”Tutte le famiglie felici sono uguali, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo” scriveva Tolstoj nel 1877, nell’incipit di Anna Karenina. Mai frase fu più azzeccata per il romanzo, e a distanza di oltre un secolo, per la serie di cui vi parliamo oggi. Sono irriverenti, sopra le righe, sfacciati, politicamente scorretti: i Gallagher – protagonisti di Shameless (US)- sono la famiglia disfunzionale per eccellenza del piccolo schermo.
Prodotta dal 2011 al 2021 e trasmessa negli States su Showtime – spesso sinonimo di qualità, non ai livelli di HBO certo, ma non siamo troppo distanti – la versione statunitense sviluppata dal regista, produttore e sceneggiatore John Wells, si basa sull’omonima serie britannica del 2004 (decisamente meno riuscita) ideata da Paul Abbott. Dopo la prima visione sulle reti Mediaset Premium ormai scomparse, il passaggio in chiaro, l’approdo su Prime Video, adesso la serie arriva su Netflix e sappiamo tutti cosa vuol dire in termini di visibilità.
Shameless, perchè scoprire la serie su Netflix
11 stagioni, 134 episodi (della durata di 50/60 minuti ciascuno disponibili su Netflix): entrare in casa Gallagher significa intraprendere un vero e proprio viaggio – emotivo e virtuale – in una delle famiglie più controverse dell’attuale cultura pop, una famiglia dalla quale alla fine, risulterà quasi impossibile separarsi. Frank (l’inarrivabile William C. Macy) è il “capofamiglia”, con un virgolettato obbligatorio: alcolizzato, tossicodipendente, imbroglione e truffaldino, ha tutte le carte in regola per non esser un buon padre e infatti non lo è.
A casa sua (che poi proprio sua scopriremo non essere), vivono i sei figli: la colonna portante della famiglia, Fiona (Emmy Rossum), il secondogenito Lip (Jeremy Allen White, attore oggi alla ribalta grazie al ruolo dello chef Carmy nella pluripremiata The Bear), il fragile Ian (Cameron Monagham), che scopriremo soffrire di disturbi psicologici come sua madre, che li abbandonati anni prima, la tenace (e insopportabile) Debbie (Emma Kenney), l’indomito Carl (Ethan Cutkosky) e il piccolo Liam (Christian Isaiah), l’unico a non essere (per sua fortuna) figlio di Frank.
Nel corso delle prime stagioni, la figura di spicco della serie, è senza dubbio Fiona, un personaggio femminile determinato e tenace, pronta a tutto pur di prendersi cura dei suo fratelli, anche a costo di sbattere Frank fuori di casa un giorno sì e l’altro pure. Mano a mano che gli episodi avanzano, però, ogni Gallagher riesce a prendersi il suo spazio, ritagliandosi la sua personale storia di crescita a e formazione, combattendo sempre e ostinatamente contro povertà, sfortuna e vizi duri a morire. Il loro stigma è chiaro dalla prima puntata e li accompagna (e ci accompagna) per undici anni: essere un Gallagher porta con sé pregi e difetti, ognuno dei quali impossibile da cancellare.
Ci provano, tentano di cambiare, a volte per un breve periodo ci riescono anche, ma l’ereditarietà familiare è più forte della loro forza di volontà, dei loro sogni, e alla fine, si ritorna sempre al punto di partenza. Il ruolo chiave di Fiona verrà a un certo punto della storia passato nelle mani di Lip, il “maschio di casa”, imperfetto e difettoso all’origine come solo un vero Gallagher può essere. La sua storia, che avanza sempre di pari passo a quella di Ian (i due sono inseparabili), è forse la più commovente della serie, che pur facendo leva su ironia e humor nero, su risate leggere e amare, non mancherà di farvi commuovere in più di un’occasione.
Shameless è una storia corale armoniosa e scritta con maestria, mai noiosa e sempre molto attuale: la periferia in cui è ambientata – il South Side di Chicago – è senza dubbio un altro dei protagonisti dello show. Un quartiere povero, dimenticato da tutti fin quando non diventa utile ai fini della gentrificazione, dove la micro criminalità la fa da padrona e i rapporti di buon vicinato esistono solo per dividersi le piazze dello spaccio. Un non luogo dove imparare sin dalla tenera età a vivere e sopravvivere, per non lasciarci la pelle. Dipendenze da alcol e droga, omosessualità, disturbi mentali, sesso, disparità economiche: in Shameless c’è un po’ di tutto questo, spesso raccontato nella maniera più politicamente scorretta che possiate immaginare, esplicita, quasi volgare in certi episodi, ma a oggi rimane una delle serie tv più inclusive, emozionanti, divertenti e indimenticabili di tutti i tempi. Personalmente, una delle mie serie del cuore.
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