, ma lungi dall’essere cringe come avrebbe potuto essere).

Lonely planet e la turistizzazione del romance

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Ma la grande domanda che sorge è: perché ultimamente pare che si debba per forza andare in qualche località da sogno per innamorarsi? Che ne è stato delle nostre care vecchie città, dei luoghi ordinari in cui il pubblico vive il proprio quotidiano (e probabilmente s’innamora di suo)? Il destination romance è nato come un sottogenere divertente, ma stiamo iniziando ad avvicinarci alla fase terminale in cui il luogo è usto esclusivamente per nascondere i difetti di una trama sviluppata troppo di fretta?

Il cast

Laura Dern è Katherine Loewe, una scrittrice di successo in crisi col suo ultimo libro. Liam Hemsworth è Owen, un uomo d’affari dal cuore d’oro a disagio nell’ambiente intellettuale del ritiro, mentre Diana Silvers è la sua fidanzata Lily, una giovane scrittrice finita improvvisamente sulla ribalta. A sorpresa nel film anche Adriano Giannini nel ruolo di Ugo Jaconelli, un amico di vecchissima data di Katherine.

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La recensione

Lonely planet è un film romantico perfettamente passabile ma con una perfetta crisi d’identità: è troppo poco leggero per essere una romcom e decisamente troppo poco profondo per entrare nella categoria dei drammi romantici, glissando intorno alla sua principale fonte di conflitto.

Voto:

6/10
6/10
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