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Recensione We Are Who We Are: la serie manifesto che rompe le scatole convenzionali che ci avvolgono

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We Are Who We Are la serie tv di Luca Guadagnino su Sky e Now Tv da venerdì 9 ottobre, un manifesto per la liberazione nella vita e nella serialità

We Are Who We Are non è solo il titolo della serie tv di Luca Guadagnino, scritta da Francesca Manieri e Paolo Giordano, prodotta da The Apartment per Sky e HBO, che arriva da venerdì 9 ottobre in Italia su Sky Atlantic, Sky Cinema e Now Tv (ma è già on demand su Primissime). We Are Who We Are è una frase manifesto #WAWWA, simbolo della serie, del suo stile, dei suoi personaggi.

Siamo quelli che siamo e se non lo capite il problema è vostro non nostro. Non devo giustificarmi per chi sono, per come mi vesto, per chi amo, per come amo, per come cammino, per il mio peso, per la mia faccia. Siamo quelli che siamo, ci dicono i protagonisti, e il loro dolore, la loro sofferenza per raggiungere questo equilibrio diventa anche nostra guardando la serie. La tempesta emotiva adolescenziale travolge a cascata tutti i protagonisti che devono fare i conti con chi sono.

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Qui la trama, i personaggi e le anticipazioni dei primi due episodi

La prova seriale di Luca Guadagnno

Luca Guadagnino porta il suo mondo cinematografico all’interno della serie tv ed è impossibile non ritrovare echi di Chiamami col tuo nome all’interno di We Are Who We Are, al punto che, come confermato durante la presentazione, Timothy Chamalet ha fatto un brevissimo cameo passando con una maglietta gialla sullo sfondo di una scena. Troppo simili i turbamenti emotivi dei protagonisti per non riconoscere un’unica mano. Evidenti fin da subito lo stile soffuso del raccontare della mano di Guadagnino, capace di colpire quando serve e lasciare andare la scena in altre occasioni.

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Il regista è riuscita a trovare un equilibrio tra l’universo cinematografico e quello seriale, in cui la logica di costruzione di puntata è funzionale alla realizzazione del tutto. In questo modo We Are Who We Are funziona sia in una maratona da 8 ore che in un formato settimanale, perchè ogni puntata ha un suo corpo, un suo tema centrale ma esiste in relazione a chi la precede e a chi la segue.

Guadagnino non cede alla semplice soluzione del girare come se fosse un film e poi suddividere magari anche a caso, così come non si trasforma in un onesto servitore del mondo seriale. Aiutato in questo dall’abile mano di Francesca Manieri e Paolo Giordano, il regista costruisce un prodotto che ha un’anima, uno stile e soprattutto qualcosa da dire. Aspetto non banale oggi. E anche in questo rispetta la filosofia del We Are Who We Are.

Lo spazio ristretto dei personaggi di We Are Who We Are

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Come un giallo di Agatha Christie, il regista ama costruire i suoi racconti in uno spazio e in un tempo ben definito, per poterli così controllare al meglio, come ha spiegato in conferenza stampa. Da qui la scelta di portare la storia in una base americana in Italia, per poter essere negli USA, senza però esserlo, potendo giocare sul sistema di valori e di regole del mondo militare, mettendolo in contrasto col turbamento emotivo dei suoi protagonisti. Ancora più chiaro considerando che siamo nei sei mesi che hanno portato all’elezione di Trump. E il #WAWWA non può che scontrarsi con il populismo trumpiano.

E veniamo a loro. A Fraser e Caitlin, a un ragazzino che dalla cosmopolita New York si ritrova catapultato nel chioggiotto, in un microcosmo ristretto inserito a sua volta in un mondo ancora più ristretto. Caitlin parla bene l’italiano, da tempo è nella base, ha un suo mondo ben definito, tra amicizie e un rapporto molto stretto con il padre. L’arrivo di Fraser sarà il detonatore emozionale del suo universo, capirà di non sentirsi bene nei panni femminili, inizierà a comprendere come vorrebbe essere qualcosa di diverso.

Questo terremoto emozionale percorre tutti i protagonisti. Perchè l’arrivo esterno di un comandante donna, sposato con una donna e con un figlio “strano” che si mette lo smalto e ha vestiti improbabili, non può passare inosservato. E tutti capiranno di non conoscere l’altro e soprattutto di non conoscere se stessi. Perchè giudicare gli altri se non siamo capaci di capire noi stessi? Siamo quelli che siamo, anche se magari è dura fare i conti con quello che siamo, anche se non vorremmo esserlo perchè in fondo adeguarci al modello precostituito dagli altri è più semplice.

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E la rottura degli schemi

La serie ci spinge a rompere tutte le etichette che siamo abituati a dare agli altri, perchè è più semplice inserire il mondo dentro scatole ben definite piuttosto che aprire ogni confine del nostro essere e guardare senza pregiudizi. Forse per tutti sarebbe più semplice vivere all’interno di queste scatole. La vita per Fraser, per Caitlin, per tutti i personaggi sarebbe più semplice perchè così Fraser potrebbe definire il rapporto con Jonhatan senza soffrirne, o Caitlin potrebbe avere un dialogo costruttivo con il padre. Ma siamo quelli che siamo e non possiamo cambiarlo. Anche se volessimo farlo.

We are who we are

Un gruppo di italiani, guidati da un cast internazionale e da un regista molto amato oltreoceano come Guadagnino, sono riusciti a costruire una serie tv realmente cosmopolita che è fortemente italiana per lo stile, per il modo di raccontare le emozioni, ma tanto americana nella voglia di provocare, di spingersi oltre restando ancorati alle convenzioni. Una serie tv moderna, che parla il linguaggio di oggi e racconta i giovani senza cercare necessariamente lo scandalo, senza voler forzarne la caricatura. We Are Who We Are rompe gli schemi della serialità, travalica i confini dei generi e con la forza dei suoi personaggi parla a tutti portando una nuova filosofia di vita il #WAWWA.

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