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Respira su Netflix, un medical drama frenetico e iper-pop ossessionato da Manu Rios – La recensione

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Il giorno dopo Kaos, quasi a voler compensare l’eccessivo livello della serie tv appena rilasciata, Netflix carica sulla sua piattaforma Respira un medical drama iper-pop e contemporaneo che pensa più ai social che alla trama e ha tutti i pregi e i difetti della serialità spagnola. Così come per Kaos, vedere chi l’ha creata dice molto sulla natura della serie: Respira è di Carlos Montero che ha realizzato tanta serialità contemporanea spagnola su Netflix come Elite, Tutte le volte che ci siamo innamorati, Il caos dopo di te, Feria la Luce più Oscura.

Respira…anche meno!

Respira
RESPIRA. Cr. Carla Oset/Netflix © 2023
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In 4 episodi di Respira, quelli che ci sono stati dati da vedere in anteprima, succede praticamente di tutto e di più, al punto che la trama serve solo a descrivere il contesto ma non si può aggiungere altro perchè ogni altro dettaglio sarebbe uno spoiler vietato. In 4 puntate vengono aperte così tante storyline che basterebbero a riempire quattro stagioni di un normale medical drama. Perché in questa tipologia di serie le storie dei protagonisti corrono sottotraccia rispetto ai vari casi di puntata e basta dare qua e là degli input per portarli avanti nell’arco di più stagioni.

Qua invece si viene travolti dagli eventi al punto che quel significato sociale che si vuole dare di interesse e attenzione per la sanità pubblica, appare sfumato e dimenticato.

Troppe cose tutte insieme

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Nemmeno fossimo in un piccolo paese di provincia, gli intrecci che avvengono sono al limite della credibilità anche per una serie tv. Non tanto, ovviamente, tra i medici dell’ospedale, le relazioni tra loro sono la normalità per un medical drama, quanto per gli incontri fuori dalle mura della struttura sanitaria. Troppe coincidenze non necessarie, soprattutto non in soli 4 episodi.

Respira
RESPIRA. Cr. Carla Oset/Netflix © 2023

La fretta impedisce di far conoscere i personaggi che vivono solo in funzione del loro dramma. Addirittura alcuni vi precipitano senza che nemmeno li conosciamo davvero e c’è almeno una storylines (che non vi stiamo a svelare) che non solo appare come non necessaria, ma soprattutto è mal sfruttata proprio per la fretta di dover aggiungere un dramma.

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Se c’è una cosa che le serie tv di lunga durata sanno far bene è costruire il dolore anche intorno a personaggi secondari, legati a uno dei protagonisti, su cui accennano per svariate puntate, per poi dopo 2-3 stagioni farli finire al centro di una tragedia. Sembrerebbe una di quelle banalità nella costruzione del racconto. Eppure anche questo salta in Respira.

Ossessione Manu Rios

La serie punta a intrattenere senza badare troppo alla forma e sa che per intrattenere c’è bisogno di caricare le puntate di drammi eccessivi che colpiscano nel vivo i protagonisti. Non c’è così il tempo di pensare e tutto viene perdonato. Anche errori macroscopici come quello che avviene nel primo episodio quando vediamo il personaggio di Manu Rios arrivare in ospedale, cambiarsi per iniziare il turno mentre uno dei suoi colleghi dice di essere alla fine di un turno da 22 ore. Peccato che poco dopo si riveda questo stesso personaggio tornare a casa sfinito, raccontare agli altri un fatto successo in ospedale e magicamente in casa c’è Manu Rios.

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Proprio l’ex attore di Elite è uno dei fardelli della serie. Non tanto per le sue abilità recitative, quanto perché viene messo costantemente in mostra, esposto come il gioiello della corona, capace di attrarre il pubblico e di creare scene buone per i reel o per un meme sui social. Si spoglia e mostra un fisico scolpito da specializzando in personal trainer più che in chirurgia. Respira contamina il medical drama con il teen drama senza teen, con gli specializzandi che vivono di eccessi alla Euforia, anche se tutti concentrati in modo un po’ stereotipato, intorno al personaggio gay.

Quello che non si può negare a Respira è la capacità di mantenere viva l’attenzione del pubblico. Intrattiene e prova anche ad affrontare un tema importante come la sanità pubblica e il lavoro dei medici, ma in un modo esagerato e superficiale, mettendo insieme le prime idee che potrebbero venire in mente a chiunque intorno a questi temi.

Too Much

Respira è una serie tv “too much” in cui c’è troppa roba, troppe vicende, troppi intrecci improbabili, troppa sospensione dell’incredulità per essere vera. Tutto troppo e con la continua ossessione per Manu Rios

Voto:

5.5/10
5.5/10
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