Leggendo la trama di Supacell la sensazione di deja-vu è inevitabile. Le storie di persone comuni che scoprono di avere dei superpoteri non sono una novità. E proprio dal Regno Unito qualche anno fa è arrivato un gioiellino chiamato Misfits che quando ancora la serialità non era mainstream e ci si scambiava informazioni tra forum e Facebook, era diventato molto popolare nel sottobosco dell’illegalità seriale.
Supacell non è Misfits ma l’ha visto
Misfits aveva al centro le storie di un gruppo di adolescenti ai margini, magari un po’ violenti e irriverenti, magari soltanto sfortunati, che finivano ai servizi sociali e durante una notte buia e tempestosa ricevevano assurdi poteri. L’intento era provocatorio e sarcastico come solo gli inglesi sanno fare. Supacell ha una base più adulta e sostanziosa, è meno irriverente e più seriosa, ma ha in comune la voglia di raccontare le persone ai margini, quelle meno considerate dal racconto mainstream.
Siamo lontani dalla Londra di Piccadilly Circus, Supacell ci racconta la periferia, le comunità black ma senza mai cadere nel degrado eccessivo, nello stereotipo, portando semplicemente alla luce un’altra faccia di una città multietnica. Il cantante e produttore Rapman realizza una serie tv su un gruppo di eroi per caso convenzionale nella struttura, meno nel contenuto. Tutti operano spinti dalla necessità e dall’interesse personale. C’è chi vuole salvare la fidanzata, chi cerca di sbarcare il lunario, chi usa i suoi poteri per consegnare la droga. In tutti c’è la profonda necessità di riscattarsi, di cercare una strada per uscire dal limbo in cui la società vuole infilarli.
La realtà fa breccia nel mondo degli eroi di Supacell. I cattivi non lo sono per vocazione ma per necessità. Il vero nemico è nascosto e a lungo non lo vediamo ma SPOILER Alert ma prevedibile sono dei bianchi, decisi a sfruttare i neri, come sempre succede da anni. Pur nel suo mondo “speciale” Supacell cerca una spiegazione razionale ai poteri collegandoli all’anemia falciforme una malformazione genetica dell’emoglobina, che è più diffusa nella popolazione nera.
Così come Heroes e tutta la generalista americana
La serie, come già anticipato, ha però una struttura convenzionale. Rapman alla sua prima esperienza seriale, non ha cercato di innovare ma ha costruito una storia basandosi su quello che conosce e che il pubblico ha già dimostrato di apprezzare. Supacell è una serie tv che al di là dei suoi personaggi e dei dialoghi, il pubblico più esperto del mondo seriale può ampiamente prevedere. La sorpresa finale basta prestare attenzione per anticiparla, giusto per fare un esempio. Le sei puntate sono sviluppate intorno ai protagonisti, alle loro vite e a come i poteri si inseriscono nelle loro vite, c’è la scoperta, la conoscenza dei poteri fino alla tragedia che dà il via all’azione.
Se fossimo in Heroes (un’altra serie tv che Rapman ha decisamente visto) o in qualsiasi altra produzione della tv generalista americana (di cui Supacell è degna erede) la fine della sesta puntata sarebbe un perfetto finale autunnale. Le vecchie e care sei puntate d’autunno da settembre al Ringraziamento con una pausa fino a dopo il SuperBowl. Più che una prima stagione è in realtà una sorta di prologo in cui succede molto ci vengono date diverse spiegazioni, ma lo sviluppo della vera storia è rimandato alle prossime puntate.
La confezione è convenzionale per non sorprendere lo spettatore generalista che ormai si è trasferito su Netflix. Certo gli americani magari faranno fatica a comprendere l’inglese molto gergale e stretto parlato dai protagonisti (che ovviamente col doppiaggio scompare) ma al di là di questo aspetto, tutto rimanda a un mondo che già conoscono e che amano. Basta saper cogliere alcuni dettagli per evitare di lasciarsi sorprendere da quello che succederà.
Ottimo intrattenimento con Supacell
Questo però non vuol dire che Supacell non sia una buona serie tv. Anzi, l’esatto opposto. Soprattutto perché racconta una realtà che raramente si vede collegata al mondo degli eroi. Lascia il tempo ai personaggi di stupirsi dei propri poteri, di capire anche come poterli usare a proprio vantaggio senza accettare passivamente di diventare un eroe. Se ciascuno di noi avesse un potere raramente come prima cosa andrebbe a cercare altri come lui per formare gli Avengers. Come prima cosa cercherebbe di sfruttarli, si impaurirebbe, si stupirebbe.
Nel suo piccolo Supacell, che in 4 giorni ha fatto 6 milioni di views nel mondo ed è da giorni in testa in Italia, prova a cambiare una prospettiva convenzionale sul mondo dei superpoteri. Menzione meritano anche gli attori e le attrici, davvero un sorprendente buon livello senza mai scadere nell’eccesso ma dando a tutti le giuste sfumature.
Supacell
Supacell ha una serie tv dalla confezione convenzionale ma con un contenuto gustoso e piacevole. Il popolo prende i superpoteri e cerca di capire come usarli e come sfruttarli ma alla fine il bene comune prevale così come la necessità di diventare eroi per caso.
Voto:
7/10