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Recensione Good Omens: lo stravagante sodalizio degli opposti

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Recensione Good Omens: i sempreverdi Michael Sheen e David Tennant sono ingranaggi ben oliati che funzionano all’interno di un motore che tanto liscio non va

Good Omens esce oggi, 31 maggio su Amazon Prime Video. Il servizio streaming ha presentato qualche giorno fa la serie, tratta dal romanzo di Neil Gaiman e con David Tennant e Michael Sheen, a Milano nel corso dell’Amazon Night.

Good Omens è una co-produzione tra BBC Two e Amazon Studios, e si basa sull’omonimo romanzo di Neil Gaiman e Terry Pratchett.

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Good Omens, la trama

La serie, sceneggiata dallo stesso Gaiman, è ambientata nel 2018, quando l’apocalisse e il giorno del giudizio si avvicinano. Le armate dei “buoni” e dei “cattivi” si stanno preparando. Tutto sembra stia andando secondo i piani divini, tranne per un angelo esigente, Aziraphale (Michael Sheen), e per un demone, Crowley (David Tennant) che non si stano concentrando sulla guerra in arrivo, entrambi hanno vissuto sulla Terra da sempre, e si sono ormai abituati alla vita terrestre e agli usi degli umani, e non hanno alcun interesse sulla guerra incombente.

Il nostro commento

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“Il Libro dei Libri inizia con un uomo ed una donna in paradiso, e finisce con l’Apocalisse.” Potremmo citare questo aforisma dell’illustre Oscar Wilde per raccontare brevemente il primo episodio, o tutta la stagione di Good Omens se vogliamo: perché sì, nei primissimi secondi partiamo esattamente dal giardino dell’Eden con il famoso esilio di Adamo ed Eva, come raccontato dal libro della Genesi, per passare all’apocalisse – o per lo meno l’inizio – il tutto in meno di 30 minuti. Se l’inizio e la fine non sono sicuramente una grande novità, in Good Omens è interessante vedere il “viaggio” per arrivare a ciò. Partiamo con ordine: da una parte abbiamo Aziraphale (Michael Sheen), un angelo estremamente british nei modi con la passione del cibo terreno e collezionista di libri di profeti, dall’altra parte troviamo Crowley (David Tennant), un demone che ricorda più Mick Jagger prima e Bon Jovi invecchiato poi.

Da cosa sono accomunati i due, oltre che ricoprire i poli contrari del trascendente? Semplice: dal piacere nel restare sulla Terra e “godere” di quanto offerto loro. E allora: possono accordarsi per impedire l’apocalisse, la distruzione totale da parte dell’anticristo per continuare la loro vita godereccia terrena? La risposta è sì, e infatti lo fanno. Questo stravagante sodalizio degli opposti è il punto cardine della serie: i sempreverdi Michael Sheen e David Tennant sono ingranaggi ben oliati che funzionano all’interno di un motore che tanto liscio non va. Perché se loro sono delle vere rockstar, i troppi personaggi secondari non sono certamente all’altezza; privi di mordente; poco caratterizzati e schierati qua e la in una sceneggiatura estremamente disordinata.

L’impressione infatti è quella di assistere a una storia sovraccaricata di informazioni mal collegate tra loro; situazioni e avvenimenti troppo macchinosi negli svolgimenti; continui ammiccamenti alla mitologia religiosa e avvenimenti storici capaci di creare un senso di smarrimento e confusione nello spettatore.

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Good Omens è un prodotto British in tutto e per tutto e come tale il suo ritmo è estremamente lento e compassato; non assisteremo mai, infatti, a un brusco cambio di marcia nel racconto. A far da cornice una regia patinata che si perde, però, in alcuni punti. Se da una parte troviamo delle scene stilisticamente perfette, dall’altra vedremo a una regia “sporca” da sitcom [The Office Uk, vi dice qualcosa? ndr.].

In ogni caso Good Omens ha sicuramente degli spunti interessanti: il rapporto di amicizia che si instaurerà tra Aziraphale e Crowley in primis – due specie di agenti segreti di qualche governo, sempre esistiti e che sempre ci saranno, in missione per salvare le sorti del mondo e l’indiscutibile fattura di alto livello che caratterizza la serie. Due fazioni con due player… dalla stessa parte. Riuscirà l’inconsapevole anticristo 11enne ad innescare l’apocalisse?

Luca Lemma
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Good Omens è la tipica miniserie inglese piena di ironia che lo spettatore deve leggere nei dialoghi e negli eventi. E’ questo il punto di forza della serie, è una sorta di presa in giro agli eventi e alle fondamenta della religione e per arrivare a questo risultato usa eventi che già conosciamo e li fa diventare surreali.

Avendo visto tutta la stagione però Good Omens cade nella stessa trappola dell’ipocrisia e del buonismo che cerca di criticare, parte dal racconto della genesi, anche se un po rivisto (ed è proprio lì il bello) per poi spostarsi pian piano nei nostri tempi dove c’è questa strana coppia che sulla Terra si allea per fermare l’apocalisse.

Ora, è difficile fare una valutazione complessiva della serie senza fare riferimento ad alcuni eventi. Ma provandoci possiamo dire che Good Omens parte benissimo, raccontando in chiave ironica tutti gli eventi, con l’aiuto di una voce fuori campo e dei suoi video chiarificatori esagerati. Poi ci sono i due protagonisti: uno eccessivamente cattivo l’altro troppo buono che hanno creato tra di loro un rapporto d’amicizia surreale per i canoni standard a cui siamo abituati. Ma alla fine non ha saputo chiudere col botto o meglio manca di coerenza. Tutto il surreale e l’ironia dei primi episodi si perde in favore di una conclusione se vogliamo un po’ troppo semplice e buonista, cadendo nella trappola di diventare come quello che ha criticato negli episodi precedenti.

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Good Omens è una buona miniserie, piacevole da guardare e con due protagonisti straordinari, che semplicemente non ha saputo o voluto chiudere con un finale diverso da quello c’è stato, scegliendo la strada della semplicità anziché quella della follia. Voto 7 Davide Allegra.


La visione completa dei sei episodi di Good Omens lascia un po’ di amaro in bocca. Quasi sei ore che probabilmente avrebbero avuto maggior forza se ridotte alla metà e/o suddivise in episodi da 30 minuti piuttosto che da un’ora.

Il formato di una serie non è così slegato dalla storia stessa. Costruita come una comedy con puntate da 30 minuti probabilmente Good Omens ne avrebbe guadagnato in termini di forza, compattezza e rapidità. Con puntate da 60 minuti tutto risulta diluito e i personaggi finiscono per prendere una parabola che tradisce il loro spirito iniziale.

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Travolgenti i primi 3 episodi, deludenti gli ultimi 3. Good Omens si perde in quella banalità che inizialmente sembrava voler criticare e demolire. Bastava un pizzico di cattiveria, una dose di cinismo e delle sfumature più dark per dare maggior forza a una miniserie ironica, vivace, divertente ma che finisce per annoiare nel lungo periodo.

Una buona miniserie. Un buon intrattenimento se si ama uno stile così provocatorio e assurdo, ma nulla più. Voto 6.5

Il cast

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  • David Tennant: Crowley
  • Michael Sheen: Aziraphale
  • Jack Whitehall: Newton Pulsifer
  • Miranda Richardson: Madame Tracy
  • Adria Arjona: Anathema Device
  • Michael McKean: Shadwell
  • Anna Maxwell Martin: Belzebù
  • Mireille Enos: Guerra
  • Jon Hamm: Arcangelo Gabriele
  • Benedict Cumberbatch: Voce di Satana
  • Frances McDormand: Voce di Dio

Il trailer in italiano e inglese

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I sempreverdi Michael Sheen e David Tennant sono ingranaggi ben oliati che funzionanti all'interno di un motore che tanto liscio non va. Perché se loro sono delle vere rockstar, i troppi personaggi secondari non sono certamente all'altezza.Recensione Good Omens: lo stravagante sodalizio degli opposti