Recensione The OA stagione 2: la serie Netflix è disponibile dal 22 marzo. Ha senso sperare che tutto abbia un senso?
Recensione The OA stagione 2 – The OA, è una serie disponibile su Netflix Italia. La prima stagione è disponibile ormai da più di due anni (qui la nostra recensione della prima stagione), la seconda è disponibile su Netflix dal 22 marzo scorso.
Sono 16 episodi totali, 8 per stagione. The OA è prodotta da Aida Rogers, con Michael Sugar, Brad Pitt, Dede Gardner, Jeremy Kleiner e Sarah Esberg di Plan B Entertainment, insieme a Brit Marling e Zal Batmanglij.
The OA, la trama della seconda stagione
La serie segue le vicende di OA (nome con cui si fa chiamare la protagonista Prairie Johnson, interpretata da Brit Marling) e il suo ingresso in una nuova dimensione, dove la aspetta una vita completamente diversa, stavolta da ereditiera russa ma ugualmente prigioniera di Hap. Nei nuovi episodi debutta Karim Washington, detective privato incaricato di ritrovare Michelle Vu, una ragazza scomparsa. Il suo percorso si incrocia con quello di OA, insieme indagano sul mistero della sparizione di Michelle e sulla scoperta di una casa a Nob Hill legata alla scomparsa di diversi ragazzi. Nel frattempo, nella prima dimensione, i personaggi BBA, Angie e i ragazzi continuano a ricercare se stessi in un viaggio alla scoperta della verità che si nasconde dietro OA e le incredibili realtà da lei raccontate.
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I Nostri Commenti
Parlare di The OA senza fare riferimento a quello che accade è come parlare del nulla, quindi cerchiamo di sviscerare un po’ quello che si prova guardando questa serie. Non è una seduta psicologica, per carità, anche se forse servirebbe un po’ agli autori della serie.
La seconda stagione di The OA parte con la necessità di sorprendere nuovamente lo spettatore, e questa necessità guardando i nuovi episodi si percepisce e si trasforma più in uno sforzo da parte degli autori. Uno sforzo che si traduce in risvolti e scene create con l’intento principale di colpire l’intelligenza dello spettatore, in fin dei conti è questo The OA: mette alla prova la nostra capacità di ragionare secondo una logica normale.
Ci ha messo alla prova già alla prima stagione, quando dovevamo schierarci con chi credeva alla storia di Prairie, o con chi sosteneva si fosse inventata tutto e che di conseguenza la serie fosse solo una presa in giro. Questa sensazione di indecisione con la seconda stagione non svanisce, anche se in realtà la serie ha messo da parte gran parte degli elementi della prima, e ne ha creati di nuovi. Alcuni erano interessanti, altri scontati, e infine molti erano assurdi, senza un senso logico per lo sviluppo della storia.
The OA però ha un pregio molto importante in questo periodo di affollamento di contenuti. Ti acchiappa come un polpo con i suoi tentacoli e non ti lascia andare, usando un modello narrativo che rivela qualcosa e ne mette in discussione altre cento. Alla fine quindi ti ritrovi costretto a guardarla, anche solo per capire fino a che punto sono disposti a spingersi e se c’è un grande schema dietro che capiremo solo quando la serie finirà.
Quindi finita la seconda stagione ci ritroviamo nella stessa situazione di due anni fa, quando abbiamo visto il finale della prima. Solo che adesso la prova di fede non riguarda la protagonista e la sua storia, ma tutta la serie in generale. Un giorno tutto ciò avrà un senso? Voto 6.5, perchè non annoia, ma dopo aver visto la stagione preferirei non avere il sospetto di aver perso solo tempo. Alla lunga questo sospetto può diventare disinteresse totale.
Davide Allegra
Libera la mente, elimina completamente ogni pensiero e preparati alla visione di una serie scritta probabilmente sotto effetto di acidi, girata allo stesso modo e da vedere allo stesso modo. Battute a parte, la visione di The OA divide e dividerà sempre lo spettatore. Certo se dopo la prima stagione ti sei imbarcato nella visione della seconda qualcosa deve averti convinto, altrimenti è solo tempo sprecato.
A The OA bisogna riconoscere il merito di non risparmiare nulla, mette insieme tante idee, le unisce in un calderone e prova trovare una direzione tra colpi di scena, momenti ad effetto, elementi disturbanti e inattesi. Da un lato rappresenta tutto il bello della serialità per la complessità del racconto, la costruzione episodica che aggiunge elementi sfruttando a pieno la sua natura. Dall’altro lato però incarna tutti quei limiti di un periodo storico in cui, causa abbondanza di serie, c’è la ricerca costante dello stupore, la necessità di esagerare per farsi notare. The OA vive in un equilibrio che spezza e ricrea costantemente, in un trip senza fine e che non finirà mai. Riccardo Cristilli voto 6,5
Il cast
Nella seconda stagione ritroviamo: Brit Marling, Jason Isaacs, Emory Cohen, Patrick Gibson, Phyllis Smith, Brendan Meyer, Ian Alexander, Brandon Perea e Sharon van Etten. Tra le novità invece: Kingsley Ben-Adir e Chloë Levine. Paz Vega, Irene Jacob e Riz Ahmed tornano come special guest anche in questa seconda parte.