Pubblicità
Dituttounpop > SERIE TV > Recensione La Casa di Carta, parte 4: non ci siamo!

Recensione La Casa di Carta, parte 4: non ci siamo!

Pubblicità

Recensione La Casa di Carta, parte 4: la serie con i ladri più famosi del mondo torna su Netflix dal 3 aprile, ma ha perso la sua caratteristica più importante: saper intrattenere.

Sono passati più di otto mesi dal rilascio della terza parte de La Casa di Carta su Netflix, e da oggi, venerdì 3 aprile, sono disponibili i nuovi episodi che compongono la quarta parte. Una serie che grazie alle sue straordinarie capacità di intrattenere è riuscita ad ottenere il primato di serie più popolare, non in lingua inglese, su Netflix, nel mondo.

Nei nuovi episodi conosceremo quindi la sorte di Nairobi, e soprattutto vedremo come la banda riuscirà a completare la rapina alla Banca di Spagna. Iniziamo dal trailer:

- Pubblicità -

La Casa di carta, parte 4: la trama

La Casa di Carta Parte riparte proprio dal caos con cui ci aveva lasciati: il Professore è convinto che Lisbona sia stata giustiziata, Rio e Tokio hanno distrutto un carro armato e Nairobi lotta tra la vita e la morte. La banda sta affrontando uno dei momenti più difficili di sempre e la presenza di un nemico tra i suoi stessi ranghi ostacola seriamente la riuscita del colpo.

La Casa di Carta, parte 4: i nostri commenti ai primi cinque episodi

- Pubblicità -

La serie ormai la conosciamo bene, abbiamo imparato ad accettare i suoi difetti, le sue esagerazioni, i suoi colpi di scena da manuale, la sua capacità di raccogliere il gusto di una platea di utenti estesa. Caratteristiche che rientrano nel fenomeno del buon intrattenimento di compagnia, quello che mette d’accordo tutti. Questo vale almeno fino alla quarta parte, che a giudicare dai primi cinque episodi, dimostra di aver perso questa caratteristica. La serie riparte proprio da dove ci aveva lasciati e non solo in termini di storia ma anche in termini di ritmo. I primi cinque episodi sembrano quelli che in una stagione da 22 episodi servono per allungare il brodo, quelli centrali, dove si passa il tempo con storie meno interessanti e poco legate alle dinamiche della trama principale. La storia non va avanti, si perde tempo con un cattivo all’interno che non crea nessuna dinamica interessante, non mancano le scene comiche, le scene a uso social che probabilmente lanceranno nuovi tormentoni. Ma non basta.

Forse La Casa di Carta non ha più nulla da dire, o forse gli autori hanno semplicemente dosato male il ritmo degli episodi, hanno distribuito male la storia concentrandola nella prima metà della stagione, lasciando quello che era superfluo nella seconda parte. La Casa di Carta si poteva apprezzare proprio perchè si lasciava guardare tutta d’un fiato, e purtroppo in questa quarta parte è la noia a prevalere. E se prevale la noia, non resta nient’altro in questo caso.

Davide Allegra – Voto 5
- Pubblicità -

La Casa di Carta è un fenomeno pop-cult mediterraneo, che dalla Spagna grazie a Netflix ha contagiato l’Italia e altri paesi in giro del mondo. E finora, in tutte le occasioni in cui mi sono ritrovato a parlarne, era questo aspetto a prevalere: un intrattenimento per tutti, allargato a tutta la famiglia, perfetto per le maratone della piattaforma.

Finora. Perchè i primi 5 episodi della quarta parte spazzano via anche queste considerazioni. La casa di Carta è un prodotto sciatto, raffazzonato, caotico, superficiale, un pessimo B Movie che fa acqua da tutte le parti pur considerandolo un B Movie. Un prodotto scritto a tavolino per ipnotizzare davanti a un linguaggio caricato e a tratti irrazionalmente scurrile, con personaggi da fumetto, privi di una loro anima. Ci si innamora e disinnamora alla velocità della luce, come se l’interno di una rapina fosse un liceo. Si trattengono forzatamente personaggi cancellati dalla sceneggiatura originale (ricordiamo sempre che la serie nasce come prodotto spagnolo di Antena 3 e solo dopo il successo internazionale delle prime due parti, Netflix ha ordinato questa seconda stagione, divisa in due blocchi e ambientata all’interno della Banca di Spagna), come Berlino solo perchè amati dal pubblico e infilati in flashback del mesozoico privi di senso.

La decisione di dividere in due parti questa seconda stagione se è utile per dividere il numero degli abbonati su trimestri diversi calcolando il successo della serie, è completamente errata nella narrazione della serie. La serie riparte dove l’avevamo lasciata e i primi episodi sono i classici episodi di metà stagione in cui si gira a vuoto e si riempiono spazi. L’eccesso da fumetto è l’altra cifra caratteristica di questa seconda parte in cui il senso di realtà è completamente scomparso. Tutto è possibile nel fantastico mondo de La Casa di Carta.

- Pubblicità -
Riccardo Cristilli voto 4.5

Che ogni serie tv, a un certo punto, sia vittima di un calo nella qualità, è fisiologico e spesso inevitabile. Che una serie di puro intrattenimento (e sospensione della realtà) come La Casa di Carta subisca un simile calo, dopo solo una stagione e mezza, è un vero peccato. I primi episodi della season 2 ci avevamo abituati bene, è innegabile: la produzione, finanziata da Netflix aveva fatto un salto in avanti, in termini di qualità.
A metà tra un action movie alla Mission Impossible e un fumetto ben scritto e disegnato, la prima parte della seconda stagione aveva centrato nuovamente l’obiettivo: intrattenere, divertire, lasciare gli spettatori a bocca aperta. La prima parte, appunto.

I cinque episodi (visti finora) della seconda parte invece, non sono riusciti a rispettare il livello e le aspettative. E il problema in sé non è soltanto il fatto che siano delle noiose puntate riempitive, quanto piuttosto che tutto sia ormai diventato estremamente caricaturale, più adatto a meme per i social network che non all’intrattenimento televisivo. Personaggi macchietta, battute scontate e dinamiche prevedibili: rimane poco de La Casa di Carta di pochi mesi fa, ci dispiace ammetterlo. Perché va bene essere mainstream, ma senza qualità narrativa, neanche il miglior montaggio del mondo può salvare una serie.
Succede quindi poco nelle prime cinque puntate, che forse sarebbero dovute essere distribuite meglio. Ma come spesso accade in questi casi, colpi di scena e cliffhanger a ripetizione sicuramente terranno vivi gli episodi finali per assicurarsi il pubblico per la prossima stagione. Oltre a tanti bei post su Twitter e Facebook.

- Pubblicità -

Giorgia Di Stefano – Voto 5

Il Cast

  • Álvaro Morte (Il Professore),
  • Úrsula Corberó (Tokio),
  • Pedro Alonso (Berlino),
  • Alba Flores (Nairobi),
  • Itziar Ituño (Lisbona),
  • Miguel Herrán (Rio),
  • Esther Acebo (Stoccolma),
  • Jaime Lorente (Denver),
  • Darko Peric (Helsinki),
  • Luka Peros (Marsiglia),
  • Hovik Keuchkerian (Bogotá)
  • Rodrigo de la Serna (Palermo).
- Pubblicità -

Najwa Nimri (Ispettore Sierra), Fernando Cayo (Colonnello Tamayo), Juan Fernández (Colonnello Prieto), Fernando Soto (Angel) e Mario de la Rosa (Suárez) danno vita al corpo di polizia che cercherà di distruggere la Resistenza. Nel cast anche Pep Munné (Governatore), Enrique Arce (Arturo Román), Kiti Manver (Mariví) e José Manuel Poga (Gandía).

Pubblicità
La Casa di Carta è la serie originale spagnola di Netflix. La quarta parte, composta da 8 episodi, è disponibile in Italia a partire dal 3 aprile. Recensione La Casa di Carta, parte 4: non ci siamo!