Quando si parla di live action e rifacimenti ci si deve sempre andare coi piedi di piombo, o camminando sulle uova. Che ci si chieda ossessivamente se ha senso continuare a farne oppure no, pare che alle case di produzione non interessi assolutamente nulla. Noi, quindi, decidiamo di saltare completamente l’annosa questione e ci tuffiamo senza paracadute nel mare dell’Isola che non c’è. Peter Pan & Wendy, rivisitazione in live-action del romanzo di J. M. Barrie e del classico d’animazione del 1953, è arrivato in streaming su Disney+ il 28 aprile, in esclusiva. La pellicola, un rifacimento a metà, riveduto e corretto, è diretta da David Lowery, da una sceneggiatura di David Lowery & Toby Halbrooks. Il film è prodotto da Jim Whitaker, mentre Adam Borba, Thomas M. Hammel e Toby Halbrooks sono i produttori esecutivi. Andava fatto? Non andava fatto? Noi vi diciamo la nostra opinione, ai posteri l’ardua sentenza.
Peter Pan & Wendy, la trama è (quasi) la stessa
La prima parte della storia, probabilmente, la sappiamo tutti. Wendy e i suoi fratelli ascoltano sempre le dolcissime e avventurose storie della buonanotte della madre. La loro preferita è proprio quella di Peter Pan. I tre bambini vivono a Londra, sono danarosi, hanno un cane-tata e un padre burbero e non vogliono assolutamente crescere. Questo tema si presenta con particolare forza nella figlia maggiore, che deve partire per una scuola all’estero in cui imparerà tra le altre cose anche a diventare una donna adulta. Wendy ha, comprensibilmente, ansia all’idea. Ne viene temporaneamente sollevata quando a casa arriva nel cuore della notte Peter Pan in persona, accompagnato dalla fatina Trilly Campanellino, alla ricerca della sua ombra perdura.
Il ragazzino in verde, tradizionalmente agile, irresponsabile e scanzonato, trascinerà Wendy e i suoi fratelli in una spaventosa ed emozionante (ma più spaventosa, onestamente) avventura contro Capitan Uncino e la sua gang di pirati senza scrupoli.
Qualcosa in più c’è – Peter Pan & Wendy, una favola adulta: la recensione
Se la prima parte ricalca in maniera fedelissima il cartone animato classico targato Disney, nella seconda parte la storia si discosta un po’. In primis, vale la pena segnalare che in questo film non c’è nessuna rivalità tra i personaggi femminili che ruotano intorno a Peter Pan, che pur rimanendo il perno della storia passa quasi in secondo piano. Wendy, Giglio Tigrato e Trilly Campanellino non sono più imbronciate e in competizione per le attenzioni di Peter, anzi condividono tutte un momento di comprensione profonda e sembrano tutte tese nello sforzo di far capire al protagonista che la sua vita di fuga, super individualismo e deresponsabilizzazione estrema non può durare. Anche la storia tra Peter e Capitan Uncino assume connotati molto più profondi. Il loro passato condiviso torna a galla e decide le sorti di entrambi i personaggi, particolarmente centrale il tema della famiglia, dell’abbandono, delle debolezze tollerate o non tollerate, della perdita del proprio bambino interiore. Il finale è stranamente amaro. Il resto lo scoprirete se deciderete di vederlo.
Quello che è certo è che riguardare da adulti un Peter Pan così oscuro e che tenta così tanto di fornire spunti e di approfondire è tutta un’altra esperienza. Non si capisce bene in che direzione voglia andare questo film, tra la volontà di rimanere fedele e di intrattenimento per un pubblico molto giovane e invece la spinta opposta, di ricerca e arricchimento. Ne esce penalizzato, né carne né pesce, ma lascia comunque qualcosa a chi è pronto a prenderla. Nel mezzo.
Il cast
Il film è interpretato da Jude Law nel ruolo di Capitan Uncino, personaggio più profondo e amaro del film, da Alexander Molony nei panni di Peter Pan, Ever Anderson è invece la super protagonista Wendy, mentre Yara Shahidi è Trilly Campanellino. Nel cast anche Alyssa Wapanatâhk, Joshua Pickering, Jacobi Jupe, Molly Parker, Alan Tudyk e Jim Gaffigan.
La recensione
Non si capisce bene in che direzione voglia andare questo film, tra la volontà di rimanere fedele e di intrattenimento per un pubblico molto giovane e invece la spinta opposta, di ricerca e arricchimento. Ne esce penalizzato, né carne né pesce, ma lascia comunque qualcosa a chi è pronto a prenderla. Nel mezzo.
Voto:
6/10