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The Decameron su Netflix, una serie tv più (inutilmente) seria di quello che era prevedibile

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Capita spesso che i trailer, le anticipazioni che circolano relative a un film o a una serie tv creino nella mente di un futuro spettatore determinate aspettative, poi tradite durante la visione del prodotto. Esattamente questo mi è capitato con The Decameron. Leggendo la trama, guardando il trailer, osservando tutto il progetto e l’iniziativa mi ero fatto l’idea di un prodotto fortemente satirico, scorretto, ironico, volgare ma nel senso di un omaggio al periodo e alle novelle di riferimento.

Invece The Decameron è una serie tv più seria del previsto, con puntate mastodontiche della durata talvolta anche di un’ora, che racconta la stessa storia degli stessi personaggi ripetuta puntata dopo puntata e che ha i suoi momenti migliori proprio in quella chiave ironica che ne doveva essere l’anima. La ricerca di una satira non estemporanea ma costruita intorno a una storia è positiva ma il difetto è l’assenza di una vera storia solida. Il dubbio che nasceva prima della visione sul fatto che sarebbe potuta essere un’operazione geniale o un flop clamoroso, si disperde dopo aver fatto partire gli episodi: non è nell’una nell’altra perché è una serie che non osa e non provoca, è normale. E la sua normalità finisce per esserne un fardello. Trailer e premesse allontanano chi è in cerca di una serie storica, la visione allontana chi cerca un prodotto comico/satirico, quindi a chi si rivolge The Decameron?

The Decameron la Firenze del 1300

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Creata da Kathleen Jordan The Decameron su Netflix è solo vagamente ispirata al Decamerone di Boccaccio, ne riprende l’idea di un gruppo di persone rinchiuse in una villa per sfuggire alla peste, ma non ne ha la carica dissacrante e provocatoria delle sue novelle. Girata in Italia tra lo studio 5 di Cinecittà e il castello Ruspoli a Vignanello in provincia di Viterbo, la miniserie ci conduce nella Firenze del’300 distrutta dalla peste. Una malattia che non guarda in faccia nessuna, poveri e ricchi, tutti vengono colpiti. Un gruppo di nobili viene invitato da Leonardo ad aspettare il passaggio della pestilenza nel suo castello.

Sembra quasi superfluo sottolineare come il castello del ‘300 potrebbe essere una qualsiasi casa in periodo pandemico da Covid e che la volontà sia proprio quella, con tutte le differenze del caso, di usare la peste del ‘300 per raccontare la società del Covid. Un periodo da cui dovevamo uscire migliori ma da cui siamo usciti peggiorati, ancor più divisi, isolati e privi di una qualsiasi forma di tolleranza e rispetto verso l’altro. Il desiderio di sopravvivere esclude ogni forma di umanità. E questa situazione esasperata è quella che si ritrova in The Decameron.

Dov’è la provocazione?

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Ma dove sono i festini promessi? Dov’è la satira corrosiva? La provocazione, l’assurdità, l’esagerazione promessa? Indubbiamente The Decameron è percorsa da un sostanziale tono satirico, non è possibile prendere sul serio alcun personaggio, tutti sono costruiti fin dalla scelta degli attori e dal trucco per risultare surreali. Ma questo tono generale si scontra con delle situazioni da soap. Se è vero che questo aspetto era stato anticipato dalla trama, era difficile immaginare che si scegliesse di fare davvero una soap, tra amanti, amori, relazioni, tradimenti.

The Decameron
Cr. Courtesy of Netflix © 2024

Soprattutto, dove sono i personaggi? Mancano almeno 2/3 personaggi capaci di dare vivacità a tutto il racconto, perché una volta stabilite le tipologie di quelli presentati, con il passare delle puntate il senso di ripetizione è inevitabile. La serie indugia su quei pochi personaggi che ha a disposizione continuando a girare intorno alle loro dinamiche. Ripetendo situazioni e scene che potrebbero durare molto meno e che vengono portate fin all’estremo. La sensazione è di trovarsi davanti all’adattamento del Decameron scritto dallo studente di un corso di sceneggiatura, soddisfatto delle scene create e che si diverte con quello che ha scritto e per quello ci indugia senza riuscire ad andare oltre, introducendo qua e là qualcosa preso dai libri di storia e/o di letteratura di quegli anni.

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Anche i personaggi riusciti meglio come il malato immaginario Tindaro, che incarna quei nobili eruditi e fuori dal mondo, o Misia, la serva devota, perdono la loro carica satirica diluiti nelle lungaggini del racconto. Punto di forza della serie sono l’ambientazione, la campagna italiana, la scenografia, i costumi, tutta manifattura italiana.

Il cast di The Decameron

Tony Hale e Zosia Mamet offrono un’interpretazione che rimanda a ruoli che già hanno interpretato in passato, senza parecchi sforzi ma godendo un viaggio di lavoro che li ha portati in Italia.

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  • Zosia Mamet è Pampinea
  • Saoirse-Monica Jackson è Misia
  • Tanya Reynolds è Licisca
  • Amar Chadha-Patel è Dioneo
  • Leila Farzad è Stratilia
  • Lou Gala è Neifile
  • Karan Gill è Panfilo
  • Tony Hale è Sirisco
  • Douggie McMeekin è Tindaro
  • Jessica Plummer è Filomena

The Decameron

The Decameron

The Decameron è una serie che non ha la forza satirica per provocare, per stupire e si avvita su una storia che cerca di essere seria ma di cui non si sentiva profondamente il bisogno, incapace di trovare un equilibrio tra satira e serietà e allontanando ogni possibile spettatore.

Voto:

5/10
5/10
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