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Sconfort Zone una serie davvero seria per affrontare la crisi esistenziale di Maccio Capatonda

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Un fantasma si aggira per l’Italia, quale sarà il prossimo comico ad affrontare una crisi esistenziale in una serie tv? Sconfort Zone dal 20 marzo su Prime Video, la serie tv di e con Maccio Capatonda che lui stesso ha definito al 52% autobiografica, è una serie scritta da Marcello Macchia (il suo vero nome) per Maccio Capatonda, alle prese con una crisi creativa ed esistenziale.

Dopo Lillo e Carlo Verone un altro attore comico decide di realizzare una serie in cui è una versione di se stesso. E la domanda sorge un po’ spontanea: sono le piattaforme a chiedere questa deriva personale o sono gli stessi attori/autori a non immaginare altro oltre a versioni di se stessi? Perché quando ci si avvicina alla materia seriale comica si sente l’esigenza di trasformarla in una seduta di psicoterapia immaginando varie situazioni in qualche modo sempre collegate all’identità dell’autore e protagonista? E’ narcisismo o paura di sperimentare terreni sconosciuti?

Non è soltanto curiosità intellettuale ma un dubbio che dovrebbe anche porre una questione produttiva, perché le serie tv comedy realizzate in Italia non vanno oltre il nostro ombelico e in molti casi faticano anche ad intercettare un pubblico che esca dalla cerchia dei fan dell’attore protagonista. Al di là del fatto che la comicità è molto spesso legata a temi e situazioni locali, siamo di fronte a prodotti troppo locali che denotano una strategia ombelicale delle piattaforme che sperano così di ottenere un maggior radicamento territoriale.

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Sconfort Zone, la recensione: gli aspetti positivi

Sconfort Zone

A Sconfort Zone di Maccio Capatonda va riconosciuto il merito di cercare una strada più matura e profonda, pur restando nell’ambito del proprio Io soggettivo. Marcello Macchia rischia in prima persona, staccandosi da quel mondo più familiare con cui ha ottenuto la fama, provando a cambiare strada e dando così vita a una serie riuscita che allarga lo spettro della commedia sfiorando il dramma.

La sconfort zone del titolo non è soltanto quella dell’autore ma anche del pubblico che resta spiazzato rispetto alle possibili aspettative legate a una serie tv di Maccio Capatonda. Il gusto per l’assurdo e le esagerazioni non mancano ma viene declinato in una chiave diversa, cercando un contatto maggiore con personaggi reali e realistici. Maccio Capatonda prova a chiedersi fino a che punto si è disposti ad arrivare per ritrovare la felicità perduta, ma soprattutto cos’è davvero la felicità?

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E quelli negativi

Se il tema, il tentativo di approfondimento, l’allontanarsi dal proprio mondo rappresentano gli aspetti positivi della serie, Sconfort Zone finisce però per essere la classica e tipica serialità italiana di un comico. Le puntate sono costruite per scenette non necessariamente destinate a far ridere ma pensate come dei blocchi poco fluidi nell’equilibrio complessivo del racconto. Valerio Lundini, Edoardo Ferrario e Fru rappresentano una sorta di coro greco della vita di Maccio Capatonda, ma non sono organici al racconto, elementi aggiunti in modo posticcio per dare degli spunti comici ulteriori.

Tornando in modo circolare al tema con cui è iniziata questa recensione (circolarità che è presente anche nella serie tv) la sensazione è quella di assistere alla serie di Maccio Capatonda che poteva esser fatta solo da Maccio in cui tutto ruota intorno a Maccio, in cui gli altri personaggi si accendono e si spengono a seconda della sua presenza con una profondità costruita secondo necessità.

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In conclusione

Sconfort Zone è un buon prodotto per far scoprire un altro lato di Maccio ai fan di Maccio.

Sconfort Zone

La serie tv di Maccio Capatonda porta il pubblico in una Sconfort Zone, lontana rispetto a quello cui ci si sarebbe potuto aspettare dal comico. La forza della serie sta proprio nel tema e nel modo in cui è affrontato ma la struttura non la allontana dalla tipica comedy italiana

Voto:

6.5/10
6.5/10
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