Recensione Raised By Wolves, la nuova serie HBO Max prodotta e diretta da Ridley Scott arriva in Italia da lunedì 8 febbraio su Sky Atlantic e Now TV
Raised By Wolves è una delle prime serie tv rilasciate dal nuovo servizio streaming HBO Max, del gruppo Warner Media. La serie è stata rilasciata negli Stati Uniti a settembre e da lunedì 8 febbraio arriverà anche in Italia su Sky Atlantic e NOW TV, con due episodi a settimana disponibili poi anche on-demand e in streaming, con il sottotitolo “Una nuova Umanità”.
La serie, la cui prima stagione è composta da dieci episodi, può contare su nomi di spicco tra i produttori e i registi, in primis Ridley Scott (Blade Runner, Alien, Prometheus, The Martian) che si è occupato della regia dei primi due episodi della serie gettando le basi sul tono e il look che la serie poi assumerà negli episodi successivi. Già rinnovata per una seconda stagione, la serie è sceneggiata da Aaron Guzikowski, che ricopre anche il ruolo di showrunner. Iniziamo da un trailer in italiano:
Raised By Wolves, una nuova umanità che riscopre vecchie abitudini
La serie parte dall’arrivo di due androidi sul pianeta Kepler-22B. I due androidi, Madre e Padre, sono stati mandati dal loro creatore in questo pianeta con il compito di creare una nuova civiltà fondata sui valori dell’ateismo. Nell’universo della serie infatti la Terra è stata devastata da una guerra tra una milizia di atei e l’esercito dei Mitraici, un ordine religioso dalle radici cristiane.
Arrivati sul pianeta Kepler-22b, gli androidi iniziano la loro missione facendo nascere gli embrioni umani che avevano portato con se. Passano dodici anni, ma solo un bambino, Campion, è sopravvissuto. Mentre le prospettive per il futuro della colonia appaiono cupe, i tre scopriranno che non sono gli unici rifugiati dalla Terra in questa parte dell’universo. Insieme a loro una colonia umana è sbarcata sul pianeta vergine. Tra loro membri dell’ordine religioso e atei, come Marcus, interpretato da Travis Fimmel (Vikings).
I primi due episodi sono un’ottima introduzione a questo nuovo universo, con Ridley Scott che tramite la regia riesce a dare il giusto tono e quell’estetica cupa che sono una rappresentazione dell’urgenza e della gravità della situazione in cui i protagonisti si trovano. Due episodi che hanno lo scopo di incuriosire lo spettatore, il fan del genere, e che non farebbero mai pensare ai problemi che invece sorgono in quelli successivi.
Il progresso tecnologico che causa regressione culturale, e i difetti di un genere che non si rinnova
Raised By Wolves purtroppo non è all’altezza delle aspettative, presentando una storia che può sembrare complessa grazie all’inserimento di metafore e morali, in realtà non sperimenta e non porta innovazioni nel genere sci-fi. L’idea di contrapporre due mondi opposti, atei e Mitraici, con ideologie diverse offriva sicuramente degli spunti interessanti in termini di riflessioni, ma col passare degli episodi questa contrapposizione si riduce semplicemente a una questione molto banale: credo vs. non credo, per poi perdere completamente importanza avvicinandoci al finale.
E’ un grande difetto da attribuire a una sceneggiatura che si è dimostrata banale e composta da personaggi abbastanza stereotipati che non suscitano alcun tipo di reazione emotiva nello spettatore, nessuna riflessione. Sono semplicemente personaggi tipo presi probabilmente dal manuale “come scrivere una serie sci-fi distopica”: il grande capo dei Mitraici che non ascolta ragioni, così radicato nelle sue convinzioni che riesce pure a mentire per mantenere il potere acquisito. Il ribelle ateo che non ha altra scelta che camuffarsi letteralmente da Mitraico per sopravvivere, per poi diventare lui stesso espressione e simbolo di quella tirannia.
Il tema dello sviluppo tecnologico è usato come base e causa di una regressione culturale che porta l’umanità a trovare conforto nei vecchi valori. Un tema che si ritrova spesso nelle serie di questo genere e che Raised By Wolves lo snocciola alla lettera senza portare niente di nuovo. La minaccia rappresentata dagli androidi, e dall’altro lato l’androide che sviluppa sentimenti verso il suo creatore a cui aggiungiamo e un istinto materno incontrollabile, quasi animale, che giustifica quasi quella minaccia percepita dalla fazione opposta.
L’insieme di tutto questo rende la serie, sì, indubbiamente oscura all’occhio e ben realizzata, ma che chiunque con un budget simile riuscirebbe a realizzare. Ma allo stesso tempo cercando di rispettare tutti i canoni del genere, provando ad elevarlo con l’inserimento di metafore e morali, si rende la storia noiosa e a tratti anche frustrante. Frustrazione dovuta al mancato sviluppo di una mitologia che col passare degli episodi non riesce ad acchiappare lo spettatore generando quel pensiero terribile che forse gli autori non avevano le idee chiare sul tipo di prodotto che stavano realizzando. Frustrazione che alla fine si trasforma in incredulità e sgomento a causa di uno dei finali che definire problematico è un complimento.
Raised By Wolves è un sci-fi distopico ben realizzato tecnicamente, che non innova, che resta nella confort zone del genere che ormai da anni non riesce a rinnovarsi e trovare nuovi spunti narrativi, e si conclude scegliendo la strada del non sense puro cambiando completamente le sorti di una serie che già non brillavano particolarmente.