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Il piacere è tutto mio, sotto lo scandalo c’è di più (o di meno) – La recensione

Il piacere è tutto mio

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Il piacere è tutto mio, la commedia brillante con Emma Thompson al cinema dal 10 novembre

Una commedia non adatta a chi si scandalizza facilmente! Dopo aver conquistato la critica internazionale alla Berlinale – Festival Internazionale del Film e al Sundance Film Festival, Il piacere è tutto mio (titolo originale Good luck to you, Leo Grande), film di Sophie Hyde con protagonisti la due volte Premio Oscar Emma Thompson e Daryl McCormack, arriva al cinema il 10 novembre con BiM Distribuzione.

Questo film, che a un’analisi più approfondita si rivela molto meno rivoluzionario di quanto vorrebbe apparire, pur rimanendo interessante, è sceneggiato da Katy Brand e prodotto da Debbie Gray e Adrian Politowski per Align e Genesius Pictures. Vale un viaggetto al cinema, ma c’è un ma.

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Il piacere è tutto mio, una storia quasi coraggiosa

Nancy Stokes si trova in una camera d’hotel. Chiaramente è nervosa. Non riesce a stare ferma. Si ravvia i capelli, si sistema la gonna, si versa un bicchiere. La verità, che ci verrà svelata molto presto, è che dopo una vita sessualmente (e non solo) insoddisfacente, adesso che il marito è morto e lei è in pensione e si annoia ha deciso di affittare un gigolò per provare quello che non ha mai provato in vita sua. Sulla carta è tutto facile. L’incontro con il giovane e affascinante Leo Grande, però, si rivelerà più difficoltoso del previsto.

Un milione di tabù e timori, sensazioni nuove, voglia di rendere l’esperienza più facile e “umana” possibile spingeranno Nancy, nel corso di più incontri, a superare un limite invalicabile. I due protagonisti si apriranno molto l’uno con l’altro, aiutandosi a vicenda, non senza qualche inciampo.

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Ma quali tabù?

Il piacere è tutto mio è un film ben recitato e ben scritto. E su questo non ci piove. É divertente, è awkward quando deve e perché deve. Non è mai forzato. Vedere questi due personaggi (con atteggiamenti nei confronti dell’esistenza, valori e convinzioni diverse e opposte) annusarsi un po’, aggirarsi come animali nella savana nello spazio chiuso e limitato della camera d’hotel è interessante e godibile. Il tema, naturalmente, è il sesso. Il diritto al godimento carnale. Per tutti, a tutte le età e a qualsiasi condizione. Almeno superficialmente. Per questo, forse, questo film si presenta come un grande rompitore di tabù.

Alla fine, però, la storia ci porta verso un tema che è tutto tranne che tabù. Il rapporto con la figura della madre, da due punti di vista. Mi spiego. Nancy è un’insegnante ma è anche una moglie e madre. Non sembra amare particolarmente i suoi figli. Il figlio maschio viene definito da lei estremamente noioso, la figlia femmina si mette sempre nei guai e non la lascia mai stare. Anche nei confronti delle sue alunne, l’insegnante-madre è rigorosa e giudicante allo stesso tempo. Leo Grande è un figlio. Un figlio e un fratello, per essere precisi, che non ha un buon rapporto né con la madre né col fratello.

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Cos’è allora questo rapporto tra Nancy e Leo se non, spogliato della sua natura transazionale e sessuale, un surrogato di mamma e di figlio? O perlomeno, facendo un passo indietro ancora, cosa è se non un rapporto tra una donna di una certa età e un ragazzo molto più giovane che impersonificano i ruoli che gli sono dati dalla loro età l’uno con l’altro, cercando di diramare i nodi della persona che hanno di fronte? Secondo questa lettura, Il piacere è tutto mio perde la spinta scandalistica che tanto sembra vantarsi di avere, per diventare un’arguta ma non nuova analisi di rapporti umani.

Il cast

Una straordinaria (ma non ne siamo sorpresi) Emma Thompson è Nancy Stokes. L’affascinante e solo apparentemente sicurissimo di sé Leo Grande è Daryl McCormack, conosciuto anche per i suoi ruoli in Peaky Blinders e Bad Sisters.

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Il piacere è tutto mio si presenta con un film che vuole rompere dei tabù, ma sotto la superficie analizza un rapporto che è tutto tranne che scandaloso: quello tra madri e figli.Il piacere è tutto mio, sotto lo scandalo c'è di più (o di meno) - La recensione