Recensione di Green Book film con Viggo Mortensen e Mahershala Ali
Anni 60. L’ italo-americano Tony Vallelonga (Viggo Mortensen), detto Tony Lip, dopo aver perso il lavoro come buttafuori in uno dei più famosi club di New York, si ritrova a ricoprire il ruolo di autista per Donald Shirley (Mahershala Alì), talentuoso pianista afroamericano.
Pur essendo un grande musicista, acclamato ed osannato in tutti i propri concerti, Shirley subisce continuamente attacchi razzisti tanto da doversi affidare, per il tour, al Green Book, una guida di alberghi e ristoranti nei quali è concesso l’ingresso ai neri. Nonostante le molte differenze, tra i due personaggi nascerà un forte legame che andrà oltre le distanze di classe e di “razza” dando vita ad una intensa amicizia che durerà una vita intera.
Il paragone con “A spasso con Daisy” (1989) , può sorgere spontaneo, seppur a ruoli invertiti, ma la particolarità del film sta nella sua anima tragicomica che va ricondotta direttamente al regista Peter Farrelly, autore, insieme al fratello Robert, di famose commedie dai tratti “irriverenti” come ” Scemo & più scemo” e “Tutti pazzi per Mary”.
Lo spettatore è dunque “vittima” di un continuo alternarsi di corpose risate dovute soprattutto ai siparietti comici tra i due protagonisti, basati sul tema dell’ opposto (Stanlio ed Ollio insegnano), a momenti di forte tragicità legati al razzismo etnico, sociale e culturale.
I due attori, un Viggo Mortensen decisamente più “in carne” del solito e un grande Mahershala Alì, reduce dal premio Oscar per “Moonlight” (2016) vincitore del Golden Globe per questo ruolo e protagonista in tv con True Detective, ci accompagnano in un viaggio che riporta alla memoria tutta la follia razzista di quegli anni, un viaggio interiore che ci sia da monito nell’attualità, non troppo lontana, a volte, da quel delirio razziale che tanto ci indigna al cinema.
E se vi è venuta voglia di vedere Green Book è ancora in sala in Italia dove sta avendo ottimi risultati al botteghino.