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The Boys 4, la recensione: preparatevi alla stagione più cupa e politica mai fatta dai ragazzacci di Prime Video

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Finalmente è tornato The Boys a due anni di distanza dalla precedente terza stagione e con episodi pronti ormai da un anno e ritardati per colpa degli scioperi di attori e autori che hanno fatto slittare tutta la programmazione immaginata da Prime Video. Un’attesa che è stata compensata dall’ottimo spinoff Gen V che ha dimostrato come si debbano fare spinoff collegati in modo intelligente alla serie madre. Peccato che questa quarta stagione ha sfruttato solo in parte e in modo quasi improvviso quanto introdotto con Gen V senza valorizzare a pieno quei personaggi e quel mondo.

The Boys si conferma una tra le migliori produzioni di Prime Video, capace di bilanciare in modo brillante sia l’animo più autoriale che quello più commerciale. Eric Kripke arriva dalla lunga serialità generalista e si vede per la sua capacità di gestire le varie sotto-trame (allargate anche allo spinoff), i vari personaggi e le storie raccontate anche in precedenza. Tutto si regge nel mega piano ma lo dovrete scoprire guardando le puntate perché praticamente non si può raccontare nulla senza incappare in Spoiler.

La quarta stagione di The Boys è spaventosamente attuale, pur essendo completata da un anno e quindi scritta ancora prima. La satira della società contemporanea americana sia da un punto di vista politico che social culturale è sempre stata presente ma in questa stagione diventa centrale. L’ascesa di Victoria Neuman alla carica di vice presidente, la battaglia del Presidente eletto contro i Sup(eroi ma potrebbero essere anche suprematisti), la sfida in vista del 6 gennaio e del giuramento, ha tutto un sapore fortemente realistico. Verrebbe quasi da chiedersi chi è la Sage di Trump, visto il ruolo che questa super-intelligente eroina ricopre per Homelander/Patriota.

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The Boys 4

L’aspetto più inquietante è tutta la costruzione di una cultura repressiva, oscurantista, che opera attraverso la manipolazione dei media e la disinformazione, incarnata dalla nuova eroina populista Firecracker. Un riflesso di una società che fa paura e in cui la verità praticamente non esiste. Il tono satirico che accompagna tutto il racconto è affiancato da una profonda anima scura, dark, di questa quarta stagione. Il tormento di eroi e supereroi è palpabile e difficile da gestire, tutto sembra andare verso una direzione sbagliata e il senso di impotenza prevale. I protagonisti sono tutti talmente presi da sofferenze personali che quell’anima un po’ cameratesca, scherzosa, gigionesca delle prime stagioni qui si ritrova solo in parte. Sintomo di una maturazione della serie.

Intanto Eric Kripke ha appena annunciato che la prossima quinta stagione sarà anche l’ultima per The Boys, rispettando quelli che erano i suoi piani originali. Una scelta apprezzabile perché la sensazione è che questa quarta stagione sia di passaggio verso un finale dirompente e distruttivo (non è uno spoiler abbiamo visto solo sei puntate su otto) e una quinta stagione risolutiva con in mezzo un Gen V pronto a portare alla conclusione e potenzialmente a raccoglierne l’eredità futura.

The Boys 4

La satira del contemporaneo si fa sempre più politica e presente al centro del racconto. La serie diventa più cupa, i tormenti dei protagonisti prendono il sopravvento mentre tutto intorno crolla. Come nella realtà

Voto:

8/10
8/10
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