Stranger Things 4 la recensione dei primi sette episodi su Netflix da venerdì 27 maggio, voto e commento
Stranger Things 4 è all’insegna del “più”: episodi più lunghi, più horror ma non ci infiamma. Nella recensione ai primi 7 episodi di Stranger Things proviamo a elencarvi pregi e difetti di una serie tv importante per Netflix. I fratelli Duffer tornano a raccontare non solo Hawkins e il suo “sottosopra” ma la vita e le difficoltà di un gruppo di adolescenti.
Come ci avevano anticipato Natalia Dyer e Charlie Heaton in conferenza stampa (qui tutte le loro dichiarazioni) la stagione fa un po’ più paura delle precedenti. Oggi venerdì 27 maggio arrivano i primi 7 episodi della stagione 4, per gli ultimi due (che si preannunciano ancora più lunghi) bisognerà aspettare luglio (qui la scheda della serie).
Stranger Things 4 La recensione: le misure contano ed è importante saperle usare
La quarta stagione di Stranger Things è una serie esagerata. L’esaltazione di chi è consapevole di avere tra le mani un prodotto che è stato capace di stuzzicare le passioni più profonde del pubblico e di riuscire a parlare a una vasta platea, prendendo i quarantenni, sempre nostalgici del mood anni ’80 e dei film con cui sono cresciuti, e i più giovani che possono ritrovarsi nella voglia di avventura dei protagonisti.
Una serie esagerata cui tutto è stato concesso da Netlfix, che ha bisogno di una botta travolgente di ottimismo dopo gli allarmismi tra calo di utenti, licenziamenti e foschi presagi. Per questo è stato concesso un budget ricco alla produzione: più effetti speciali (davvero notevoli), più ambientazioni. Peccato però che questa voglia di esagerare si sia tradotta in puntate lunghissime (e le ultime due che arrivano a luglio dovrebbero essere due film da oltre due ore e mezza), inutilmente lunghe. Le misure diventano una vanto da comunicare più che una necessità narrativa. Il problema non è la durata (e il primo episodio di The Gilded Age lo dimostra) ma quello che vuoi raccontare in questi spazi ampi.
L’addio al gruppo
Stranger Things con la quarta stagione abbandona il suo punto di forza, incarnato dal gruppo di attori, dalle loro interazioni, per spargere nel mondo tanti sottogruppi, affastellando le diverse storie con un montaggio caotico, come se spezzare la tensione servisse ad aumentarla invece che a diminuirla. Sicuramente le varie storie si riuniranno negli ultimi due episodi, confermando quindi come il problema della costruzione narrativa dei Duffer stia nello sviluppo della normalità del racconto e non nella ricerca delle sue conclusioni. Sanno dove vogliono arrivare ma improvvisano per arrivarci.
I ragazzi sono cresciuti, il pubblico è cresciuto, quindi necessariamente i temi sono cambiati, ma diffidate da chi vi dipinge questa come una stagione “horror”. Ci sono i rimandi alla filmografia di quel genere, da Nightmare a case infestate ma è una paura edulcorata, accompagnata, mai improvvisa al punto da spaventare. L’intrattenimento che Stranger Things funziona, come sempre, sa a chi si rivolge, sa come conquistare lodi della critica e del pubblico. Ma proprio per questo “puzza” un po’ di plastica e soprattutto non serviva allungare, diluire e spezzettare così tanto il racconto. Voto 6.5 Riccardo Cristilli
Stranger Things 4 La recensione: finalmente son tornati
Il gruppo si è separato: dopo una lunghissima attesa durata il tempo – dilatatissimo – di una pandemia, i ragazzi di Stranger Things sono tornati, carichi di quel bagaglio enorme di cui fanno parte, ovvero una delle serie di culto che rimarrà a lungo nella storia della seriali televisiva. Due territori di esplorazione per questo nuovo capitolo diviso (ancora non capiamo bene perché, motivi di marketing a parte) in due volumi: da un lato la California, con Eleven e Will e la loro famiglia allargata, dall’altro Hawkins con tutti gli altri, Mike, Dustin & co.
La California non funziona minimamente, purtroppo, per via di un Will quasi privo di una storia da raccontare e di un’identità ben precisa, e di una Eleven che sembra la goffa caricatura di sé stessa nei panni della liceale vittima di bullismo. A Hawkins le cose vanno indubbiamente meglio: la coppia Mike-Dustin funziona sempre, la “nuova” vita di Lucas ha in serbo parecchie novità e Max ha una sua storyline talmente interessante da renderla quasi protagonista assoluta di questo primo volume.
Ci aspettavamo di più
Fatte queste premesse, veniamo al dunque: il peso che Stranger Things si porta sulle spalle è enorme, questo è fuori discussione. Le difficoltà nel portare in scena un cast così cresciuto in questi anni, sono innegabili, ma ci aspettavamo veramente molto di più. Non mancano gli sketch comici, né i riferimenti agli anni Ottanta, ma alcuni avvenimenti richiedono una sospensione dell’incredulità tale da risultare fin troppo inverosimili. Alcune scelte nella sceneggiatura sembrano spesso campate per aria, troppo sbrigative in alcuni casi, troppo scontate in altri.
Evitiamo a più non posso lo spoiler perché togliervi anche il gusto di scoprire i colpi di scena sarebbe crudele. È una stagione indubbiamente più adulta e più horror, più dark, con dinamiche relazionali nuove e ricche di potenzialità, ma per i motivi sopra elencati, è anche la stagione meno convincete delle altre. Per non parlare della durata degli episodi: oltre un’ora ciascuno, con evidenti momenti riempitivi che non giovano per nulla alla storia e alla serie. Voto 6.5 – Giorgia Di Stefano
É da vedere se…
…l’avete vista finora, ma anche se vi sono piaciute Yellowjackets e It’s Okay not to be Okay. Inoltre su Tv Tips trovate una playlist con le serie tv da guardare una volta finita Stranger Things. Per il resto vi consigliamo di scaricare l’app gratuita di TV Tips e di usare la funzione “Match” con la quale potete scoprire la prossima serie da guardare, con consigli legati ai vostri interessi.