La quarta stagione di Only Murders in the Building è terminata. I fanatici del binge watching potranno quindi iniziarla, per i vecchi romantici della serialità settimanale è arrivato il momento di commentarla e di pensare già alla prossima stagione introdotta dall’ennesima morte nel palazzo (inevitabile ormai come un omicidio a Cabot Cove) e dall’arrivo di Tea Leoni che farà parte della prossima quinta stagione. Only Murders in the Building si conferma una tra le migliori produzioni su Disney+ e in assoluto della serialità contemporanea.
Una serie per gli ultimi romantici della serialità televisiva
Only Murders in the Building è a tutti gli effetti “la” serie per i romantici della serialità televisiva. L’ho già detto e scritto tante volte nel corso di questi anni (ho anche dedicato un capitolo del mio libro “New York Trip” a questa serie), ma è giusto sottolinearlo in un periodo in cui siamo travolti da banali titoli mordi e fuggi sulle piattaforme streaming, spesso (per fortuna, direi) cancellati dopo una stagione e gettati nel dimenticatoio.
OMITB è da “ultimi romantici” perché è la serie di chi aspetta con ansia l’episodio settimanale da vedere e si affeziona a personaggi unici, difficili da dimenticare.
Quella di OMITB è una comicità elegante e sopraffina, per chi ama lo stile seriale “di una volta” e vuole sorridere a cuor leggero e cimentarsi insieme ai protagonisti nel risolvere misteri a volte surreali ma divertenti, per chi è disposto ad accogliere la sospensione dell’incredulità per godersi lo spettacolo. Il trio di attori (Selena Gomez, Steve Martin e Martin Short) funziona alla perfezione regalando alla serie un’armonia corale difficile da trovare altrove: in questa quarta stagione sono in stato di grazia, al loro apice, sia nella performance che nelle storie dedicate a ciascuno di loro nella stagione.
Nonostante il lieve calo della stagione 3, con il quarto capitolo la serie è riuscita a reinventarsi in maniera originale e per nulla scontata: non era facile e in pochi ci riescono. La quarta stagione è un omaggio al cinema, in tutto e per tutto: i tre protagonisti vanno e tornano da Hollywood, si confrontano con attori stellari che dovranno prestar loro il volto nel film dedicato al podcast, si cimentano in episodi originali e dinamici. La stagione si compone di 10 divertentissime puntate e ciascuna porta il nome del titolo di un film famoso (da La valle delle bambole a Il ladro di orchidee, da Blow-up a C’era una volta il West) e in queste puntate c’è tutto: tantissime citazioni cinematografiche e riferimenti ironici alle stagioni precedenti, un episodio-documentario (il 6) diviso in atti, un episodio, il 7, che è il migliore delle quattro stagioni.
E poi guest star di altissimo livello, qualità narrativa altissima e una sceneggiatura capace di prendersi in giro, stupire, divertire, ma soprattutto capace di rinnovarsi. E se questo non è sufficiente per convincervi a vedere questa serie, non sapete davvero cosa vi perdete.
Voto 8 Giorgia Di Stefano
Only Murders in the Building quando la qualità ripaga
Le prime sette puntate di Only Murders in the Building di cui avevamo ben parlato già diverse settimane fa, non sono state smentite dalle ultime e dall’ottimo finale di stagione. Non volendo ribadire quanto già detto da chi mi ha preceduto, vorrei soffermarmi sull’uso delle guest star all’interno di questa serie. Contrariamente ad altre serie tv in cui il giallo è anche l’anima prevalente del racconto, in questa le guest star di stagione raramente sono i colpevoli. Un aspetto positivo anche alla luce del fatto che la componente crime è presente, è centrale ma non è fondamentale.
OMITB è una commedia gialla e questo è evidente dal fatto che la risoluzione del caso è spesso frutto di casualità, di scoperte improvvise e che i nostri protagonisti escono da soluzioni al limite dell’impossibile, grazie a un intervento esterno provvidenziale. Tutto quello che non sarebbe credibile altrove e sarebbe considerato un limite, qui è accettato e accettabile proprio perché l’anima da commedia deve prevalere. Le guest star non diventano il fulcro della stagione ma aggiungono elementi senza mai diventare prevalenti, che è il lavoro della guest star.
Apparentemente è una serie impossibile per il mondo attuale. Probabilmente se non ci fosse stato Dan Fogelman reduce dal successo di This is Us, come produttore, Steve Martin e John Hoffman difficilmente sarebbero riusciti a trovare qualcuno che accettasse di sviluppare la loro idea. Perché è una serie che ha un gusto, una raffinatezza e una comicità che pesca a piene mani dal passato, non ha la frenesia moderna e non a caso funziona meglio con la cadenza settimanale. Proprio questo suo sapore antico e confortevole come quella coperta della nonna che ti metti quando stai sul divano per sentirti a casa lontano da casa, è il punto di forza di Only Murders in the Buildin. Voto 8 Riccardo Cristilli
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Riccardo Cristilli - 8/10
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Giorgia Di Stefano - 8/10
8/10
Voto:
8/10