Il 16 agosto è il giorno dell’arrivo in Italia della seconda stagione di The Bear su Disney+, la serie cult di FX on Hulu creata da Christopher Storer e Joanna Calo che arriva a 2 mesi di distanza dal rilascio americano. La prima stagione è stata un cult “silente”, iniziato sotto traccia e poi esploso anche grazie al passaparola tra le due sponde dell’Atlantico e nel resto del mondo.
The Bear ci porta nel mondo della cucina, all’interno di una panineria di una famiglia di origini italiane a Chicago. Dopo la morte del fratello, Carmy, magnificamente interpretato da Jeremy Allen White, dopo aver girato il mondo per coltivare la propria passione culinaria, torna per affrontare il suicidio di Mickey e la gestione di un locale disastrato. Porterà la sua cultura culinaria all’interno di un mondo che sembra all’esatto opposto. In questa seconda stagione insieme al “cugino” Richie (Ebon Moss-Bachrach), alla sorella Sugar (Abby Elliott) e alla sous chef Sydney (la lanciatissima Ayo Edebiri) proverà a trasformare una scalcinata brigata di improvvisati in un ristorante di alta cucina.
The Bear 2 la recensione
Oltre Carmy
Christopher Storer conosce bene il mondo della cucina. Sua sorella è una chef professionista e consulente per la serie, inoltre è molto amico del proprietario del Mr. Beef che ha ispirato il locale della serie. Ma sa anche come funziona il mondo della serialità di oggi ed era consapevole che dopo il successo di nicchia della prima stagione, in questa secondo capitolo tutti gli occhi erano puntati su di lui. Era la prova del nove e l’ha superata in modo brillante.
The Bear cambia come cambia il The Beef. La serie si muove ancora di più nel mondo con incursioni a Copenaghen nel magnifico episodio dedicato a Marcus, ci porta a esplorare le dinamiche dell’allargata famiglia Berzatto nel sesto episodio da 60 minuti ricco di guest star da Jamie Lee Curtis straordinaria nel ruolo della mamma a Sarah Paulson. Ci porta oltre i fornelli per comprendere l’importanza dell’accoglienza e del servizio, nel potente episodio dedicato a Richie (con guest star Olivia Colman). La serie si allarga per andare oltre Carmy, mostrando le vite degli altri, come le ha cambiate con il suo arrivo, ma al tempo stesso per continuare a raccontare la sua di vita, la sua passione, le sue difficoltà nel far conciliare mente e corpo.
The Bear non è una serie tv sulla cucina. Sarebbe banale ridurla in questa categoria. Allo stesso modo non è una commedia e fino a che le varie giurie non si renderanno conto della necessità di aprire una categoria dramedy, resterà sempre assurdo vedere serie come The Bear o Ted Lasso definite “comedy” finendo per sottovalutare chi realmente è una commedia. The Bear è una serie tv sulla sofferenza della vita, dell’esistenza umana. Una potente serie che non perde mai ritmo nelle sue dieci puntate e in questa seconda stagione mostra la capacità umana di resistere e la voglia costante di cambiare e migliorarsi. I protagonisti erano arresi all’esistere e con una scossa elettrica sono tornati a vivere. La gioia del sogno. Voto 9 Riccardo Cristilli
Ogni secondo conta
“Every second counts”: sentirete spesso questa frase nel corso della seconda, splendida stagione di The Bear. Ogni secondo, ogni inquadratura, ogni parola della sceneggiatura, in questo capitolo hanno un unico scopo: incastrare uno a uno i tasselli di una storia meravigliosa nella sua semplicità, armoniosa nella sua coralità, perfettamente riuscita sotto ogni aspetto, pronta a regalare allo spettatore moltissime emozioni.
Il magnetismo innato di Jeremy Allen White, nel ruolo di Carmy, trova in questi nuovi episodi la sua massima espressione in una performance se possibile superiore a quella che lo scorso anno gli era valsa un Golden Globe come miglior attore. Il suo Carmy non si sente mai abbastanza, è sicuro di fallire, teme di disattendere sempre – volente o nolente – le aspettative di chi lo ama, perché dentro di sé, sa di essere rotto, da troppo tempo. Ogni sguardo, ogni movimento, ogni sfumatura che White riesce a regalare al suo Carmy, è arte innata allo stato puro, e ha contribuito in maniera notevole a creare un personaggio che ricorderemo per molto, molto tempo ancora (sono pronta a scommetterci).
Grazie al racconto introspettivo su ognuno dei membri della brigata del ristorante, la stagione approfondisce l’arco narrativo di tutte le figure più significative all’interno della storia: da Sydney a Richie, da Tina a Marcus, da Natalie, a Fak, tutti protagonisti tanto quanto Carmy di una stagione memorabile, senza dubbio tra le migliori viste quest’anno.
Se l’episodio 4, diretto da Ramy Youssef (Ramy, Mo) sorprende per la sua eleganza e la sua commovente parentesi su una storia di volontà d’animo e resilienza, le puntate 7 e 8 sono momenti chiave per la crescita emotiva e strutturale di Richie (Ebon Moss Bachrach), altro personaggio cardine della serie, qui alla sua massima interpretazione e in cerca di una rivalsa che suderà fino alla fine. Rimane una certezza e un character di enorme spessore, quello di Sydney, interpretata da Ayo Edebiri, che brilla soprattutto negli episodi finali della stagione e che è indubbiamente il valore aggiunto della serie.
E poi c’è l’episodio 6, “Fishes”, di cui avrete sentito parlare molto in questi giorni, che meriterebbe (per lode) un capitolo a parte.
66 minuti di pura perfezione, un flashback di 5 anni indietro, la sera di Natale a casa Bezzato, famiglia disfunzionale e problematica, in cui i figli fanno da genitori a una madre alcolizzata e mentalmente instabile, in cui le fragilità, le paure e i fantasmi di tutti, finalmente escono allo scoperto. “Fishes” è un film, fatto e finito, in ogni dettaglio, in ogni inquadratura, sia essa sul cibo – cucinato in maniera disordinata e sincopata – o sul volto dei personaggi che siedono intorno al tavolo. Un viaggio emozionale nei meandri degli sguardi, delle parole, delle risate e delle urla di ogni membro della famiglia, con attori del calibro di Jamie Lee Curtis (immensa anche nell’episodio finale), Bob Odenkirk e Jon Bernthal, nei panni di Michael, su cui scopriremo molto di più.
È durante “Fishes” che ogni nodo viene al pettine e la serie apre davvero il suo cuore allo spettatore: con questo episodio ogni tassello si incastra e dà vita a una storia familiare e affettiva dolorosa e inevitabile che ritroviamo nel presente di Carmy e Natalie, di Richie e Fak, e a cascata su tutta la brigata.
Ultima, non ultima, la colonna sonora, sempre perfettamente calibrata con il contesto e il tenore della storia, sempre calante ed emozionante tanto quanto i dialoghi e la sceneggiatura da manuale. Che serie. Voto 9 Giorgia Di Stefano
The Bear
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Giorgia Di Stefano - 9/10
9/10
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Riccardo Cristilli - 9/10
9/10
The Bear
The Bear è ormai nell’Olimpo della serialità contemporanea, di quelle che riesce a parlare alla mente dello spettatore, raccontando in modo vero e sincero le difficoltà della vita, la gioia e la sofferenza di inseguire un sogno.
Voto:
9/10