Recensione Chernobyl: la miniserie di Sky Atlantic e HBO racconta la tragedia nucleare del 1986 tra docu-fiction e thriller
La miniserie Chernobyl prodotta da Sky e HBO è diventata nel giro di poche settimane (è composta da 5 puntate) il fenomeno di fine primavera del 2019. Soprattutto grazie al punteggio di 9.7 ottenuto su Imdb grazie ai voti di poco più di 190 mila persone che le hanno permesso di superare mostri sacri come Game of Thrones e Breaking Bad che hanno però 1,5 e 1,2 milioni di voti (ne parliamo nella nostra ultima newsletter qui). Recensione Chernobyl.
Lasciamo a voi le debite proporzioni al di là dell’effetto visivo sorprendente.
La serie è scritta da Craig Mazin già sceneggiatore dei due sequel di Una Notte da Leoni e quindi lontano dal mondo delle miniserie d’autore e più vicino al mondo del cinema blockbuster.
La trama
Era l’1:23 del mattino del 26 aprile del 1986 quando una potente esplosione alla centrale nucleare di Chernobyl vicino Pripyat a 120 km da Kiev, sconvolse l’URSS, l’Europa e il mondo intero.
I 5 episodi uniscono quindi il racconto dei primi soccorsi e della prima analisi di quello che è accaduto, con le conseguenze e i tentativi di riuscire a risolvere la situazione con le indagini portate avanti da Valery Legasov, Boris Shcherbina e Ulana Khomyuk.
P. Credit: Sky / HBORecensione Chernobyl il nostro commento
Oltre l’illusione collettiva “della miglior serie in circolazione” o della serie dell’anno, buona più per fare i titoli che per valutare un prodotto, Chernobyl è un’ottima miniserie. Ma era fin troppo facile prendere un soggetto come quello del disastro nucleare e realizzare un buon prodotto soprattutto se non lasci tutto in mano agli americani ma prendi attori inglesi (per lo più) e lo colori da un gusto e da dialoghi più britannici ed europei.
La storia realmente accaduta del disastro nucleare di Chernobyl si trasforma così in una miniserie capace di bilanciare elementi più drammatici, emotivamente potenti, con soluzioni tipiche della filmografia americana (le classiche americanate per intenderci) e un gusto per il dialogo asciutto di stampo britannico. Mischiando tutto questo escono cinque puntate capaci entusiasmare la “nicchia” cui si rivolge quegli abbonati a Sky e HBO in cerca di qualità.
La componente documentaristica, fin troppo presente nel primo episodio, si interseca al meglio con un thriller della verità, che ultimamente i “true crime” hanno trasformato in oggetto di culto. Complessivamente Chernobyl è una bella serie che sa a chi rivolgersi e conquista il proprio pubblico. E per quello arriva a 9.7 su imdb tra 190 mila persone. Il mio voto però è 8 Riccardo Cristilli
Non c’è miglior sceneggiatura di un fatto realmente accaduto; in quel caso non si può criticare la vicenda trovando vari ed eventuali buchi di sceneggiatura o incongruenze. Si può parlare dell’adattamento, della scelta stilistica e registica, delle interpretazione: ma sicuramente non della storia. Senza troppi giri di parole Chernobyl è un pugno nello stomaco, sappiamo i morti e la desolazione che questo evento ha portato e, mentre le immagini della serie scorrono in tutta la loro drammaticità e potenza, resti inerme, spettatore di uno dei disastri più importati della storia moderna.
Chernobyl è una serie lenta, molto lenta, volutamente lenta, fatta da dialoghi e dettagli, scorci. Ogni passaggio o decisione è fatta per far riflettere lo spettatore, per illustrare come tante cose potevano essere evitate o, per lo meno, potevano limitare il danno.
Sono moltissimi i punti a favore di questo piccolo gioiellino di HBO/Sky: dalla regia estremamente curata in ogni scena a una color correction ricercata ed emotiva, per arrivare all’impeccabile recitazione “british”. È sicuramente un prodotto forte, non pensato per tutti i tipi di pubblico ma per palati sopraffini della serialità.
Voto 9 Luca Lemma
Senza dubbio Chernobyl è una delle migliori miniserie in circolazione. Un risultato facile da raggiungere: prendi uno degli eventi più interessanti della storia europea/sovietica, una delle paure più grosse del genere umano e la racconti. Il risultato dopo la visione del primo episodio sembra una classica serie del canale History, ma proseguendo la visione la serie vira dal semplice racconto del disastro per concentrarsi sulle persone.
Abbandonato quindi l’approccio da documentario, la serie ha poi fatto una scelta ben precisa, raccontare direttamente la vita delle persone coinvolte nel disastro, da chi era lì per gestire e contenere i danni, a chi viveva lì che senza saperlo si è ritrovato in mezzo a una vera e propria condanna a morte.
Dopo il decollo dal secondo episodio la serie non si ferma più e mette in gioco vari elementi, come la critica al regime sovietico fatta attraverso le voci (in inglese) di chi era lì, una critica a tutta la gestione del sistema nucleare dell’est che non può non interessare. Un racconto fatto di dialoghi forti che culmina nell’ultimo straordinario episodio in cui Jared Harris, che da il volto e la voce allo scienziato Valery Legasov, fa un ottima spiegazione del funzionamento di un reattore nucleare RBMK. Lo fa così bene e con l’ausilio di cartelli, che avrei anche acquistato un enciclopedia da 2000€ per come mi ha coinvolto.
Il mio voto alla miniserie è 7.5, perchè nel valutare Chernobyl cerco di mettere da parte le emozioni, l’interesse per un evento storico di grande rilevanza per la nostra storia, e valuto la serie per quello che è: un’ottima rappresentazione della realtà, un obiettivo non così difficile da realizzare soprattutto se si fonda su prove tangibili e fatti storici realmente accaduti, e dove la parte inventata è rappresentata dal personaggio di Ulana Khomyuk, personaggio creato dagli autori per rappresentare i tanti scienziati che hanno aiutato Legasov nelle indagini. Davide Allegra.
P. Credit: Sky / HBO
Chernobyl il cast
- Jared Harris è Valery Legasov, lo scienziato sovietico elemento chiave per lo studio di quanto successo nella centrale.
- Stellan Skarsgard è Boris Shcherbina capo della commissione governativa del Cremlino
- Emily Watson è Ulana Khomyuk fisica nucleare che indaga sulle ragioni che portarono al disastro. Il suo personaggio non esiste ma è una sorta di riassunto delle varie figure che supportarono Legasov
- Jessie Buckley è Lyudmilla Ignatenko la moglie del pompiere Vasily (Adam Nagaitis) attraverso cui ci vengono mostrare le conseguenze dell’esplosione sui primi soccorritori
- Paul Ritter è Anatoly Dyatlov assistente capo ingegnere della centrale
- Alan Williams è Viktor Charkov
- David Dencik è Mikhail Gorbachev
- Sam Troughton è Aleksander Akimov
Il trailer