Recensione The Gilded Age la nuova serie tv di Julian Fellowes di Downton Abbey dal 21 marzo su Sky e NOW in streaming
Recensione The Gilded Age – Arriva su Sky e NOW la prima stagione di The Gilded Age da oggi lunedì 21 marzo con il primo episodio da 80 minuti proprio mentre negli Stati Uniti su HBO termina la prima stagione da 9 episodi complessivi. La serie, già rinnovata per una seconda stagione, proseguirà poi con rilascio settimanale.
The Gilded Age è il progetto, in lavorazione da oltre 10 anni, di Julian Fellowes papà di Downton Abbey, che ci porta nella New York del 1882. Un’epoca di profonde trasformazioni in cui la ricca aristocrazia americana doveva iniziare a fare i conti con i nuovi ricchi, gli imprenditori che hanno fatto la loro fortuna lavorando per la città e il paese, costruendo infrastrutture e palazzi. Nel cast Carrie Coon, Christine Baranski, Cynthia Nixon, Morgan Spector, Taissa Farmiga, Louisa Jacobson Gummer (terza figlia di Meryl Streep) e altri ancora (qui i dettagli nella nostra scheda).
The Gilded Age, la collisione tra il nuovo e il vecchio produce una nuova soap di elevato livello
Nella settimana in cui Bridgerton prenderà le attenzioni di tutti, su Sky e NOW arriva la delicatezza di The Gilded Age, una serie uguale per certi aspetti a Downton Abbey, per metodo di scrittura e di racconto degli eventi e per coinvolgimento. Diversissima, invece, in termini di tematiche, di storia raccontata. La tematica predominate in The Gilded Age è lo scontro generazionale tra la borghesia nuova, quella che sta facendo i soldi grazie allo sviluppo americano, rispetto a quella classica importata dal Regno Unito. Qui non si parla di terreni e di animali, ma la posta in gioco è molto più alta.
Si parla di ferrovie, di infrastrutture e ci sono i primi embrioni di alta finanza e le difficoltà della nuova borghesia nell’essere accettata da quella vecchia. Il tutto in una confezione forse un po’ troppo plastica nell’ambientazione: ma la New York di oggi è completamente diversa rispetto al passato, l’America di oggi è diversa, e va per forza ricostruita in studio. Non esiste come in Europa un posto reale da utilizzare in cui il tempo si è fermato.
The Gilded Age mescola: la precisione storica di Fellowes e la sua capacità di incollare lo spettatore allo schermo con le dinamiche tra i protagonista anche per più di un ora, con la qualità HBO, un connubio perfetto per creare un nuovo gioiello seriale, pur restando nel genere della soap. Voto 9.5 – Davide Allegra
The Gilded Age il raffinato racconto del sogno americano
The Gilded Age è il balsamo per gli occhi e le orecchie travolti dall’eccesso di rumore di fondo seriale di questi mesi invasi di serialità dimenticabile. Una primetime soap di lusso che magari perde in parte quel gusto sarcastico inglese alla Downton Abbey per guadagnare in morbidezza e sentimentalismi all’americana. Finisce così per perdersi in un eccesso di racconti, storie, personaggi, tematiche che a tratti rendono tutto un po’ caotico. Basta solo ritrovare il volto di Carrie Coon o la risata di Christine Baranski, lo sguardo sorpreso e amorevole di Cynthia Nixon per riprendere la retta via.
Una società gestita dall’apparenza e dall’appartenenza, dominata dalle donne tra balli da organizzare e inviti da inviare, con un’unica paura: essere esclusi. Fin da quando l’uomo ha iniziato a ragionare ha vissuto costantemente cercando di appartenere al gruppo vincente, è la spinta emotiva dell’esistere ed è quasi inevitabile. In The Gilded Age Julian Fellowes espande il concetto di “alto e basso” di Downton Abbey tra le elite e i nuovi ricchi che con il lavoro (che orrore), ha conquistato la città. Un gruppo di attori di alto livello per gestire i dialoghi in punta di fioretto preparati da Julian Fellowes e dalla sua squadra, non disdegnando intrighi, amori, rivalità. Forse in futuro sarebbe più interessante approfondire il tema degli afroamericani ricchi di Brooklyn, del razzismo nella New York di fine ‘800, dell’emancipazione delle donne e delle classi inferiori. Ma al contempo altre parti andrebbero asciugate così come lo spazio di qualche personaggio. C’è tempo per crescere. Voto 8 Riccardo Cristilli
Delicata, raffinata, scorrevole anche per chi non ama i period drama
Premetto che non sono un’appassionata di period drama, né una fan di Downton Abbey, pur ritenendola una serie tv di altissimo livello. Nonostante queste (doverose) premesse, ho trovato piacevolissima The Gilded Age, un vero gioiellino che va ad arricchire l’ottimo catalogo di Sky e NOW. Una serie delicata, raffinata e molto scorrevole, capace di affrontare senza eccedere nel giudizio o nella critica, tematiche molto importanti come le questioni razziali e l’integrazione delle donne nelle società “d’altri tempi”. Proprio per questo motivo, il personaggio più magnetico e interessante, è per me Peggy Scott, interpretata dalla bravissima Denée Benton, indubbiamente una delle protagoniste più sfaccettate della serie. La sua storia è indubbiamente la più interessante e il contesto in cui si muove è ricco di spunti di riflessione. La serie brilla per scenografie e costumi, per l’ottima ricostruzione storica e per la sceneggiatura ben orchestrata e scritta magnificamente. Voto 8 Giorgia Di Stefano (founder di TV Tips, la prima App che ti consiglia la serie tv giusta per te: scaricala, è gratis!)
É da vedere se…
The Gilded Age è unaserie da vedere se hai amato Downton Abbey, Bridgerton, Belgravia, giusto per citare alcuni period drama più recenti ma anche Succession giusto per citare un capolavoro contemporaneo nell’analisi delle vite dei ricchi. Per altri consigli e per trovare il vostro nuovo amore seriale, provate la funzione “Match” sull’App TV Tips: scaricate l’App qui e preparatevi a incontrare la vostra prossima crush!