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Pulse, il tentativo maldestro di Netflix ti fa soltanto venire voglia di vedere un’altra puntata di Grey’s Anatomy

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Com’è Pulse? Quando le varie case di produzioni hanno deciso di farsi le proprie piattaforme autonome togliendo a Netflix quello che era la sua arma vincente, la possibilità di avere tutte le stagioni di serie tv vecchie ma anche di altre in corso, Netflix ha giustamente deciso di rendersi completamente indipendente, creando uno spazio dove l’abbonato poteva entrare e trovare tutto, senza la necessità di andare altrove.

Indubbiamente è stata la fortuna della piattaforma che è esplosa a livello globale affiancando alla propria versione di film e serie tv americani che tutto il mondo conosceva, una collezione di produzioni originali in grado di conquistare ogni singolo paese. Netflix si è così trasformata in una Las Vegas dello streaming con la piccola Venezia, con Parigi con riproduzioni di tutto il mondo nello stesso luogo. Ma come capita a Las Vegas quella copia che illumina gli occhi alla lunga stanca e soprattutto per una certa tipologia di pubblico, quel senso di copia tarocca finisce per arrivare. Pulse è l’esempio perfetto, un tentativo maldestro di replicare Grey’s Anatomy che ha come semplice conseguenza quella di aumentare l’attesa tra una puntata e l’altra di Grey’s Anatomy (che riparte il 17 aprile su Disney+).

Pulse un medical drama sbagliato per il binge

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Nessuno 20 anni fa poteva immaginare quello che Grey’s Anatomy sarebbe diventata. E oggi è inutile illudersi che qualcosa di simile possa essere replicato. Banalmente perché è cambiata la modalità di fruizione, l’evento collettivo è diventato sempre più individuale, i fenomeni sono spesso fugaci e la durata di un prodotto è molto ridotta.

Grey’s Anatomy, come gran parte delle serie tv del passato che oggi rimpiangiamo, sono diventate tali perché hanno creato una familiarità che andava oltre la qualità intrinseca. Quella serie lì come tante altre ancora oggi ricordate, non erano capolavori ma erano le uniche. C’erano pochi titoli che per 9 mesi facevano compagnia allo spettatore. 

L’attesa aumenta il piacere

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L’attesa aumenta il piacere può sembrare una frase banale, ma è particolarmente vero nel mondo della serialità. Il binge watching fagocita chi guarda, lo rapisce per qualche ora e lo sputa via, portando a cercare qualcosa di diverso. La stessa Pulse vista su 10 settimane avrebbe avuto sicuramente un impatto diverso perchè avrebbe dato il tempo allo spettatore di affezionarsi, di digerire alcune situazioni, di commentarle con il collega, con l’amica, con la sorella. Adesso invece magari c’è chi l’ha finita e chi ne ha viste due e non si può sognare quella scena o irritarsi insieme per quell’altra situazione. Questa è la magia irripetibile delle serie del passato.

Nonostante le dichiarazioni degli autori di Pulse di evitare il paragone con Grey’s Anatomy, le similitudini sono fin troppo evidenti, nel gruppo di protagonisti, nel tentativo di mostrare la vita fuori dall’ospedale, ma soprattutto nella costruzione delle puntate con il caso medico che riflette quello che sta succedendo ai personaggi e le canzoni popolari a sottolineare i momenti più intensi. Netflix ha affiancato all’esordiente Zoe Robyn un esperto di serialità del passato come Carlton Cuse proprio per cercare di aiutarla a dare quel ritmo da tv in chiaro generalista alla gestione delle puntate.

Pulse

Fretta e frenesia

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Ma Pulse ha la classica frenesia delle serie in binge che devono dire tanto e tutto subito per tenere ancorato lo spettatore, devono trovare un aggancio anche se viene poi superato rapidamente. Partire con un evento tragico e catastrofico poteva sembrare un elemento innovativo e vincente, ma finisce solo per generare caos impedendo di affezionarsi alle figurine che vedi scorrere sullo schermo. Una situazione da tre puntate evento di metà stagione, è stata messa all’avvio di una serie.

Ci sono situazioni che vengono gestite in fretta e si arriva con il fiatone al finale di stagione che sovverte gli equilibri e introduce un personaggio che sarà potenzialmente centrale nella prossima stagione. In tutto questo però stiamo ancora aspettando di dare una profondità ai personaggi che già ci sono nella serie.

Qualcuno aspetterà Pulse 2?

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Pulse arriva in un periodo d’oro per i medical drama un genere che è stato riscoperto dalla tv generalista e non solo. E anche per questo si nota la differenza rispetto agli altri, cercando una strada più tradizionalista, con storyline banali che non valorizzano i personaggi. Complessivamente è una serie che gli appassionati di serie tv generalista, di medical drama, vedranno sicuramente volentieri, considerandola però come riempitivo in attesa del ritorno della propria serie preferita.

Difficile immaginare che ci sia qualcuno che nei prossimi mesi aspetterà con ansia l’arrivo della seconda stagione tra un anno o forse più. Visto soprattutto che non c’è stato il coraggio di terminare con un cliffangher, altro elemento che rendeva uniche le serie del passato, lasciandoti la voglia di vedere cosa sarebbe successo.

Summary

Un medical drama frettoloso, fagocitato dal binge watching, che non dà modo ai personaggi di crescere e si avvita su storyline banali

Voto:

5.5/10
5.5/10
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