Il troppo stroppia potrebbe essere il sottotitolo della stagione finale di Sex Education, su Netflix da giovedì 21 settembre. L’esagerata deriva “woke”, pedagogico-educativa di questi ultimi lunghissimi episodi, finisce per soffocare anche le parti migliori che hanno reso la serie un successo. L’equilibrio tra la componente comica e l’approfondimento delle dinamiche adolescenziali e della scoperta della sessualità, da sempre un punto di forza della serie, si rompe completamente nella seconda parte di questa quarta e ultima stagione.
La quarta stagione di Sex Education finisce per fare l’esatto opposto di quelli che erano i suoi propositi: dare lezioni. Il mondo fatato della nuova scuola dove finiscono i protagonisti, amplifica l’effetto di universo parallelo fuori dal tempo e dallo spazio della serie, ambientata in un villaggio inglese in campagna, lontano dalle grandi città, ma completamente fuori dal mondo. Una sorta di isola utopistica, rifugio dalle storture del mondo, dove tutto è possibile e si realizza.
Tutte le giustissime rivendicazioni sociali e culturali che la serie tv porta avanti, contro la violenza, contro le molestie, a favore dell’inclusione, di ogni forma di disabilità, dell’accettazione di se stessi, finisco per non trasmettere un messaggio ma di dare lezioni pedagogico educative che risultano respingenti.
In passato Sex Education era stata abile a rendere organici al racconto tutti questi elementi, gli importanti spunti sulla comprensione dell’altro, sulle difficoltà delle dinamiche familiari, della scoperta del proprio essere, della definizione dell’identità, erano inserite in contesti scolastici e ancora giovanili, tentando di parlare anche a chi queste cose magari non le conosce, non le vive o le sta solo esplorando. In quest’ultima stagione Sex Education finisce per parlare “ai suoi”, a chi questi temi li conosce e li vive.
Manca un “villain” in questa quarta stagione di Sex Education. Si percepisce l’assenza di un nemico, di un elemento disturbante capace di rappresentare il pubblico inconsapevole. Al punto che la sensazione è che sia proprio il pubblico lontano da questo mondo il “villain” della stagione. Alcuni elementi del racconto risultano poco convincenti rispetto al passato. Come la storylines legate ad Adam che finora era stato tra i personaggi migliori per il percorso intrapreso nell’arco delle tre stagioni ma che in questa quarta è defilato dal resto del racconto. Non convincono le scelte fatte per Jeane, Maeve. Così come il personaggio di O e la rivalità con Otis.
Sex Education saluta i fan consolandoli con un panno caldo rassicurante, dimenticando nella seconda parte quelle che erano state le sue componenti più convincenti nel passato. L’avvio aveva fatto ben sperare, poi è prevalsa la voglia di dare una lezione piuttosto che offrire un racconto capace anche di intrattenere. Uno dei punti di forza di Sex Education era stato quello di non mostrare adolescenti alle prese con situazioni da adulti. In questa ultima stagione anche questo aspetto viene a mancare.
Sex Education
La quarta e ultima stagione, dopo un avvio che sembra riportare la serie alle sue origini, si avvita nella voglia di dare lezioni imponendosi piuttosto che raccontando, la componente più leggera finisce per sembrare quasi un fastidio rispetto all’obiettivo della serie
Voto:
6/10