Matriarch un film l’horror confuso da vedere su Disney+ (o da evitare?)
A volte, il genere horror può dare spazio a questioni difficilmente affrontabili in altri generi, con una libertà di modalità e di meccanismi narrativi inedita. Un esempio è Barbarian. Matriarch, purtroppo, di questa libertà se ne approfitta, risultando macchinoso e quasi incomprensibile. Scritto e diretto da Ben Steiner, il film horror è disponibile su Disney+ dal 4 novembre 2022.
La pellicola è prodotta da David Worthen Brooks, Arbi Pedrossian, e Jenna Cavelle ed è stato sviluppato da 20th Digital Studio. Halloween è passato, i film di paura non passeranno mai, anche se Matriarch purtroppo non fa esattamente onore al genere. Ma veniamo al dunque.
Una storia di maternità… circa?
Laura ha una carriera nella comunicazione, una bella casa e un casino di problemi. Ma proprio tanti. Abusa di alcol e droghe pesanti, ha un qualche disturbo del comportamento alimentare, è sola e disperata, avanza a tentoni in una vita adulta che da fuori dovrebbe sembrare apposto, ma che non inganna nessuno. Un giorno, rischia di morire a causa di un’overdose. Mentre fluttua tra la vita e la morte sul pavimento del suo bagno, scorge una mano che la riporta in vita. Contro ogni buonsenso, e sentendosi arrivata al fondo, decide di chiamare sua madre, con cui non ha contatti da vent’anni e che l’ha trattata male durante tutta la sua infanzia e adolescenza, e di tornare a vivere da lei.
Arrivata nel paesino di campagna in cui è cresciuta, inizia a sentire che qualcosa non va. La madre è inquietantemente giovane, tutti si comportano in maniera strana. Laura sembra sospesa tra la realtà e un mondo profondamente inquietante che somiglia a quello reale ma che non lo è, ma non sembra farci troppo caso, sconvolta dalle droghe. Piano piano si dispiegheranno forze sovrannaturali, coinvolgimenti imprevisti e verità scomode sul suo passato e sul suo futuro.
La confusione regna sovrana
Matriarch non sa cosa vuole essere. Un po’ body horror, un po’ cult horror, un po’ thriller psicologico, un po’ storia di demoni e di famiglie. Ci si può leggere di tutto, in questa trama confusa che vuole essere tutto e sviluppare tutti gli spunti e finisce per non afferrare assolutamente nulla e per lasciare allo spettatore ancora meno. Il rapporto tra il demone madre, la madre della protagonista e la protagonista è una grande metafora di cosa vuol dire essere madre in assoluto? C’entrano l’inquinamento e il rapporto spezzato con madre natura? Il marcio che sembra essere dentro tutto gli abitanti del surreale (e a tratti ridicolo) villaggio è una metafora per il marcio che sta dentro di noi? Per il petrolio? Per il veleno?
Troppe strade, tutte intraprese tragicamente male. Verrebbe voglia, guardandolo, di prendere appunti. Di farsi uno schemino per cercare di tirare le fila di Matriarch. Ma tanto probabilmente non servirebbe a nulla. C’è una differenza sostanziale tra un film complesso e multi-sfaccettato che ti lascia con un sottile senso di dubbio e incertezza e tra un film così confuso nelle premesse e nella scrittura che confonde anche te. Matriarch fa parte del secondo gruppo, purtroppo. Gli accenti assurdi, gli effetti speciali goffi e la recitazione claudicante fanno il resto.
Il trailer in lingua originale
Il cast
Jemima Rooper è la complessa e tormentata Laura, la protagonista. La tremenda e inquietante madre, che si chiama Celia, è Kate Dickie. Sarah Paul interpreta Abi, con cui Laura ha un passato sentimentale che non viene mai spiegato del tutto. Tra i disturbanti abitanti del paesino/villaggio/setta anche Leonard (Simon Meacock) e Gerald (Nick Haverson).