Navalny: Sfida a Putin, il documentario in onda stasera, sabato 21 maggio 2022 alle 21:25 su NOVE.
Continuano su NOVE le serate dedicate a Putin e alla Russia in generale con un nuovo documentario che andrĂ in onda stasera, sabato, 21 maggio 2022. Si tratta di Navalny: Sfida a Putin, un documentario che ha vinto L’audience Award al Sundance Film Festival 2022, diretto da Daniel Roher e prodotto da CNN e HBO. L’appuntamento è per stasera alle 21:25 circa su NOVE.
Come anticipato il documentario è una produzione americana di CNN Films e HBO Max, distribuito da DOGWOOF e in Italia da IWONDERFULL. Il documentario offre un’analisi dell’uomo Navalny, un leader intenzionato a riformare il suo paese, la Russia, che non si fermerà davanti a nulla, e una coraggiosa lotta contro il potere e la corruzione, fondamentale per capire la situazione internazionale contemporanea.
Navalny: Sfida a Putin, di cosa parla?
NAVALNY racconta dalla viva voce del protagonista il tentato omicidio nei confronti di Alexei Navalny, l’avvocato e politico russo fondatore del partito Russia del Futuro e della Fondazione Anti-corruzione e coraggioso leader dell’opposizione a Vladimir Putin.
Diretto da Daniel Roher con il ritmo appassionante di un thriller, il documentario segue l’attivista nella sua indagine in prima persona per identificare gli uomini che lo hanno avvelenato nell’agosto 2020 quando, sentitosi male all’improvviso su un volo tra Tomsk e Mosca e dopo un atterraggio di emergenza Navalny fu ricoverato in ospedale, dove cadde in coma. Trasportato d’urgenza a Berlino, ulteriori accertamenti hanno rilevato tracce di avvelenamento tramite una sostanza nota come Novichok.
Chi è Alexei Navalny?
Alexei Navalny nel corso degli anni ha svelato molte veritĂ scomode attorno al governo russo e ai potenti oligarchi che lo compongono e lo sostengono, non ultima la rete di corruzione e l’enorme giro di denaro e potere attorno a queste figure, a partire da Vladimir Putin. Una volta guarito e rientrato in Russia il 17 gennaio del 2021, Navalny è in carcere da quel giorno – salvo una pausa per un ricovero dovuto al suo prolungato sciopero della fame – con l’accusa mai provata di appropriazione indebita, condannato a scontare una pena che dallo scorso 23 marzo è diventata di nove anni.