Pesci Piccoli – Un’Agenzia. Molte Idee. Poco Budget è la prima serie tv interamente realizzata dai The Jackal su Prime Video da giovedì 8 giugno. I volti più noti del gruppo Ciro, Fru, Aurora e Fabio ne sono i protagonisti, Francesco Ebbasta è il regista e tutto il team ha lavorato al progetto. “Un’occasione per lavorare tutti insieme e fare quello che ci piace” l’hanno descritta durante la presentazione alla stampa.
La serie è ambientata all’interno della sede provinciale di un’agenzia di comunicazione dove arriva Greta (Martina Tinnirello alla sua prima esperienza) declassata dalla sede centrale dopo un “incidente”. Nelle sei puntate realizzate si susseguono call, incontri con i clienti, spot e video da realizzare ma anche aneddoti e situazioni realmente accadute (come hanno assicurato i The Jackal) e le diverse storie personali.
Pesci Piccoli La recensione
Una serie comedy che è una sorpresa
Diciamoci la verità: in Italia saremo maestri della commedia ma le comedy non le sappiamo fare. Sono rari gli esempi positivi, sicuramente viene subito in mente Boris che era però aiutato dall’elemento satirico. D’altronde il formato era poco adatto alla nostra tv tanto è vero che anche esempi americani hanno fatto fatica a imporsi, crescendo solo grazie alla pirateria. Per questo verso le comedy italiane c’è sempre un approccio diffidente. E anche per questo Pesci Piccoli sorprende.
I The Jackal, pur coccolando i propri fan, pur allontanandosi dal proprio mondo che conoscono meglio, pur non uscendo dai personaggi che conosciamo, riescono a fare di Pesci Piccoli una comedy con una sua struttura e una sua anima. Pesci Piccoli non è un insieme di sketch, di corti da web, ma una serie comedy vera e propria, creata da chi le comedy americane le conosce bene. Non a caso il quarto episodio è un chiaro omaggio a The Office (come ricorda Fabio durante la puntata per chi non avesse colto il riferimento). E non a caso ogni puntata è costruita su 3 linee narrative intrecciate sul modello di Community (come ha sottolineato anche Ebbasta in sede di presentazione).
Pesci Piccoli è una workplace comedy profondamente italiana, anche per quel senso di amaro, di angoscia dell’esistere che percorre alcune puntate, e al tempo stesso internazionale. Una serie con dei momenti molto divertenti soprattutto quando non ricorre alle guest star, per fortuna poco invadenti, evitando così di sembrare una parente minore di Call My Agent. Se il gruppo dei The Jackal è consolidato e ciascuno mantiene la propria parte (con Fabio che come al solito brilla dimostrando tutte le sue abilità da attore), la sorpresa è Martina Tinnirello, volto perfetto per le comedy.
Un consiglio per il futuro? Un pizzico di cattiveria e cinismo in più evitando di cadere nei finali di puntata moraleggianti che fanno tanto commedia italiana dell’ultimo decennio. Inoltre sei puntate sono davvero troppo poche, al punto che alcune evoluzioni, coerenti con la trama di una stagione di una comedy americana da 13/18/22 episodi, risultano troppo frettolose. Voto 7.5 (generoso ma di fiducia) Riccardo Cristilli
Come sopravvivere ai tempi moderni con i The Jackal
Le aspettative conoscendo la bravura dei The Jackal erano piuttosto alte, così come la paura di non riuscire però a ridere di quel mondo delle (infernali) agenzie di comunicazione che ahimè, conosco fin troppo bene. Eppure, alla fine, nonostante un’iniziale titubanza, la comedy – degna di questo nome – Pesci Piccoli, mi ha letteralmente conquistata.
Il gruppo è affiatato e talentuoso (Aurora sorprendente, Fabio attore di altissimo livello, Fru e Ciro sempre una garanzia) e la scrittura è intelligente, ironica, attuale e molto catchy, per dirla proprio nel modo in cui lo direbbero in un’agenzia.
Le linee narrative sono ben sviluppate, la regia impeccabile, la colonna sonora quel più che non guasta mai e rimane in testa alla fine di ogni episodio. Tutto gradevole, scorrevole e divertente, solo un pelino corto: sei episodi sono davvero poco per un prodotto che finalmente, in Italia, potrebbe rivelarsi innovativo e fare scuola. La frustrazione, la fatica e lo smarrimento di chi ogni giorno passa ore di fronte al computer relazionandosi con utenti maleducati, clienti esasperanti e influencer viziati viene fuori sin dalla prima puntata in maniera sincera e quasi per nulla romanzata. I brainstorming senza senso, la campagne pubblicitarie poco credibili e la vita tra colleghi costretti a convivere più di otto ore al giorno è rappresentata perfettamente e con un umorismo di alto livello.
Se solo Pesci Piccoli avesse mostrato un po’ di cattiveria in più, senza “zuccherare” troppo ogni storia e ogni finale (nella vita vera vi posso assicurare che nulla finisce bene in un’agenzia), avrei azzardato che per le nuove generazioni che fanno questo lavoro, sarebbe potuta diventare il Boris 2.0. Ma i The Jackal si sa, sono dei bonaccioni, e gli voglio bene proprio per questo. Voto 7 Giorgia Di Stefano
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Riccardo Cristilli - 7.5/10
7.5/10
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Giorgia Di Stefano - 7/10
7/10
Summary
I The Jackal, pur coccolando i propri fan, pur allontanandosi dal proprio mondo che conoscono meglio, pur non uscendo dai personaggi che conosciamo, riescono a fare di Pesci Piccoli una comedy con una sua struttura e una sua anima. Una workplace comedy profondamente italiana, anche per quel senso di amaro, di angoscia dell’esistere che percorre alcune puntate, e al tempo stesso internazionale.
Voto:
7.3/10