Recensione Sex Education, stagione 2: quando il divertente, sfrontato e innovativo si normalizza, restando comunque un buon intrattenimento.
Recensione Sex Education – Pronti a tornare nei banchi di scuola di Sex Education? L’appuntamento con la seconda stagione della serie Netflix è per venerdì 17 gennaio 2020. La seconda stagione è composta da 8 episodi e ci riporterà nuovamente nelle suggestivi paesaggi del Regno Unito.
Nella seconda stagione Otis dovrà padroneggiare i suoi impulsi appena emersi per portare avanti la sua relazione con la fidanzata Ola, mentre cerca di gestire il rapporto conflittuale con Maeve. Nel frattempo, il liceo Moordale è alle prese con un’epidemia di clamidia, che rende evidente la necessità di una migliore educazione sessuale scolastica. Immancabile l’arrivo di nuovi ragazzi appena arrivati in città che sconvolgeranno gli equilibri.
Recensione Sex Education 2 – I nostri commenti
L’anno scorso definivamo la serie come un “teen drama divertente, sfrontato e innovativo” che però nel corso della prima stagione aveva già iniziato un processo di normalizzazione. Questo processo nella seconda stagione ha raggiunto il suo apice. Passata l’esaltazione iniziale di rivedere nuovamente tutti sul nostro schermo, la scintilla che si era accesa nel gennaio 2019 si spegne.
La serie, come è giusto che sia, è diversa, mostra l’evoluzione dei personaggi principali, come Otis che dal Mr. Bean della situazione diventa una persona leggermente più matura, adesso ha una relazione e inizia a pensare ad altro, farà dei passi falsi, degli errori, ma è normale. Il rapporto tra Eric e Otis si evolve, resta forte a parole, ma nella pratica quella simpatica chimica tra i due è quasi scomparsa, è lì solo per farcela rimpiangere. I due, hanno storyline separate, come è giusto che sia. Restano però i temi trattati dalla serie, sempre di rilevanza sociale, socialmente utili, ma quest’anno a mio parere vengono trattati fin troppo seriamente, anche con l’ausilio scenette esagerata, sono lontani i tempi della sfrontatezza e del tipico umorismo inglese che davano quella marcia in più a tutto: alle lezioni, ai temi importanti, alla sex education in generale. Adesso l’anima drammatica ha preso il sopravvento, e quando l’anima comedy c’è, vacilla sul baratro della volgarità, che dovrebbe far ridere.
Sex Education quindi si è evoluta, si è normalizzata, le storyline si sono moltiplicate e ci si concentra anche sugli altri, si un po’ spenta e a perso un po’ di quel fascino da comedy inglese sfrontata che le ha fatto guadagnare un posto le migliori novità del 2019. Quindi da questo punto di vista, per me è una leggera delusione, resta indubbiamente comunque un buon intrattenimento, con un ottimo cast. Una voce diversa nel pianeta delle serie tv e nella “Repubblica dei teen drama”.
Davide Allegra, voto 7.5
“Il secondo album è sempre più difficile-le nella carriera di un’artista” cantava Caparezza e tranne rare eccezioni (tipo Lost), questo è vero anche per le serie tv. E tutto diventa ancor più difficile se nei primi episodi ti sei contraddistinto per carica innovativa, per voglia di stupire, per capacità di rinnovare un genere come il teen drama che, diciamocelo, è ormai una nicchia ben definita.
Da non fruitore dei prodotti con adolescenti e per adolescenti, anche di quelli considerati più di culto (tipo Euphoria) in Sex Education ho ritrovato quella voglia di raccontare quella parte di vita che ormai è alle spalle ma che tutti più o meno abbiamo vissuto, mettendo al centro un personaggio candido, insicuro, spensierato, come Otis, non un nerd come tanti ce ne sono, non un loser, semplicemente uno “normale”. La seconda stagione, però, mostra tutti i limiti di un racconto che prova a cresce, a superare i confini inglesi ma che finisce per normalizzarsi fin troppo. Solo a tratti si ritrova negli otto episodi della seconda stagione di Sex Education quello spirito sarcastico sul mondo dei giovani e degli adulti, quella carica innovativa che aveva fatto finire la serie nelle classifiche dei migliori dell’anno.
Sex Education si normalizza ma non per questo si banalizza. Lo sguardo offerto sul mondo dei giovani non è carico di situazioni forzate, non c’è la ricerca dell’estremo fine a se stesso. Sono ragazzi normali, ciascuno con le proprie fragilità e debolezze. E il mondo degli adulti non è poi migliore. Certo Jean vive e respira grazie alla sua magnifica interprete Gillian Anderson, capace di rendere memorabile anche l’elenco del telefono.
Sex Education torna, si normalizza ma perde la sua componente più divertente, sommersa tra i troppi drammi che la circondano. Eppure ci sono ancora scene memorabili come il meraviglioso musical finale.
Menzione d’onore merita il personaggio di Adam sia per il modo con cui viene raccontata tutta la sua vicenda, la scoperta di se stesso, ma anche per il suo sguardo vuoto, impassibile sul mondo.
Voto 7 Riccardo Cristilli
Il cast
- Asa Butterfield è Otis
- Gillian Anderson è Jean la mamma di Otis
- Emma Mackey è Maeve
- Ncuti Gatwa è Eric
- Connor Swindells è Adam
- Kedar Williams-Stirling: Jackson
- Chanei Kular: Anwar
- Alistair Petrie: Signor Groff
- Cerys Watkins: Natalie
- Mimi Keene: Ruby